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CANTONESalassi e clisteri: i ticinesi che rifiutano la chemio

18.02.19 - 09:01
Un malato su cinque ricorre (anche) a cure alternative. E in alcuni casi, molto rari, va a finire male
tipress
Salassi e clisteri: i ticinesi che rifiutano la chemio
Un malato su cinque ricorre (anche) a cure alternative. E in alcuni casi, molto rari, va a finire male

BELLINZONA - Cocktail di vitamine, salassi con sanguisughe, clisteri. C’è persino chi beve il petrolio, o si sottopone a digiuni interminabili. In Ticino i malati di tumore che ricorrono a cure “alternative” sono più di quanti immaginiate.

Processo in corso - Alcuni rifiutano in toto le cure tradizionali: il caso più famoso è quello di Eleonora Bottaro, la 17enne italiana ricoverata (anche) al San Giovanni di Bellinzona e deceduta due anni fa. I genitori sono ora accusati di omicidio colposo: il processo è iniziato in Italia in questi giorni.

«Uno su cinque» - Ma quanto sono diffuse le terapie non-ufficiali per il cancro? L’Istituto Oncologico della Svizzera italiana (Iosi) non ha dati precisi, ma la stima è che «circa un paziente su cinque» non si limiti alle cure riconosciute dall’Eoc. «È piuttosto frequente» ammette il direttore Franco Cavalli. L'elenco dei rimedi alternativi senza effetti dimostrati è lungo (vedi gallery). Ancorché inutili, non tutti sono pericolosi di per sé. «Quando i pazienti mi dicono che intendono sottoporsi a percorsi di questo tipo, rispondo che è una loro scelta» spiega Cavalli. «Basta che non mettano in pericolo la loro salute ulteriormente».

Motivi ideologici? - Alcuni rimedi non ortodossi (benzina e digiuni, ad esempio) sono pericolosi di per sé. Ma il rischio maggiore è sceglierli come unica strada. Qui i casi sono molto più rari: «Un paio all’anno» quelli che rifiutano di operarsi o sottoporsi a chemioterapia «per motivi ideologici» spiega Cavalli. «Nella stragrande maggioranza – precisa – si tratta tuttavia di malati con probabilità di guarigione già scarse».

«Scelte consapevoli» - Più frequenti sono invece «i pazienti anziani che scelgono deliberatamente di non sottoporsi a terapie invasive o peggiorative della qualità di vita» spiega il dottor Marco Varini, presidente dell’Associazione triangolo. «Parliamo però di scelte ponderate e consapevoli». I rifiuti netti da parte di pazienti giovani e curabili, concordano gli specialisti, sono invece estremamente rari. «In quarant’anni di attività ne avrò visti solo due» calcola Varini. Eleonora Bottaro credeva di salvarsi. Il dramma è che avrebbe potuto, ma in un altro modo.

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