Cibo a domicilio: anche sul Ceresio i "driver" fanno lo slalom tra semafori e regolamenti. E hanno già fatto i primi incidenti
LUGANO - Foodora, Uber Eats, Deliveroo. I colossi delle consegne a domicilio continuano a incontrare successi e polemiche all'estero. Ma i “precari a due ruote” sono comparsi anche in Ticino, negli ultimi anni. Pagati 7,5-8 franchi a viaggio, sgusciano nel traffico e tra i paletti della legislazione: i primi incidenti ci sono già stati.
Mercato in crescita - Il settore del “food delivery” è cresciuto fuori dagli schemi, a guardare i dati dell'Usat: una categoria ad hoc nemmeno esiste, ma rientra nel «commercio al dettaglio attraverso internet» – da 32 a 78 aziende in Ticino in cinque anni, dato 2015 – così come nel «catering» – da 30 a 40 aziende. La domanda da parte dei clienti è in continua crescita, secondo chi opera nel ramo.
Verifiche in corso - A mettere ordine è l'Ispettorato del lavoro, che in sordina ha già condotto i primi controlli. Le polemiche finora hanno solo sfiorato il settore (il caso recente del sushi recapitato a Philipp Plein è un esempio). Il Dfe però ha «avviato verifiche sul rispetto della legge contro il lavoro nero e sugli orari di lavoro» spiega il capo della Divisione economia Stefano Rizzi. Le pratiche sono «ancora pendenti» e non è possibile conoscere i risultati. Nella giungla intanto spiccano due operatori principali.
«A pagare è il cliente» - Fasivery è partito a marzo a Lugano, e ha una flotta di 12 fattorini. I contratti sono di collaborazione occasionale: «A volte sono di pochi giorni al mese» spiega il titolare, uno startupper israeliano di 21 anni. «Impieghiamo fattorini di tutte le età, tutti residenti». Quanto sono pagati dall'azienda? «Zero» precisa. «A pagare è il cliente, i soldi vengono dedotti direttamente alla consegna come commissione». Il fisso è di 7,5 franchi a viaggio, più un rimborso di 1,2-1,4 franchi a chilometro.
Sindacato in allerta - Cifre che preoccupano i sindacati. Il settore «è relativamente nuovo» e non si registrano, finora, delle vertenze aperte. «È evidente però che il comparto va monitorato» afferma Giangiorgio Gargantini, responsabile del Terziario per Unia. «Alcuni lavoratori si sono già rivolti a noi, segnalando contratti estremamente precari. L'assenza di una paga fissa è l'elemento più critico». Non a caso Fasivery afferma di ritenere i propri collaboratori «dei veri e propri freelance».
«Niente minimi salariali» - Anche i fattorini di Divoora devono pagare benzina e motorino di tasca propria. Sono 38 distribuiti in quattro distretti, e guadagnano 8 franchi a consegna più un rimborso forfettario di 1,5 franchi. Non certo una paga stratosferica, ma nel settore «non vigono minimi salariali» ricordano i titolari. Anche per questo i fattorini sono «per lo più studenti, disoccupati o persone che vogliono dedicare più tempo alla famiglia».
Una trentina di incidenti - L'azienda precisa però che «con una media di due consegne all'ora la paga oraria è di oltre venti franchi». Dal 2013 (anno di fondazione) i driver contrattualizzati da Divoora «sono stati circa trecento» per un periodo medio di tre mesi e mezzo. E non sono mancati gli incidenti stradali: una trentina finora. «Uno ogni tremila consegne» sottolinea l'azienda. In tre casi i fattorini hanno riportato ferite o infortuni. Per fortuna, però, «erano coperti dall'assicurazione» precisa Divoora.