Quali caratteristiche deve avere un genitore che decide di adottare un bambino? Lo spiega Orietta Lucchini di mani per l'infanzia
LUGANO - Alcuni giorni fa abbiamo pubblicato l’articolo Bimbi adottati sempre più grandi (e problematici), in cui abbiamo evidenziato le difficoltà burocratiche che le famiglie ticinesi devono affrontare qualora decidessero di iniziare un’adozione.
«Di certo oggi - aveva dichiarato Sabina Beffa, capo dell’Ufficio dell’aiuto e della protezione - è più difficile adottare un bambino proveniente da un’altra nazione. La convenzione dell’Aja, attiva ormai dal 2003, ha introdotto paletti rigidi per quanto riguarda la protezione dei minori».
Sull’argomento interviene oggi Orietta Lucchini di Mani per l’infanzia, associazione svizzera attiva nell’adozione internazionale e nell’aiuto umanitario. Orietta Lucchini è un’operatrice del settore ed è anche una madre adottiva. “Una madre adottiva e anche felice” ci tiene a precisare. Ha voluto esprimersi su un argomento delicato attraverso un contributo che ha inviato in redazione che qui pubblichiamo per intero.
La convenzione dell’Aja tutela i minori ed è oggi il principale strumento per garantire i diritti dei bambini e i diritti di chi desidera adottarli; serve a evitare qualsiasi tipo di traffico di minori. Inoltre garantisce che l’adozione sia sussidiaria, ovvero l’ultima strada da percorrere per aiutare un minore rimasto senza famiglia, nell’interesse superiore del bambino.
L’adozione è prima di tutto dare una famiglia ad un bambino e non il contrario (non un bambino ad una coppia in cerca di un figlio). I bambini bisognosi molto spesso non sono più neonati. Ma la formazione, gli incontri con operatori preparati in quest’ambito specifico, lo scambio con altri genitori, sono momenti estremamente importanti per ogni adozione, indipendentemente dall’età del minore. Quest’apertura del genitore adottivo a farsi aiutare lo porta ad acquisire gli strumenti necessari per far fronte via via agli eventi della vita quotidiana da genitore, tenendo presente che la ferita dell’abbandono sarà sempre presente nel figlio adottivo e che durante il suo percorso di crescita dovranno prima o poi emergere in lui le questioni fondamentali legate alla sua storia. Ecco ancora una volta quanto è importante poter acquisire un bagaglio di conoscenze specifiche che ci permettono di dare al bambino le risposte più appropriate.
Quindi, l’autorità cantonale propone un’adeguata formazione, ma è altresì importante che siano poi gli stessi genitori a mettersi in gioco, a chiedere aiuto, a cogliere i possibili momenti di confronto come possibilità evolutive per il benessere dell’intera famiglia …
Le caratteristiche che deve avere un genitore adottivo?
Adottare significa aprire la propria famiglia e il proprio cuore ad un bambino che ha una sua storia che lo caratterizza anche se molto piccolo; il bambino non deve “azzerarsi” e ricominciare la sua storia, la deve continuare con genitori capaci di farsi carico di questo passato, dei traumi subiti, del lutto dell’abbandono subìto. È un atto che richiede spesso molto tempo e pazienza:
i genitori devono essere in grado di non avere rigide aspettative. La relazione è sempre una conquista, frutto di molto lavoro da parte degli adulti che devono essere disposti a essere messi alla prova, a rispettare i tempi di adattamento del bambino, a capire le sue emozioni e a chiedere aiuto in caso di necessità. Spesso è importante confrontarsi per cercare di capire cosa si cela dietro un comportamento difficile.
Cos’è un’adozione riuscita? È la storia di una famiglia dove non ci sono problemi da gestire? O non è forse una storia che si costruisce giorno per giorno affrontando le sfide che ogni genitore dovrebbe essere disposto ad affrontare nel suo percorso??
Un bambino che è stato abbandonato fatica ad affidarsi nuovamente e ha bisogno di genitori capaci di accettare queste sfide, di genitori capaci di trovare strategie sempre nuove per “conquistare” il proprio bambino, affinché, col tempo, possa divenire FIGLIO.