Il nuovo Tarmed, voluto dal Consiglio federale, creerà difficoltà negli ospedali della Svizzera italiana. Lo sfogo di Daniela Soldati, membro del cda della clinica Santa Chiara di Locarno
LOCARNO – Tempi cupi in arrivo per la sanità nella Svizzera italiana. È la previsione della dottoressa Daniela Soldati, membro del consiglio d’amministrazione della clinica Santa Chiara di Locarno. Il nuovo tariffario medico (Tarmed) entrato in vigore a inizio gennaio potrebbe creare non poche difficoltà alle strutture ticinesi, e in generale a quelle di tutta la Confederazione. Alla Santa Chiara, i primi effetti del nuovo Tarmed si sono tradotti in dieci licenziamenti, arrivati prima di Natale. «Siamo stati costretti a ricorrere a questa misura – dice Soldati –. La nostra clinica in ambito ambulatoriale ha una cifra d’affari di circa 8,3 milioni di franchi. Col nuovo Tarmed, nel 2018 ci saremmo ritrovati con mezzo milione di introiti mancati. Non potevamo non reagire».
Anche da altre strutture (ad esempio dall’Ars Medica di Gravesano, dove è stato ridotto l’orario ad alcuni dipendenti) arrivano campanelli d’allarme. Cosa sta succedendo?
Il Consiglio federale ha deciso di risparmiare 470 milioni di franchi. Facendo tagli a casaccio. E ascoltando chi ritiene che i medici guadagnino troppo. È ora di smetterla di pensare che i dottori siano tutti ladri.
Nel concreto, quali sono le misure che vi penalizzano?
Prima di tutto è stata denigrata la formazione degli specialisti. Il Tarmed originale definiva, con una scala da 5 a 12, la “dignità” di ogni medico a seconda degli anni di formazione universitaria e della gravità delle patologie affrontate. Questa scala, che stabiliva il valore economico del lavoro di un medico in sala operatoria, è stata eliminata. Ora tutti valgono 5.
Altro?
Sono state ridotte le prestazioni tecniche legate a certe specialità. Sono state toccate tutte le prestazioni ambulatoriali che richiedono alta tecnologia.
È a questo livello che si è creato il problema di budget per la Santa Chiara?
Esatto. In più si prevede di cambiare la macchina per la risonanza magnetica e di portarla all’interno delle nostre mura. Finora avevamo condiviso un apparecchio con l’Ente Ospedaliero Cantonale presso l’Ospedale di Locarno. Complessivamente il costo dell’investimento è di circa 2,4 milioni. A metà ottobre, con l’annuncio del nuovo Tarmed definitivo, abbiamo scoperto che la remunerazione per le prestazioni radiologiche, rispetto al passato, sarebbe diminuita di una percentuale variabile tra il 20 ed il 60% a seconda del tipo di esame.
Da questa situazione, sono arrivati i licenziamenti.
Sì. Ed è stata una decisione soffertissima. Le macchine, nei reparti di radiologia, di cardiologia, in sala operatoria, eccetera, vanno rinnovate costantemente. Perché quelle moderne emettono meno raggi. E perché con l’usura, al contrario, ne emettono di più. Oppure, perché macchine di oltre otto anni non danno più risultati affidabili. O, ancora, perché nuove tecnologie permettono diagnosi più precoci e più dettagliate.
Quindi la sostituzione di simili apparecchi è prioritaria per la salute del paziente.
Certo. Poi va detto che, per garantire la qualità delle prestazioni, non potevamo licenziare solo personale infermieristico. E così, oltre a quattro addetti alle cure, sono purtroppo rimasti a casa anche sei collaboratori dei servizi annessi. Ci spiace, ma non potevamo fare altro.
Con queste premesse, non si rischia di arrivare a una situazione in cui le apparecchiature non saranno più rimpiazzate?
È proprio quello il pericolo. Le scelte del Consiglio federale potrebbero mettere in ginocchio la medicina ambulatoriale negli ospedali. Medici meno pagati e macchine a rischio usura: una struttura sanitaria potrebbe decidere anche di limitare gli interventi sui pazienti. Ve le immaginate le liste d’attesa? In alcuni casi, per risparmiare, si potrebbe decidere di dimezzare le apparecchiature.
Santésuisse, associazione mantello delle casse malati, si è dichiarata contraria al nuovo Tarmed. Perché?
Perché ha capito che non ci sarà alcun risparmio reale. Il Governo ha scelto di togliere valore alla visita vera e propria dei medici e di risparmiare sulla tecnologia. I professionisti, per compensare la perdita, cercheranno di guadagnarci in altro modo, studiando bene i margini di manovra del tariffario. Presto nella Svizzera italiana arriverà un enorme problema…
Quale?
Quello delle cataratte. Un’operazione comune e banale. Ma che il nuovo Tarmed svaluta completamente. Fino all’anno scorso la prestazione medica di una cataratta corrispondeva a circa 290 franchi. Oggi a 108 franchi. Per non parlare della situazione nei pronto soccorso.
Vale a dire?
Il costo del servizio 24 ore su 24, per 365 giorni all’anno, al di fuori dei normali orari di consultazione, era sostenuto da prestazioni mirate. Come il supplemento per l’urgenza: 32 franchi per paziente. Adesso queste prestazioni saranno remunerate solo per i pazienti in pericolo di vita. Meno di un centesimo di quelli che accedono ai pronto soccorsi. Capite che, a lungo andare, ne andrà della qualità delle cure?
Da qualche parte, però, bisogna pur tagliare, se si vogliono risparmiare i 470 milioni di franchi, come previsto dal Governo. Insomma, il contenimento della spesa era una necessità reale.
La sanità svizzera nel 2015 è costata 77,8 miliardi di franchi: 470 milioni rappresentano lo 0,6% della spesa totale. I medicamenti costano ogni anno circa 7 miliardi. E rappresentano il 25% dei costi pagati dalle casse malati. Questo perché in Svizzera i medicamenti costano il triplo, se non di più, rispetto al resto d’Europa. Senza un motivo reale.
Dove vuole arrivare?
Mister Prezzi in novembre ha pubblicato una statistica secondo la quale, in media, il costo dei medicamenti in Europa è del 40% rispetto al costo degli stessi medicamenti in Svizzera. Quindi, si potrebbe risparmiare il 60% di 7 miliardi ogni anno. Tradotto: 4,2 miliardi di risparmi all’anno.
Si risparmierebbe dieci volte di più rispetto a quanto voluto dal Governo con gli interventi sul Tarmed…
Ogni volta si prendono mille scuse per giustificare i prezzi dei medicamenti in Svizzera. Invece è proprio lì che bisognava intervenire per raggiungere gli obiettivi di risparmio. La diminuzione dei costi della salute passa da lì, oltre che dalla riduzione dei costi per il materiale e le apparecchiature sanitarie, anch’esse almeno 3 volte più costose in Svizzera rispetto all’Europa.
Dunque?
I risparmi, a meno di volere lunghe liste d’attesa e una sanità con medici sfiduciati, non si possono continuare a fare sulle spalle degli ospedali e dei dottori. Si possono invece imporre alle ditte farmaceutiche, ai produttori di materiali sanitari, ai produttori di apparecchiature medico-sanitarie.
Perché non lo si fa?
Perché tutte queste ditte hanno numerosi rappresentanti a livello politico. Si tratta delle lobby più potenti dopo quelle degli impresari costruttori.
Sinceramente, come vede il futuro della sanità svizzera?
Tutta la Svizzera sta aspettando una decisione del Tribunale federale. È legata a un fatto del 2014, anno in cui il Consiglio federale ha modificato per la prima volta il tariffario ambulatoriale Tarmed tagliando linearmente a tutte le prestazioni in media il 4,2% circa.
Si spieghi meglio…
In quell’anno, a Lucerna, la clinica privata Sant’Anna ha emesso una fattura con criteri che facevano ancora riferimento al Tarmed 2013. E per questo, la cassa malati si è rifiutata di effettuare il rimborso. Il contenzioso è arrivato al Tribunale amministrativo lucernese, che proprio pochi mesi fa ha stabilito come l’intervento del Consiglio federale nel 2014 non avesse basi legali. La cassa malati ha ricorso contro la decisione del tribunale amministrativo lucernese, e tutti siamo in attesa del responso del Tribunale federale.
Il Consiglio federale è dunque fuori legge?
In un certo senso sì. La legge dice che i tariffari medici devono venire concordati tra fornitori di prestazioni e assicuratori. Non ci può essere un’intrusione politica. Eppure c’è stata. La cassa malati in questione ha ricorso al Tribunale federale. Le possibilità che anche il Tribunale federale dia ragione alla clinica sono concrete.
E se ciò dovesse verificarsi, cosa accadrebbe?
Le casse malati si ritroverebbero, per le prestazioni fatturate da tutti i medici e da tutte le strutture sanitarie dal 2014 al 2017, a dovere rimborsare la differenza tra quanto prevedeva il Tarmed “rimaneggiato” dal consiglio federale e quanto prevedeva, invece, quello in vigore fino al 2013. A quel punto, anche il Tarmed 2018, con le relative scelte del Governo federale, verrebbe rimesso in discussione.