La situazione paradossale di un trentenne ticinese. La donna con cui convive ha perso il diritto agli assegni integrativi. Non è un caso isolato. Eppure la legge parla chiaro. Forse è da rivedere
BELLINZONA – «Devo mantenere quattro persone, ma sono tassato come persona singola». È il paradosso con cui è confrontato Amos, trentenne del Bellinzonese. Da qualche tempo convive con la sua nuova compagna, che ha tre figli avuti da una precedente relazione, piuttosto difficoltosa. La donna, senza lavoro, da quando la coppia è finita sotto lo stesso tetto, non ha più diritto agli assegni integrativi. Il motivo? «Stando allo Stato – racconta il trentenne – toccherebbe a me mantenere i tre bambini. Anche se io non sono il padre biologico». Poi, però, quando c'è da fare la notifica di tassazione, Amos non ha diritto ad alcuno sconto in quanto "genitore". «Perché non sono sposato con questa donna. E perché i figli non sono miei».
Solo svantaggi – Amos, operaio che guadagna attorno ai 4'000 franchi al mese, si trova per legge a dovere mantenere una famiglia che non è sua. «Lo faccio anche volentieri. Però perché, al momento della tassazione, mi considerano come persona singola? Da questa situazione, ricavo solo svantaggi. Mi è stato detto che sono in molti, nella Svizzera italiana, a ritrovarsi nella mia condizione». «Stiamo cercando di raggruppare casi analoghi – afferma Elisabetta Bacchetta, coordinatrice dell’Associazione ticinese famiglie monoparentali e ricostituite – il sistema attuale non sempre tiene conto dei grandi cambiamenti in atto nei vari contesti familiari».
Lacune? No, grazie – Già, con l’aumento delle famiglie monoparentali, e soprattutto ricostituite, non sarebbe il caso di modificare le regole del gioco? Anna Trisconi Rossetti, capo dell'Ufficio prestazioni presso l'Istituto delle assicurazioni sociali, non ci sta a parlare di lacuna legislativa. «Se la convivenza è stabile – sostiene – per legge il nucleo familiare è composto anche dal partner convivente. Indipendentemente se sia o meno il padre biologico dei bambini e sia, quindi, tenuto al loro mantenimento ai sensi del diritto civile».
Un concetto economico – Questo perché l’unità di riferimento ai fini del calcolo degli assegni è un concetto economico. Tradotto: il fatto che una coppia sia sposata o convivente non ha peso in questo frangente. «Per il calcolo degli assegni, sono presi in considerazione i redditi e le spese di tutti i componenti dell’unità di riferimento. Sono ovviamente considerati gli alimenti che il genitore che vive con i figli riceve dal genitore tenuto al mantenimento».
La voce del fisco – Diversa la situazione nei termini della legislazione fiscale. Che però ha altri scopi rispetto alla legislazione sociale. E ammette, quindi, la deduzione per figli solo se si è tenuti al mantenimento secondo il diritto civile. «Nel caso specifico – spiega Rocco Filippini, capo dell’Ufficio giuridico della Divisione delle contribuzioni – Amos non ha diritto ad alcuna deduzione sociale per la nuova convivente, anche se quest’ultima non dovesse avere alcuna entrata. Per potere beneficiare della deduzione sociale per persona bisognosa a carico, la prestazione deve essere fornita gratuitamente. Non è il caso quando la persona vive sotto lo stesso tetto del contribuente e partecipa alle faccende domestiche. Il fatto che la nuova compagna di Amos viva sotto il suo stesso tetto consente di supporre una sua partecipazione usuale alle faccende domestiche, che impedisce per se stessa il riconoscimento della deduzione sociale».
Figli a carico – Amos, per legge, non ha nemmeno diritto alla deduzione sociale per figli a carico. «Tale deduzione, presuppone l’esistenza di un rapporto di filiazione. Nei confronti dei tre figli della convivente, Amos potrebbe tutt’al più fare valere la deduzione per il sostentamento di persone bisognose, a condizione tuttavia che siano soddisfatti tutti i requisiti».
Situazioni complicate – Amos dovrebbe in particolare comprovare che la spesa sostenuta durante l’anno per il mantenimento di ciascun figlio della convivente è almeno pari alla deduzione sociale. Si parla di una cifra compresa tra i 5'700 e gli 11'100 franchi. «Ma dovrebbe anche comprovare che la convivente non beneficia di risorse proprie e nemmeno riceve contributi alimentari dal padre biologico dei tre figli».
La legge è la legge – Insomma, la legge è questa. E non ci si può fare nulla. Almeno per ora. «Ma in futuro situazioni simili potrebbero ripetersi con maggiore frequenza – ammonisce Elisabetta Bacchetta – ecco perché in generale su queste problematiche va fatta una riflessione politica al più presto».