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MEZZOVICOLa merce che devi vendere scade? Te la detraiamo dalla busta paga

01.09.17 - 08:30
Presunto mobbing alla Bofrost Suisse, sezione Ticino. E quando c’è un festivo infrasettimanale riconosciuto, si perde un giorno di libero. I responsabili respingono le accuse
La merce che devi vendere scade? Te la detraiamo dalla busta paga
Presunto mobbing alla Bofrost Suisse, sezione Ticino. E quando c’è un festivo infrasettimanale riconosciuto, si perde un giorno di libero. I responsabili respingono le accuse

MEZZOVICO – La merce che devi vendere scade? Allora te la devi tenere. E te la detraiamo dalla busta paga. È una delle regole interne alla Bofrost Suisse, sezione Ticino, con sede a Mezzovico. Tra i dipendenti dell’azienda, che si occupa di consegne a domicilio di cibi surgelati, serpeggia un certo malumore. In particolare da quando, nel 2014 (prima la ditta portava il marchio di Eismann), è subentrato il nuovo responsabile commerciale, Paolo Bolognini. Che avrebbe notevolmente inasprito le regole interne.

Esasperazione – Dettagli che trapelano dalle testimonianze di diversi ex dipendenti. In un caso specifico, per straordinari non pagati, si è arrivati a risolvere la pendenza in pretura. La situazione, a suo tempo, era stata segnalata anche al sindacato OCST. Oggi le cose non sembrano essere cambiate di molto. «C’è un clima esasperato – racconta un testimone, che ancora si trova alle dipendenze dell’azienda –. I 2-3 venditori più bravi sono trattati con i guanti. Gli altri sono messi continuamente sotto pressione. Non si riesce neanche a fare la pausa pranzo. Se non vendi, te lo fanno pesare con continue allusioni. A lungo andare questo ti sfinisce moralmente. Alla sera hai paura di rientrare col furgone, e allora accumuli un sacco di straordinari pur di provare ad aumentare l'incasso giornaliero».

Tachicardia – Da contratto gli autisti di Bofrost Suisse a Mezzovico assunti a tempo pieno lavorano mediamente per 10 ore al giorno, ben 50 (!) ore settimanali dunque. Il loro compito è quello di consegnare la merce ai clienti e di trovare nuovi potenziali acquirenti. La paga? Un fisso di 3000 franchi lordi più le provvigioni, in base alla merce venduta. «Il lavoro è piacevole – assicura un ex dipendente –. Ma è la nuova impostazione che rende tutto insopportabile. Vogliono che vendi anche l’anima. C’è gente a cui è venuta la tachicardia. Mentalmente è come se non si staccasse mai la spina».

Natale maledetto – Poi si parla della merce scaduta. «Teoricamente la potresti anche rendere – sostiene un altro ex dipendente –. Ma in realtà quando la vuoi rendere, ti fanno capire che devi provare a venderla fino all’ultimo. E quando resta a te, ti tocca acquistarla». Curiosa la disposizione legata ai festivi infrasettimanali riconosciuti. «Quando c’è il festivo – riprende il nostro testimone – ti fanno poi lavorare al sabato. Praticamente dobbiamo sperare sempre che Natale o il Primo d’Agosto cadano al weekend, altrimenti perdiamo un giorno libero che ci spetterebbe per legge».

L’altra campana – Ma cosa replica Bolognini? «A Mezzovico abbiamo una trentina di collaboratori. E la maggior parte è contenta. Quando sono arrivato la sede ticinese era in difficoltà, ora va molto bene. È chiaro che questo mestiere non è per tutti. Bisogna essere bravi a vendere il prodotto, casa per casa. Quando uno non ce la fa, può capitare che ci siano malcontenti. Le ore di lavoro settimanali? Rientriamo comunque nella legge, abbiamo consultato fior di avvocati per capire dove eravamo in regola e cosa si poteva migliorare».

La merce scaduta – Sulla merce scaduta detratta dallo stipendio, Bolognini puntualizza: «I venditori hanno la facoltà di rendere la merce quando si accorgono che sta per scadere. Se la tengono fino alla fine, la responsabilità è loro». Lapidario, ma non esaustivo, sui festivi infrasettimanali recuperati al sabato. «È vero. Ma comunque i nostri dipendenti sono pagati per farlo. E in ogni caso non si tratta di un obbligo, bensì di un invito».

Vacanze – Non ci sta a passare per il “mostro”, Bolognini. E puntualizza: «Io seguo più filiali, ho contatti anche con il resto della Svizzera. Ai nostri dipendenti diamo 22 giorni di vacanza all’anno, 2 in più di quelli previsti per legge. E poi dai 50 anni in su, si ha diritto a 5 giorni di ferie in più. Siamo un’azienda che ha a cuore il benessere dei dipendenti».

Il country manager – Sulla stessa lunghezza d’onda anche il country manager Fabio Andretta. «È normale che nella vendita ci sia la pressione – afferma –. Così come è normale che alcune persone non siano adatte per fare questo mestiere. La merce scaduta scalata dallo stipendio? Solo se la colpa della mancata vendita è del dipendente. I festivi infrasettimanali recuperati al sabato? Noi facciamo il giro della clientela ogni due settimane. I nostri clienti ci aspettano. È normale cercare date di recupero. Il metodo in vigore in Ticino vale anche per il resto della Svizzera».

Il sindacato – Ma cosa ne pensano al sindacato OCST? Il sindacalista Marco Pellegrini è chiaro: «Due dipendenti ci hanno contattati, tempo fa, per presunte irregolarità. Con uno di loro siamo arrivati fino in pretura. E lui ha vinto la causa. L'altro ha trovato un accordo prima. Ci siamo messi a disposizione anche per eventuali altri dipendenti della ditta. Nessun altro però ha voluto esporsi».

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