Durissimo attacco del giornale zurighese al presidente del Festival: «Solari deve un favore a Vitta»
ZURIGO - È piena estate e gli zurighesi guardano al Ticino. In fondo hanno scoperto la Verzasca ben prima degli youtuber milanesi. Ma quest’anno lo sguardo non nasconde un sentimento bucolico, bensì politico. Con la corsa alla successione di Didier Burkhalter sempre più nel vivo, i grandi quotidiani confederati cannoneggiano. Questa domenica il missile partito dalle colonne della Nzz am Sonntag per colpire, a sì e no duecento metri di distanza, la redazione del Blick. «Il Blick non lascia nulla di intentato per Christian Vitta», titola il domenicale.
Il Macron sudalpino - Riprendendo un editoriale del caporedattore del Blick Christian Dorer, la Nzz evidenzia le lodi al consigliere di Stato ticinese. E, in particolare, l’accostamento tra Christian Vitta e Emmanuel Macron. «Quindi nel sud del Paese vive un talento politico al pari del presidente francese e nessuno se ne accorge?», chiosa sarcastico il domenicale.
Perché? - «Perché il “Blick” sta lottando per eleggere in Consiglio federale un consigliere di Stato con due anni di esperienza?», si legge ancora. La tesi è che dietro a tutto vi sia Frank A. Meyer, storico editorialista stratega della linea politica del Blick. Quali i motivi? «Vitta è meno a destra di Cassis». Ma ci sarebbe di più: Meyer è amico di Marco Solari. L’ex vice presidente della direzione Ringier e presidente del Festival del film ha ancora influenza nel gruppo e, secondo la Nzz am Sonntag, avrebbe «recentemente portato il consigliere di Stato a Zurigo e al Rotary club, così da creare contatti con le personalità zurighesi».
Il sussidio - «Solari deve un favore a Vitta», si legge. Quale? Il ministro, secondo il domenicale, avrebbe promosso l’innalzamento da 2,5 a 2,8 milioni del sussidio per il Festival del film. Spero non sia una domanda seria, ha ribattuto Solari alla Nzz (che è proprietario del Festival di Zurigo, concorrente di quello di Locarno). In effetti, la tesi dell'articolo è piuttosto fragile, il messaggio riguardante il finanziamento cantonale al Pardo fu approvato nel 2015 quasi all'unanimità dal Gran Consiglio (1 contrario e 5 astenuti) e a difenderlo per conto del Governo non fu Vitta, bensì Manuele Bertoli in qualità di direttore del Decs. «La mia posizione riguardo Cassis, Vitta o Sadis è assolutamente neutrale», aggiunge Solari, «la cosa principale è che il Ticino torni in Consiglio federale dopo 18 anni di pausa».