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CANTONEAumentano i fallimenti in Ticino

26.05.17 - 09:00
Sono già 124 le imprese costrette a chiudere nei primi 4 mesi del 2017. Edilizia, ristorazione e artigianato i settori più colpiti
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Aumentano i fallimenti in Ticino
Sono già 124 le imprese costrette a chiudere nei primi 4 mesi del 2017. Edilizia, ristorazione e artigianato i settori più colpiti

BELLINZONA - Diminuiscono i fallimenti aziendali in Svizzera, ma aumentano in Ticino: a livello nazionale nei primi quattro mesi dell'anno 1497 imprese sono state oggetto di un procedimento per insolvenza, il 3% in meno dello stesso periodo del 2016. A sud delle Alpi per contro vi è stata una crescita dell'11% a 124.

Particolarmente negativa - stando ai dati diffusi oggi dalla società di informazioni economiche Bisnode - si è mostrata la situazione anche in alcuni altri cantoni come Berna (+23%), Lucerna (+55%) e Basilea Campagna (+59%). Sostanzialmente stabile appaiono per contro i Grigioni, con 24 imprese che non sono riuscite a far fronte ai pagamenti (erano 23 nel gennaio-aprile 2016).

Ai fallimenti per insolvenza vanno poi aggiunti quelli per lacune nell'organizzazione (articolo 731b del Codice delle obbligazioni): il numero complessivo nei primi quattro mesi sale così a 2121 (-3%) a livello svizzero, a 226 in Ticino (-1%) e a 36 nei Grigioni (-38%).

Per il solo mese di aprile si registra nell'insieme del paese una flessione del 36% delle insolvenze (a 271) e del 26% dei fallimenti totali (a 430). Relativamente al solo aprile Bisnode non ha pubblicato dati disaggregati regionali.

Per i primi quattro mesi dell'anno Bisnode calcola anche un indicatore di insolvenza settoriale: se 100 è il valore medio di rischio calcolato per tutti i rami, la costruzione presenta un indice di 346, la ristorazione di 243, l'artigianato di 201, i trasporti di 129 e l'orologeria di 128. Il pericolo di fallimento più basso si registra per le imprese immobiliari (25).

Se vi sono aziende che chiudono, altre aprono i battenti: le nuove iscrizioni a livello svizzero sono state 14'267 nei primi quattro mesi (+3%). Il Ticino mostra però un calo nella creazione di nuove aziende: il loro numero si è attestato a 793, in flessione del 3% su base annua. Il cantone sudalpino rimane peraltro una delle zone elvetiche più dinamiche sotto questo aspetto, superato solo da Zurigo (2579 iscrizioni, +3%), Vaud (1553, +3%), Ginevra (1160, +1%), Berna (1141, +3%) e Argovia (894, +8%).

Per il solo mese di aprile le nuove iscrizioni a livello elvetico si sono attestate a 3246 (-8%). Anche in questo ambito non vi sono dati regionali. A vedere la luce sono soprattutto realtà attive nei servizi alle aziende, nella ristorazione e nel settore tessile.

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COMMENTI
 

Tarok 6 anni fa su tio
non dimentichiamo i pufatt nostrani che sono anche più bravi nello slalom tra i precetti

ramis 6 anni fa su tio
Scommetto che la maggior parte di questi fallimenti sono di imprese "mordi e fuggi" nel senso che: apro la ditta, lavoro, incasso, non pago i fornitori, non pago i contributi degli operai e quando arrivo al capolinea FALLISCO e chi si é visto si è visto...o meglio cambio la ragione sociale e via come prima. Due, tre volte e ritorno al mio paesello, mi faccio la villetta e agli Svizzeri come me ci rimane da pagare pure la corrente elettrica......e non solo.

navy 6 anni fa su tio
Cari buontemponi nel palazzo delle Orsoline,mi raccomando dedicatevi a parlare mesi del caso Argo1 senza prendere nessuna misura e, peggio, non trovare nessun responsabile. Intanto, in questo cantone, la situazione dei fallimenti (per parlare solo di questi) continua a peggiorare. Cambierà tutto quando, il gran parco immobiliare in mano alle banche sotto forma di ipoteche, crollerà come un castello di carte per dinamiche quale i fallimenti, la disoccupazione e l'assistenza. Allora si troveranno correttivi.........correttivi non per la gente ma per i papponi in giacca e cravatta che viaggiano a 10'000km d'altezza!!

leopoldo 6 anni fa su tio
cari politici continuate a pensare ai probblemi del terzo mondo dando soldi a destra e a manca facendo finta di niente sui nostri probblemi interni in fatto di economia.
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