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CANTONE«Fanno domande, pur sapendo che non si possono divulgare certi dati»

13.04.17 - 06:00
È boom di interrogazioni, ben 78 nel primo trimestre. “Colpa” di Argo 1 e dello scandalo permessi. Il cancelliere di Stato: «Più il dibattito politico è acceso, più fioccano gli interrogativi»
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«Fanno domande, pur sapendo che non si possono divulgare certi dati»
È boom di interrogazioni, ben 78 nel primo trimestre. “Colpa” di Argo 1 e dello scandalo permessi. Il cancelliere di Stato: «Più il dibattito politico è acceso, più fioccano gli interrogativi»

BELLINZONA – Boom di interrogazioni da parte dei granconsiglieri ticinesi verso il Governo. Nel primo trimestre del 2017 se ne registrano 78, contro le 51 dell’anno precedente. In proiezione, se il trend dovesse continuare, entro fine anno si potrebbe facilmente superare quota 300. Una follia. A questa cifra andrebbero aggiunte mozioni, interpellanze e iniziative. «A volte – spiega il cancelliere di Stato Arnoldo Coduri – i parlamentari pongono le domande, pur sapendo che alcuni dati non sono divulgabili».

L’impennata – Un trend mai in voga come in questo preciso periodo. La vicenda Argo 1 e lo scandalo permessi stanno facendo spendere fiumi di inchiostro ai granconsiglieri ticinesi. «Più il dibattito politico è acceso – conferma Coduri – più fioccano le interrogazioni. Le recenti vicissitudini, che hanno coinvolto l’Amministrazione cantonale, hanno contribuito a questa impennata. A volte i parlamentari pensano che mandando avanti tante interrogazioni, riescano ad accelerare il dibattito. Non sempre è così. Ci sono anche problemi oggettivi. Nel senso che, in alcune circostanze, il Consiglio di Stato non può dare risposte concrete perché i temi in questione sono ancora in discussione».

Auto promozione e poca sintesi – Tra interrogazioni bis, o addirittura tris, magari inoltrate per farsi pubblicità, e altre redatte in maniera poco sintetica, tanto da richiederne più volte la lettura, il Governo si trova spesso in difficoltà. Allo stesso tempo, diversi parlamentari si lamentano per i tempi biblici di risposta.

Voglia di risposte – C’è chi, come Matteo Pronzini (MPS), parla apertamente di lungaggini da parte del Governo nel dare le risposte ai parlamentari. «In gennaio – fa notare Pronzini – una mia iniziativa parlamentare generica, che obbliga il Governo a rispondere in modo non selettivo a interrogazioni e mozioni, è stata approvata all’unanimità». E c’è chi come Germano Mattei (Montagna Viva) spinge addirittura per “introdurre l’ora delle domande” prima di ogni sessione del Gran Consiglio. «Sarebbe un modo per snellire la mole di incarti che giungono sulle scrivanie del Governo», sostiene Mattei.

Fai da te – Va considerato, però, anche l’altro lato della medaglia. Puntualmente, leggendo alcuni atti parlamentari inoltrati al Consiglio di Stato, si capisce come i granconsiglieri potrebbero facilmente trovare le risposte da soli su internet o nella documentazione cartacea già esistente. Perché non lo fanno? «Il parlamentare – dice Coduri, un po’ diplomaticamente – ha il diritto di interrogare il Governo su temi di interesse pubblico».

Tempi e costi lievitano – Il filtro viene messo in atto dai servizi del Gran Consiglio, di regola i testi sono poi inoltrati alla cancelleria di Stato. Ancora il cancelliere: «I tempi di risposta, salvo eccezioni, sono standard. Due mesi per le interrogazioni, sei mesi per le mozioni. Più sono gli incarti, più sono necessarie ore di lavoro. Servono almeno un paio d’ore per trattare ogni singola interrogazione. È chiaro che tutto questo genera dei costi».

 

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COMMENTI
 

siska 7 anni fa su tio
Argo 1 e la situazione oscura dei permessi é una gravissima situazione che va chiarita non con le menzogne o mezze menzogne e la popolazione é in diritto di sapere cari miei!

siska 7 anni fa su tio
No errato! Meno trasparenza vi é più fioccano e fioccheranno interrogazioni! Ma é normale conoscere e sapere chi sapeva e chi non conosceva a fondo le proprie funzioni e poi dare risposte così sbrigative cpme fanno a Palazzo non fa altro che far sorgere non solo un dubbio ma molti altri dubbi in corpore. No non si risponde così caro egregio signor cancelliere!

lo spiaggiato 7 anni fa su tio
E quali sarebbero i dati che il parlamento non può avere accesso?...

vulpus 7 anni fa su tio
L'affermazione che ci sono " dati che non si possono divulgare" sono sinonimo di poca trasparenza se non di censura. Probabilmente sono quelle informazioni o dati che darebbero la stura ad altre centinaia di interrogazioni, e che potrebbero aprire il famoso vaso di pandora perchè ci sono fatti che dovrebbero rimanere occultati al volgo? Se ci sono interrogazioni, vuol dire secondo me, che qualcuno cerca delle informazioni o chiarimenti, che seppur magari già conosce , desidera che vengano portate a conoscenza dei cittadini. Sicuramente ci sono di quelli che lo fanno per creare fumo o per nascondere le magagne in casa propria,ciò non toglie che se effettivamente le richieste sono semplici, poco si giustifica che ci vogliano mesi per rispondere. Più trasparenza forse è necessaria, anche se si arrischia che qualche scheletro caschi fuori dagli armadi.

navy 7 anni fa su tio
Ovvio che se il buon signor Coduri viene intervistato sul boom delle interrogazioni si deve di rispondere e spiegare le varie dinamiche. Ci mancherebbe non lo facesse. Detto ciò, anziché evidenziare il fatto che, tanti politici, interrogano pur sapendo la confidenzialità di certe informazioni e/o, con un poco di naso in più, potrebbero, questi politici, ugualmente ricostruire certe dinamiche, mi pare sia, quanto meno, vedere solo quello che si vuole vedere. Come al solito, si è persa l'occasione per tacere e/o per non dirla tutta a tutto tondo."Più il dibattito politico è acceso, più fioccano gli interrogativi" ?!?!?!? Io dico che, meno la politica è attenta e lungimirante, più è passiva e lazzarona e maggiori sono i problemi che, tutta la popolazione deve subire. Questo è quanto il buon signor Coduri avrebbe dovuto aggiungere! In questo cantone, da alcuni anni oramai, si continuano a denunciare problematiche varie del tipo frontalierato, casse malati, appalti pubblici, postriboli, orari dei negozi, ecc, ecc. Di decidere e prendere provvedimenti effettivi e, mi ripeto, lungimiranti ce se ne guarda bene. Il Ticino, nella maggioranza dei casi, si è deciso di non decidere!Pertanto, il signor Coduri, anziché criticare il politico che fa l'interrogazione (certe interrogazioni sono sicuramente delle ciufeche per carità), dovrebbe criticare un sistema politico che, anziché ascoltare la gente e soprattutto capirla, ascolta troppo i vari attori di peso che, avendo la pancia piena loro, degli altri chi se ne importa! Del resto da un cantone nel quale l'ipocrisia è una modus vivendi che cosa ci si può aspettare!

falcodellarupe 7 anni fa su tio
Risposta a navy
"Più il dibattito politico è acceso, più fioccano gli interrogativi" ?!?!?!? Ma va??? Credo che La Palice non sarebbe potuto essere più preciso. Certo che se ci vogliono dai 3 ai 6 mesi per rispondere (in base all'interrogazione) è facile intuire che: a) alcune si perdono per strada b) l'interrogante si stanca perchè magari la question non è più attuale c) si nomina una commissione ad hoc d) l'aspetto politico od economico è pregnante e) ha forte impatto sull'opinione pubblica e via dicendo. Navy hai detto giusto: andare dove l'acqua è bassa, meglio non decidere.
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