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CANTONEIl sogno di Giuseppe & Co: ridare libertà a chi l'ha persa

17.03.17 - 06:22
Nasce da una sofferenza personale un progetto che aspira ad andare ben oltre il Ticino: ecco Liberty, per aiutare i disabili a muoversi con maggiore autoonomia
Il sogno di Giuseppe & Co: ridare libertà a chi l'ha persa
Nasce da una sofferenza personale un progetto che aspira ad andare ben oltre il Ticino: ecco Liberty, per aiutare i disabili a muoversi con maggiore autoonomia

STABIO - Andare a letto e sentirsi come in prigione: incapaci di muoversi se non con l'aiuto degli altri; restii a domandarlo per pudore e per rispetto. Da Stabio, sa bene quello che significa Giuseppe: di giorno grafico alla fondazione Diamante e appassionato giocatore di Playstation; di notte figlio e fratello che si sente un peso, per via della malattia che da quando aveva 12 anni, oggi ne ha 20, gli deteriora la capacità motoria.

Può venire anche da una storia e una sofferenza personale una buona idea, che dal piccolo Ticino aspira ad aiutare i disabili del mondo a recuperare un po' di quella libertà che hanno perduto; oppure non hanno mai avuto. Lo dice il nome stesso: del progetto che si è piazzato terzo alla StartCup Ticino in dicembre, dell'associazione nata per sensibilizzare l'opinione pubblica. Cinque ragazzi sotto i trent'anni e l'ambizione di fare del bene agli altri: «Liberty è un progetto nato per trovare una soluzione al riposo di chi non riesce a muoversi autonomamente nel letto – spiega Claudia Fazio, segretaria dell'associazione Liberty Project Dream e consulente/responsabile della comunicazione per Liberty Med Tech, start-up che sviluppa il progetto – Attualmente non ci sono dispositivi in grado di risolvere davvero il problema della mobilità durante il riposo». 

Come vi è venuta l'idea?

«L'idea è partita da Antonio e dal suo desiderio di aiutare suo fratello, Giuseppe. Oggi ha 20 anni e lavora come grafico alla fondazione Diamante, esce con gli amici, va al cinema e gioca alla Playstation, ma ancora non riesce a essere indipendente durante il riposo, a causa di una malattia degenerativa che lo ha reso disabile in modo definitivo quando aveva 12 anni. Così, l'anno scorso, Antonio ha deciso di rivolgersi a un amico d'infanzia, Nik, che ha attrezzato uno spazio a Lamone con strumenti utili a realizzare progetti. È qui, in Openlab a Lamone, che Liberty ha preso forma, grazie a un modo innovativo di concepire il movimento.». 

Che cosa c'è di nuovo?

«Il movimento è concepito a partire dall'alto invece che dal basso». 

Tanto poco può fare la differenza? Perché allora non ci aveva ancora pensato nessuno?

«Come tutte le idee molto semplici, la sua realizzazione è complessa. Prima si è dovuto formare il team adatto, una commistione di competenze diverse e necessarie a realizzare il prototipo e il software gestionale. In secondo luogo, la tecnologia è in sviluppo continuo. Oggi magari offre opportunità che solo fino a qualche tempo fa erano impensabili. Non ultimo, i costi».

Da quanto tempo siete al lavoro?

«Da settembre 2016».

Oggi che cosa c'è?

«Esiste un brevetto svizzero-italiano con priorità internazionale, un prototipo in scala 1-2, un terzo posto alla StartCup Ticino nell’edizione di dicembre 2016». 

Così tanto, così in fretta?

«Sì, il divenire è stato molto rapido, specie dopo la Startcup».

E ora?

«Per proseguire servono fondi».

Quanti?

«Tra fine aprile e maggio avvieremo una campagna di crowdfunding su indiegogo. Punteremo a una cifra consistente, con la quale lavorare all’ingegnerizzazione. Abbiamo già preso contatti con diverse associazioni del mondo sia per raccogliere fondi, sia per acquisire contatti utili per le fasi successive di sperimentazione». 

Dal piccolo Ticino al resto del globo...

«Il potenziale è enorme. Solo in Ticino i disabili sono circa 9mila, in Svizzera 200mila. Liberty potrà aiutare anche chi è stato vittima di un incidente e potrà essere utilizzato per fisioterapia e riabilitazione assistita. Naturalmente, confidiamo anche sulla gente del posto. Per questo domani, sabato 18, saremo alla Migros di Sant'Antonino. Abbiamo costituito quest'associazione , Liberty Project Dream, per sensibilizzare le persone».

Dream, un sogno?

«Sì, abbiamo deciso di utilizzare questa immagine perché nel sogno siamo tutti uguali. Anche chi è disabile può sognare di muoversi in modo indipendente». 

Che cosa vi aspettate dalla gente? 

«Che capisca, comprenda che cosa significa. Un buon riposo è utile a ricaricarsi e iniziare bene la giornata. È importante dal punto di vista sanitario e sociale. Inoltre, c'è un aspetto un po' più venale, magari, ma non indifferente. Liberty avrà un impatto positivo anche sui costi della gestione dei disabili». 

 

Claudia, chi c'è dietro a tutto questo?

«Antonio. Nik, di cui vi ho già parlato. Poi si sono aggiunti Brian, ingegnere meccanico, ed Eduardo, ingegnere informatico. Tutti giovani che hanno in media 30 anni». 

Di solito, così giovani si hanno altri pensieri. Le start-up volano alto, in direzioni differenti, affamate di fama oltre che di successo. E voi?

«È vero, di solito è ad altro che si pensa. Noi vogliamo mettere la nostra voglia di fare qualcosa di bello e innovativo a servizio degli altri. Vogliamo fare qualcosa che abbia un impatto sociale concreto. Non solo Antonio, con la sua esperienza diretta: tutto il team che gli si è raccolto intorno è motivato in questo senso. Tutti, quando avviano una start-up e la presentano agli altri, dicono la stessa frase. "Vogliamo migliorare il mondo". Magari con innovazioni tecnologiche. Ma la qualità della vita? A volte bastano cose semplici, ma importanti per affrontare meglio il quotidiano». 

Troverete anche vi accuserà di fare business coi disabili. Pronti a respingere l'accusa?

«Anche per questo è nata l’associazione, per tutelare la natura del progetto. Non vogliamo che l'entusiasmo iniziale, la nobiltà dell'idea si snaturi e si perda per strada. Per quanto ci sia un'ambizione a fare qualcosa di notevole, di successo e che generi un indotto al team, ci siamo dati delle regole. Lo scopo principale deve rimanere l'effettiva realizzazione del progetto, ogni azione che intraprenderemo sarà finalizzata a questo. Questa è una storia che si sa come comincia, ma non si sa come finisce. Dipende da tutti. Chi vuole, potrà vedere come continua su Facebook. C'è una pagina dedicata a Liberty Project Dream e a una bellissima avventura che potrebbe diventare anche una bellissima favola della buonanotte». 

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COMMENTI
 

fapio 7 anni fa su tio
Complimenti a questi ragazzi che stanno dando un bellissimo esempio di solidarietà a chi è diversamente abile. Vi auguro tantissimo successo e di ottenere il sostegno necessario per sviluppare la vostra idea. Avanti così!
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