Il caso di un ragazzo di Bedano. Gli esperti divisi: le sberle possono essere educative?
BEDANO - «È un anno che ho denunciato mia madre». Il post, una scritta bianca su sfondo nero, potrebbe passare inosservato. È comparso nei giorni scorsi sul profilo Facebook di un 14enne di Bedano: pochi amici l'hanno visto e condiviso. Eppure non è una bufala come se ne trovano tante sui social. Via chat con tio.ch-20minuti, poi in un incontro, Filippo* racconta fatti precisi.
Inquirenti al lavoro - La denuncia c'è stata davvero: a occuparsene è il procuratore Paolo Bordoli. Agli inquirenti il ragazzo ha raccontato di «botte continue e ripetute» subite da quando aveva 5 anni. «Ogni scusa era buona, bastava che lasciassi la camera in disordine» spiega. «Non sono mai riuscito a capire il perché. So che avevo paura, e non ne parlavo con nessuno».
La denuncia - A un certo punto, però, Filippo non ce l'ha fatta più. «Eravamo al supermercato a fare la spesa. Stavo litigando con mia sorella, mia madre è intervenuta e ha iniziato a picchiarmi» racconta. «Sono scappato via». Dopo aver chiamato il 117, il 14enne è stato interrogato e ha messo a verbale un'infanzia di presunte violenze. Ora è in affido al padre: ma «non ho più saputo nulla sull'esito della denuncia, sono esasperato» racconta.
Casi stabili - Le accuse sono al vaglio degli inquirenti. Di sicuro, il caso non è unico: nel 2015 (ultimo dato) la Polizia cantonale è intervenuta 39 volte per denunce di violenza domestica su minori (dato stabile: erano 46 nel 2014, 47 nel 2013). La maggior parte sono lesioni semplici: le cosiddette “sberle educative”. In questi casi, la domanda è sempre la stessa: esagerazione o non esagerazione? C'è chi punta il dito contro la denuncia facile dei giovani di oggi – complici internet e i social network. Chi auspica «il superamento di concetti arretrati». Gli esperti sono divisi.
«Ragazzi più consapevoli» - Per Myriam Caranzano-Maitre della fondazione Aspi, non ci sono dubbi. «La violenza non è mai educativa» avverte.
«La violenza non è mai educativa. I ragazzi oggi hanno maggiore consapevolezza dei loro diritti, e dei mezzi per farli rispettare. Ma è anche cambiato chi ascolta queste richieste di aiuto: una volta, si tendeva a banalizzare e a giustificare “se tua mamma ti picchia lo fa per il tuo bene”. Oggi è dimostrato che la violenza è sempre dannosa e di conseguenza va condannata senza se e senza ma. Purtroppo, in Ticino e in Svizzera, è proibito usare la violenza fisica come mezzo educativo ovunque, tranne nel luogo in cui il bambino dovrebbe essere meglio protetto, ossia la sua famiglia!»
«La sberla può servire» - Per il professor Franco Zambelloni, studioso e docente, non bisogna esagerare. Ma vanno fatti alcuni distinguo.
«Gli schiaffi dati con rabbia e con violenza sono inaccettabili - spiega - Ma credo che una sberla possa ancora essere uno strumento correttivo, quando ammonimenti, rimproveri, castighi si rivelano inefficaci. Dev'essere un'eccezione. Ricordiamoci che le vecchie generazioni sono cresciute così, e non per questo siamo tutti trasgressori o violenti».
* nome noto alla redazione