Alcuni studenti delle medie hanno passato un pomeriggio con il consigliere di Stato Manuele Bertoli per parlare del futuro dell’istruzione
CASTIONE - Gli allievi di quarta media di Castione, nelle scorse settimane, hanno avuto in cattedra un professore d’eccezione: il direttore del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (Decs) Manuele Bertoli. Un’occasione per rivolgergli tutte le loro domande sul futuro del sistema educativo ticinese. L’occasione? Un incontro voluto proprio per togliersi ogni curiosità sul progetto “La scuola che verrà”. Preparati e curiosi, i ragazzi hanno pungolato il ministro per capire ogni piega di un'idea che riguarderà soprattutto i loro fratelli minori. “La scuola che verrà”, infatti, è attualmente in consultazione e richiederà ancora qualche anno prima di prendere definitivamente forma e superare gli ostacoli della politica.
«La scuola di oggi funziona» - Quale allenamento migliore, per il consigliere di Stato, se non quello di rispondere ai dubbi di chi tra i banchi siede ogni giorno? Le domande insidiose non si sono fatte attendere. «Una riforma si fa quando qualcosa non funziona, perché farla sulla scuola che, invece, non ha particolari problemi?», ha chiesto una ragazza. «Non è che abbiamo una scuola che dobbiamo rendere accettabile o buona partendo da una scuola cattiva. Ma questo non vuol dire che abbiamo la scuola migliore possibile», le ha risposto il ministro.
Le novità - Le novità previste da “La scuola che verrà” sono molte. Ed è su queste che gli studenti si sono mostrati più curiosi. Non più sole lezioni frontali, ma laboratori e atèlier, dove puntare a un insegnamento il più personalizzato possibile. L’introduzione in modo sistematico del coinsegnamento da parte di più docenti simultaneamente. Non più una settimana fissa per tutto l’anno, ma più griglie orarie che ruotano, così da evitare l’eccessiva frammentazione delle varie discipline. E, ancora, una specie di social network per i docenti ticinesi, dove ci si possa scambiare il materiale più interessante.
Il grande salto - Tutti i ragazzi che hanno incontrato Manuele Bertoli sono ai loro ultimi giorni di scuola media. Pronti per fare il salto verso il mondo del lavoro e dell’istruzione superiore, non si sono lasciati sfuggire l'occasione per chiedere come mai per l'accesso al Liceo non servirà più la media del 4,65. «Perché la questione delle medie è un problema? Perché i vostri professori ogni tanto le medie le aggiustano», ha spiegato Bertoli.
Una scuola inclusiva - Molto si è parlato del concetto di parità di trattamento e di scuola inclusiva, da sempre alla base dell’educazione ticinese. È stato toccante per i giovani, quando il ministro ha spiegato loro come si concedono a tutti le medesime possibilità usando il proprio personale esempio: «Io non ci vedo. Se i miei docenti avessero preteso di farmi leggere dei testi che non potevo leggere, apparentemente mi avrebbero trattato alla pari del mio compagno che poteva leggere, ma nella realtà mi avrebbero imposto una disparità».