Il 23 marzo scuole chiuse per motivi di risparmio. Gli insegnanti si rivolgono a tutti i cittadini del Cantone Ticino con un'inserzione a pagamento sui tre quotidiani ticinesi
BELLINZONA - Il mondo della scuola pubblica in Ticino è in fermento. Alla decisione del Consiglio di Stato di chiudere un giorno in più le scuole per motivi di risparmio i docenti hanno risposto con una mobilitazione che sfocerà in una protesta che si terrà mercoledì, 23 marzo, in molti istituti scolastici con uno sciopero bianco.
L'annuncio a tutta pagina - Attraverso un annuncio a pagamento a tutta pagina sui tre quotidiani ticinesi rivolto ai «genitori degli allievi che frequentano le scuole», il "Coordinamento delle scuole 23 marzo" ha enumerato in cinque punti i motivi per cui i docenti vogliono tenere le scuole aperte.
Mai risparmiare sulla scuola - Il primo punto riguarda un valore di principio, ossia che «lo Stato decida di risparmiare riducendo le proprie prestazioni, in particolare in un ambito fondamentale come quello della scuola». «Di questo passo - si chiedono i docenti - sopprimeremo settimane di scuola, anni di frequenza, ordini di scuola perché è necessario risparmiare?
Categoria dei docenti sempre presa di mira dalla politica dei tagli - Il secondo punto riguarda la categoria dei docenti, che «da ormai da vent'anni subiscono peggioramenti delle loro condizioni di lavoro». Secondo gli insegnanti tagli salariali, blocchi degli scatti di anzianità, peggioramenti continui delle prestazioni e del sistema della cassa pensione non fanno altro che rendere la professione dell'insegnante «sempre meno attrattiva».
Le conseguenze negative per gli studenti - Il terzo punto concerne i contraccolpi negativi sugli studenti. Le misure di risparmio colpirebbero pesantemente anche loro che «si vedono aumentato il numero medio di allievi per classe, ridotte le ore di recupero, diminuiti i mezzi di sostegno e annullate in parte le borse di studio con l'introduzione di sistemi di prestito, eccetera.
Le condizioni dell'insegnamento e dell'apprendimento nelle scuole ticinesi peggiorano - Il quarto punto riguarda le condizioni di insegnamento e di apprendimento. Il continuo taglio degli investimenti provoca un aumento dell'orario d'insegnamento settimanale degli insegnanti e a un aumento del numero di allievi per docente. Inoltre i docenti denunciano una «crescita costante dei compiti che la scuola deve assolvere» in una società sempre più complessa. I docenti ricordano che il cantone Ticino si trova negli ultimi posti rispetto alla media cantonale svizzera in fatto di investimenti. In una tabella dell'Ufficio federale di statistica il Ticino, con il 22,9% risulta infatti al 22° posto nella classifica dei cantoni svizzeri in fatto di «Spesa pubblica per l'educazione». Primo in classifica è Basilea Campagna, con il 34,9%, Turgovia segue con il 34% e Appenzello Interno con il 33,6%. La media Svizzera è del 26,7%.
«Investire nell'educazione» - Infine, l'ultimo punto riguarda una sorta di appello. Infatti per i docenti è necessario investire nell'educazione, «sia per realizzare importanti riforme in grado di rispondere alle numerose sfide che la nostra società si trova ad affrontare, sia per migliorare le condizioni di lavoro degli insegnanti. Senza il loro contributo queste stesse riforme non potranno essere realizzate, né sarà possibile apportare alcun significativo miglioramento alla nostra scuola».
Le foto degli striscioni - Dopo Novazzano, lunedì mattina è giunta in redazione dalle scuole elementari di Chiasso un'immagine riguardante lo striscione di protesta degli insegnanti con lo slogan: «Sì alla qualità della scuola, No alle misure di risparmio».
Chi volesse mandare a Tio.ch le immagini degli striscioni o riguardanti la protesta dei docenti può farlo attraverso il nostro numero di WhatsApp 076 337 35 00