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CANTONEQuelle 50mila "donne di denari" costrette a essere soltanto madri

17.03.16 - 07:17
Laureate e costrette a rinunciare alla carriera: rinnegate da un mondo in cui il lavoro, e il denaro, sono un riconoscimento sociale
Quelle 50mila "donne di denari" costrette a essere soltanto madri
Laureate e costrette a rinunciare alla carriera: rinnegate da un mondo in cui il lavoro, e il denaro, sono un riconoscimento sociale

LUGANO - Donne che lasciano il lavoro dopo la maternità; professioniste di spessore costrette a ripensarsi davanti alla difficoltà di conciliare famiglia e carriera. In Svizzera sono 50mila: laureate che hanno rinunciato alle proprie aspirazioni occupazionali, optando prima per il tempo parziale, ove possibile; poi, specie dopo i 42 anni, restando definitivamente a casa. Manuela Pagani Larghi, economista e counselor, parlerà inevitabilmente anche di questo stasera, ore 18.30, alla Piazzetta di Lugano, nel corso del dibattito “Donne di denari” promosso da fondazione Noi donna.

Dunque denaro uguale lavoro?

«Molto di più. Direi piuttosto che il lavoro, oggi, è fatto coincidere con il denaro. Se il lavoro non passa dal mercato e quindi non si traduce in denaro, se non crea plusvalore monetario ma ricchezze ben più importanti, non ottiene riconoscimento».

Giusto che siano solo le donne a occuparsi dei figli?

«La riformulazione in chiave moderna del ruolo dei generi ancora oggi è un terreno di conquista per l’intera società. Per renderli intercambiabili, e sono molti ad auspicarlo, occorrerebbero delle strutture economiche, infrastrutture e soprattutto imprese in grado di offrire questa possibilità».

Il tempo parziale non basta?

«Certamente il lavoro part-time è un buon compromesso, ma credo che il punto centrale sia un altro: sapere cosa vogliono veramente le donne. Perché lavorare per essere indipendenti finanziariamente mi sembra equivalga ad accettare passivamente e forse inconsapevolmente la cultura capitalista. Mi piace invece sperare e pensare che le donne non si accontentino di questo: ma che faranno di tutto per onorare, riscattare e valorizzare come patrimonio fondamentale per una buona società il privilegio di diventare madri».

Sono loro le "donne di denari"?

«Sono tutte le donne: perché il denaro attraversa tutte le vite, sia per difetto che per eccesso. Ma il denaro delle donne non è quello degli uomini, come non è uguale il denaro dei giovani a quello degli anziani».

Che cos'è il denaro per una donna?

«Il denaro guadagnato è una conquista di libertà, è simbolo di autorealizzazione e di indipendenza. Per altre donne è mera necessità: pensiamo alle famiglie monoparentali, alle madri single. Per questo motivo il binomio maternità e carriera è un conflitto ancora irrisolto: la maternità spesso comporta una rinuncia al denaro e quindi all’autonomia e viene sempre più spesso vissuta con frustrazione dalle donne».

Senza denaro non c'è felicità?

«Negli anni ’70 è stato dimostrato empiricamente anche al di là di un certo livello di reddito un ulteriore aumento di reddito può persino tradursi in una diminuzione di felicità, per via del sacrificio, la fatica, la rinuncia a stare coi propri cari. È molto importante che la donna sappia guardarsi dentro e sappia valutare cosa la rende davvero felice».

Perché si fa così fatica?

«Questo esercizio di consapevolezza risulta sempre più complicato e adombrato dai valori che la nostra cultura ci propone quotidianamente attraverso la televisione, la pubblicità e i media. Il buon lavoro di madre non lo si può leggere nei primi anni di vita di un figlio: si dovrà aspettare 20 o forse 30 anni! Capite la fatica, oggi, nel scegliere il lavoro di madre? Pensiamo anche a quanto lavoro si vanifica dopo pochi attimi: pulito e sporco, crudo e cotto, pieno e vuoto… Un continuo ripetere all’infinito gli stessi lavori che tutti danno per scontato e che sembrano non costruire nulla. Perché non è lo stesso invece quando un contabile continua a fare somme su somme? Perché il risultato finale, magari un bilancio, ha una durata di vita più lunga. E perché il contabile... è pagato».

Ma una finanza in rosa può esistere?

«Credo di sì. Credo che le donne abbiano un atteggiamento diverso nei confronti del risparmio e degli investimenti rispetto agli uomini. Normalmente privilegiano investimenti molto prudenti, hanno un profilo di rischio molto basso e diffidano della finanza. Sanno che dal nulla non si crea nulla. Difficilmente sono attratte dalla sfida e dal guadagno facile, che per sua natura ha un elemento di seduzione intrinseco che ha più facile presa sui maschi».

Qualche esempio incoraggiante?

«Un bellissimo esempio di finanza al femminile è quello di Yunus, l’ideatore del microcredito: ha capito che, prestando soldi alle donne povere del mondo, esse avrebbero fatto di tutto per onorare i loro debiti e si sarebbero impegnate a fondo per diventare autonome e riscattarsi dalla fame. Tutta questa forza le donne la trovano perché portano su di sé la responsabilità dei loro figli».

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COMMENTI
 

F.Netri 8 anni fa su tio
Potete sempre cambiare sesso. La tecnologia oggi ve lo consente.

SosPettOso 8 anni fa su tio
Le donne tutte superqualificate e superefficenti vengono annientate dall'uomo bruto e irresponsabile che le costringe a lasciare il lavoro per diventar madri...Giusto che siano solo le donne a occuparsi dei figli?La tipa non si sbilancia e si limita a discorsi molto generali. Altrimenti avrebbe detto che alle madri spettano gli alimenti, poi...

GI 8 anni fa su tio
Faccio fatica a capire per quale ragione le donne non possano essere anche solo madri.....in fondo sono le uniche a poter generare ! Essere madre è anche un lavoro, la sua remunerazione non deve essere il denaro, ma il successo nella crescita dei propri figli !
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