Gli ex dipendenti, oltre 200 gli iscritti, si ritroveranno domani per ricordare una realtà aziendale che ha lasciato un solco profondo nella storia industriale ticinese
BODIO - «È più di una festa. È la giornata del ricordo». Il grande appuntamento è ormai alle porte e per Bruno Gatti, quella di giovedì sarà una giornata molto speciale. A 21 anni dalla definitiva chiusura delle attività, gli ex dipendenti della Monteforno si riuniranno il 10 marzo a Giornico per trascorrere una giornata in amicizia e allegria. Si ricorderanno, tutti insieme, «i bei tempi di un'epoca indimenticabile».
200 iscritti - «Contiamo ormai 200 iscritti», ci ha detto con voce forte e chiara Gatti, raggiunto telefonicamente. L'ex responsabile della sicurezza ha voluto ringraziare i sindacati OCST e Unia, che hanno aiutato l'ex dipendente a concretizzare il suo “sogno”: «Grazie al loro aiuto finanziario, non indifferente, abbiamo potuto realizzare questo evento».
"La giornata del ritrovo" - Nonostante tutte le difficoltà nell'organizzare un evento di simile portata, la tenacia di Gatti non è mai vacillata. Una forza straordinaria, che nasce dalla volontà di mettere al centro della "giornata di ritrovo" gli attori principali dell'azienda, ossia i suoi dipendenti: «L'anno scorso ricorreva il ventennale della chiusura della Monteforno e, a parte un servizio della trasmissione "Falò" e la presentazione a Bodio di un libro in cui erano presenti 40 persone, non è stato fatto nulla».
Il ricordo delle vittime del lavoro - La festa di domani non vuole essere elitaria, ma di popolo. Il cuore e il sangue che scorreva nella Monteforno era fatto di uomini che ogni giorno prestavano il loro servizio, «rischiando la propria salute», ha voluto sottolineare Gatti, che nell'azienda ha trascorso 40 anni della sua vita proprio per migliorare la sicurezza. E per esprimere la propria gratitudine a un'azienda "all'avanguardia delle prestazioni sociali», l'83enne è in prima linea per celebrare l'evento. «Tutti coloro che hanno lavorato in questa azienda sono invitati e i benvenuti", ha voluto ribadire Gatti che domani, durante la messa, chiederà un momento di raccoglimento in ricordo delle 12 persone che hanno perso la vita alla Monteforno.
Monteforno, modello di prevenzione e sicurezza - «Il lavoro era duro, faticoso e pericoloso. Abbiamo avuto molti infortuni, ustioni e lesioni agli occhi. E per anni mi sono adoperato per la sicurezza e la prevenzione. In 30 anni siamo riusciti a diminuire il numero degli infortuni del 90%. Siamo stati i primi ad introdurre il casco, le scarpe di sicurezza e altri accorgimenti che hanno fatto di noi un modello per tutte le altre aziende in Ticino», ha continuato Gatti.
La cività del lavoro e il trattamento sociale - Ma la Monteforno, come ha spiegato l'83enne, è stata molto di più. «Ricordare una realtà come questa significa anche farsi testimoni di quella che era una volta la “civiltà del lavoro”. Io ho voluto veramente bene a quest'azienda. E lo dico perché la Monteforno era all'avanguardia nel trattamento sociale dei propri dipendenti. L'azienda ha inserito il secondo pilastro nel 1960, ben 24 anni prima dell'entrata in vigore dell'obbligo. Consapevoli delle dure condizioni di lavoro, l'azienda organizzava le settimane bianche e le colonie al mare per le famiglie dei dipendenti. Ma non solo. Esisteva il gruppo sportivo e la corale aziendali, la SCAM, la Società Corale Aziendale Monteforno , (oggi Società Corale Amici della Montagna, ndr) conosciuta in tutto il Cantone, fondata dal sottoscritto e dall'avvocato Raimondo Peduzzi, ex sindaco e pretore di Faido».
Azienda che ha permesso l'ascensore sociale e l'integrazione - Gatti ha voluto sottolineare, inoltre, «la straordinaria opera di integrazione» della Monteforno e di ridistribuzione della ricchezza, che ha permesso ai dipendenti di migliorare la propria condizione sociale: «I figli degli operai della Monteforno, provenienti dal Ticino, ma soprattutto dal Nord Italia, dove realtà industriali simili esistevano già, e poi dal Sud, sono entrati nei gangli della società. Questa azienda ha generato benessere per una regione intera».
Nel 1994 non vi era nessuno che guadagnava meno di 4.000 franchi al mese - Una realtà che, come ha ricordato Gatti, «è finita lentamente», ed ha avuto il suo epilogo con l'inizio della nuova globalizzazione liberista post-caduta del muro di Berlino: «Siamo passati dagli oltre 1.000 dipendenti degli anni d'oro, 1.150 per l'esattezza, ai 335 al momento della chiusura, nel 1994. È finita, è vero, ma quest'azienda è stata un esempio, anche per quanto riguarda il trattamento salariale. Nell'ultimo anno di attività non vi erano dipendenti che guadagnassero meno di 4.000 franchi mensili. E parlo ormai di oltre 20 anni fa. Se guardiamo la situazione di oggi in tante realtà aziendali ticinesi, dove ci sono salari di nemmeno 3.000 franchi, ci rendiamo conto perché la Monteforno ha rappresentato un modello di cività del lavoro in Ticino».