Jessica Bottinelli: "Ci vuole la svolta"
BELLINZONA - La scommessa del Ticino sulle grandi aziende della moda internazionale non piace a tutti. Ad esprimere la propria critica nei confronti di un settore su cui il Ticino sta puntando molto negli anni è Jessica Bottinelli, candidata al Municipio di Chiasso e Presidente della direzione cantonale dei Verdi. Un'economia d'importazione di basso valore aggiunto che però, renderebbe a livello fiscale.
Ieri la Dichiarazione di Berna ha presentato un rapporto nel quale - si legge nel testo di Bottinelli - critica le grandi aziende di moda internazionale che si sono insediate in Ticino per approfittare delle condizioni fiscali vantaggiose e che fanno enormi profitti grazie a lavoratori pagati una miseria nel Terzo mondo".
Salari che non consentono di vivere in Svizzera e 3/4 dei dipendenti frontalieri
Secondo Bottinelli, in Ticino, come nel Terzo mondo, il problema riguarda la qualità degli impieghi.
Impieghi retribuiti con salari molto bassi ed in diminuzione (tra il 2008 e il 2012 si è registrato un calo del 16,4%), che non consentono di poter vivere in Ticino e che vengono occupati per i 3/4 da manodopera frontaliera.
La logistica
Per quanto riguarda la logistica, "il rapporto 2011 dell’Osservatorio dello sviluppo ambientale dice chiaramente che queste attività comportano “una richiesta di suolo non indifferente e, indirettamente, costi aggiuntivi per i Comuni coinvolti, non sempre compensabili con le imposte pagate da queste aziende (in ragione del numero esiguo di addetti, ma anche della ramificazione nazionale e internazionale in cui si inseriscono)”". In pratica costano più di quanto rendono.
I costi sociali
Poi ci sono i costi sanitari dovuti all'inquinamento generato dalle polveri sottili PM10 prodotte dal traffico pesante. I soli costi sanitari dovuti alle polveri fini PM10 prodotte dal traffico pesante costano 60 milioni l’anno alla collettività, oltre 400 franchi a testa.
Nel settore della logistica partono da 3.000 franchi lordi al mese e come ha ammesso il preisidente dell'Associazione ticinese imprese di spedizione e di logistica (ATIS) Fabio Maciocci, i frontalieri sono oltre il 50%" nel ramo.
I salari nella logistica
Bottinelli ricorda che "per quanto concerne il commercio all’ingrosso per far fronte ai casi di dumping si è dovuto introdurre un Contratto normale di lavoro, con salari minimi da 17,30 franchi l’ora (fanno circa 2'900 franchi lordi al mese per 13 mensilità). Non stupisce quindi che anche in questo caso il numero di dipendenti frontalieri sia raddoppiato dal 2004 a oggi".
Più posti di lavoro creati, ma disoccupazione raddoppiata
La candidata al Municipio esprime la sua critica nei confronti del Consiglio di Stato. "Come al solito in questo cantone si pone molta enfasi sugli introiti fiscali di alcune imprese che godono di regimi fiscali speciali e che potrebbero anche decidere di delocalizzare con l’entrata in vigore della riforma III delle fiscalità delle imprese, come già è avvenuto per aziende che hanno prontamente traslocato
dopo aver beneficiato di sgravi fiscali per anni. Silenzio totale invece sui costi che scaricano sulla comunità e sui benefici reali per il territorio e la popolazione residente. Questa strategia di sviluppo
economico si è rivelata fallimentare perché in Ticino il numero di aziende e di posti di lavoro è cresciuto notevolmente, addirittura più della media svizzera ma non ci sono stati influssi positivi sull’occupazione residente, anzi il tasso di disoccupazione Ilo è raddoppiato dal 2002".
In Ticino resta soltanto il 14% del territorio
Bottinelli, ricordando che i Verdi del Ticino hanno già inoltrato al Consiglio di Stato una mozione per chiedere che gli studi economici su cui si basa il cantone per decidere le linee direttive dello sviluppo economico, tengano conto anche del livello dei salari, degli sbocchi professionali per la manodopera residente, della qualità degli impieghi offerti e dell'impatto ambientale, termina il suo intervento con un monito: "Nelle aree di attività del cantone rimane ormai solo il 14% di terreni liberi. "Se non ci decidiamo ad operare una svolta qualitativa e a capire che il vero valore delle imprese sono i posti di lavoro di qualità con salari che permettano ai residenti di vivere degnamente e di reinvestire nell’economia cantonale, sprecheremo il poco territorio ancora rimasto per avere più traffico, più inquinamento, più
disoccupati, salari in calo e una qualità di vita sempre peggiore. E non ci sono introiti fiscali che possano ripristinare questo degrado".