Giorgio Ghiringhelli annuncia il lancio di un'iniziativa popolare per modificare la Costituzione federale
BELLINZONA - Risale a pochi giorni fa, all'11 dicembre, la decisione del Tribunale federale di non vietare il velo islamico a scuola. Il caso riguardava un'alunna minorenne di una scuola pubblica di St. Margrethen (SG). I genitori si erano opposti al divieto della direzione dell'istituto scolastico sangallese ed avevano presentato ricorso.
La controversia tra i genitori dell'adolescente e le autorità scolastiche di St. Margrethen era scoppiata nell'agosto del 2013 quando la ragazza 13enne si era presentata in classe con un velo islamico, detto "hijab".
Oltre all'UDC, che si è detta scandalizzata per questa sentenza "estranea alla realtà", ad esprimere grande preoccupazione è Giorgio Ghiringhelli che, attraverso un comunicato stampa, nella sua "battaglia per la deislamizzazione dell'Europa", ha annunciato l'intenzione di attivarsi per il lancio di un'iniziativa popolare a livello nazionale per il divieto di portare il velo o altri simboli religiosi nelle scuole. Il leader de "Il Guastafeste" annuncia di sottoporre questa proposta al Comitato di Egerkingen, lo stesso che aveva lanciato l'iniziativa contro i minareti e che tra breve lancerà l'iniziativa "antiburqa" a livello nazionale.
Ghiringhelli, preoccupato dal fatto che questa sentenza potrà dare il via "al proselitismo islamico fra la nostra gioventù", prende come modello la legge francese che vieta "di ostentare nelle scuole simboli e indumenti religiosi", nel rispetto del principio laico della neutralità confessionale nei luoghi pubblici. Francia che aveva preso atto "delle preoccupanti conclusioni a cui era arrivato un gruppo di lavoro creato dal Ministero dell'educazione nazionale e che aveva messo in evidenza la crescente diffusione del velo islamico nelle scuole e la pressione intollerabile subita dalle ragazze che rifiutavano di indossarlo".
Il responsabile del movimento "Il Guastafeste" osserva, inoltre che "il divieto francese è già stato considerato legittimo dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha respinto un ricorso presentato da un’allieva musulmana, per cui doppiamente non si capisce la decisione del Tribunale federale svizzero".