Il sistema consente di pagare con la carta di credito fino a 40 franchi senza la necessità del codice e senza inserire la carta nel terminale. Le riflessioni dell'esperto Giovanni Bettoni
LUGANO - Monete e banconote? Sono in lenta, ma inesorabile, via d'estinzione. È guerra al cash in Svizzera e nel resto del mondo. Il contactless prende sempre più piede tra i consumatori. Comodità e praticità alla base del sistema che consente di pagare con la carta di credito fino a 40 franchi senza la necessità del codice. Ma questa tecnologia è davvero sicura? E non incentiva l'indebitamento giovanile? "Nel giro di qualche anno - sottolinea Giovanni Bettoni, condirettore di Cornèrcard - tutte le carte di credito saranno dotate della tecnologia contactless".
Signor Bettoni, può spiegare in maniera sintetica qual è il principio cardine del contactless?
Contactless in inglese significa 'senza contatto'. L'idea è quella di pagare con la carta di credito senza avere un contatto con il terminale di pagamento alla cassa del negozio. Semplicemente si avvicina la carta al terminale, a pochi centimetri. Questa modalità funziona fino alla soglia dei 40 franchi (25 euro in Europa), limite al di sotto del quale una persona mediamente decide di pagare in contanti. Il contactless è infatti finalizzato a ridurre la mole di cash in circolazione.
Con quali vantaggi?
In generale maggiore efficienza. E poi maggiore rapidità nel pagare i piccoli acquisti, in quanto il pagamento contactless avviene in poco più di un secondo. Senza contare che chi vende si ritrova con meno contanti in cassa. E questo è assolutamente un bene. Ricordo, ad esempio, che in molte stazioni di benzina americane il contante non è più accettato.
Oggi qual è la situazione del contactless in Europa?
Sono in circolazione già oltre 130 milioni di carte Visa contactless. Altrettante sono le MasterCard. Il fenomeno è esploso e non si arresterà. Cornèrcard ha introdotto queste carte sin dall’inizio e cioè dal 2008.
Si segnalano tentativi di imitazione degli apparecchi in grado di riconoscere la tecnologia contactless. Significa che qualcuno potrà sottrarci 40 franchi in modo subdolo anche nei momenti più consueti? È un problema reale?
No. È una leggenda metropolitana, di cui siamo a conoscenza. Un simile rischio non esiste. Il contactless è sicuro e collaudato. Il terminalino di pagamento riconosce le carte attraverso particolari codici e utilizzando tecnologie di crittografia assolutamente sicure. Impossibile riuscire a sottrarre con successo degli importi.
Perdere la carta, tuttavia, adesso potrebbe essere fatale. Prima per usarla serviva il codice. Con il contactless invece i malintenzionati possono andare a nozze...
I malintenzionati potrebbero usarla per i piccoli importi. E dopo qualche transazione sarebbe comunque richiesto il codice. Eventuali transazioni fraudolente sono a carico della banca che ha emesso la carta. Il cliente, dunque, non rischia nulla.
Cosa deve fare chi perde la carta?
Appena se ne accorge, deve avvisare la sua banca di riferimento. L'unica cosa che si chiede al cliente è di avere cura della sua carta.
In Svizzera l'indebitamento giovanile è in crescita. La diffusione del contactless non incentiva i giovani a spendere senza rendersi conto esattamente di cosa stanno facendo?
Il discorso dell’indebitamento non è collegato alla tecnologia usata sulla carta, bensì al tipo di prodotto usato. Va fatto infatti un discorso educativo. Solo chi ha 18 anni può richiedere una carta di credito. Per quanto riguarda i minorenni, noi spingiamo con successo le carte prepagate. E lì non c'è indebitamento. Prima si versano i soldi, poi si spende. La carta di credito la si può eventualmente ricevere in un secondo tempo. E a quel punto il giovane dovrebbe avere imparato a gestire il proprio denaro.
A titolo d’esempio, in Italia già oggi non è possibile acquistare qualcosa che costi più di 1000 euro in cash. Il contante sparirà definitivamente?
Premesso che andare in giro col cash non piace a nessuno, credo che ci vorranno diversi decenni prima di stravolgere definitivamente le nostre abitudini. È soprattutto una questione culturale.