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STABIOChi ha detto che la cultura non serve a fare soldi?

16.10.14 - 06:05
Roberta Nicolò, 42 anni di Stabio, ha ideato una start-up che non si vergogna di fare dell’arte anche un’occasione di guadagno personale
Chi ha detto che la cultura non serve a fare soldi?
Roberta Nicolò, 42 anni di Stabio, ha ideato una start-up che non si vergogna di fare dell’arte anche un’occasione di guadagno personale

STABIO - La cultura? Arricchisce l’animo, si dice; difficilmente il portafoglio. Eccezioni escluse, che dimostrano come la convinzione diffusa sia pregiudizio e bugia. Accade proprio in Ticino che si dimostri il contrario: e che di cultura ci si possa nutrire in senso metaforico ma anche letterale. Per Roberta Nicolò è diventata un’occasione di guadagno: da non sminuire e ridurre a mera fonte di introito personale, certo, ma neppure da guardare con la rassegnazione di chi non potrà mai trarne forma di sostentamento. La sua start-up, senza dubbio originale nelle intenzioni, mette ancora al centro le persone e il sapere; consapevole però che non è peccato considerarli anche spunto per il proprio profitto.

L'importanza di comunicare bene - L’utile si unisce al dilettevole, il piacere al dovere. “Faigirarelacultura” non è un modo di svilire la cultura; piuttosto di valorizzarla. Perché spesso "le difficoltà di un’associazione culturale nascono proprio da una comunicazione insufficiente, un’incapacità ad offrirsi al pubblico". L’attività di Roberta, 42 anni, ufficio a Stabio, aspira proprio a dare aiuto: accordando un taglio in un certo senso edificante e filantropico a un’attività che resta professionale. "Il progetto nasce all’interno di Ananse Communication, ideata anni fa con una collega italiana: un’agenzia di comunicazione e management che offre servizi e consulenza in ambito culturale, sociale e artistico, con particolare attenzione al mondo del no profit. Si tratta di due realtà lavorative che operano in diretta collaborazione sul territorio svizzero e italiano, creando un ponte fra le realtà culturali presenti dei due Paesi e implementando lo sviluppo di progetti transfrontalieri".

Tutto questo non mi bastava - Studi antropologici che l’hanno portata a dirigere La Corte di Miracoli, sodalizio di promozione sociale attivo a Siena, Roberta confessa: "Ho sempre voluto tornare in Ticino. Ananse Communication Suisse è stata registrata nell’aprile 2014, ma lavorava già da tempo. Il mio obiettivo era ed è far crescere piccole realtà culturali attraverso analisi, pianificazione, redazione business plan, individuazione di strategie di marketing personalizzate. Ma tutto questo non mi bastava. Sentivo di avere bisogno di qualcosa in più. “Faigirarelacultura” nasce nel marzo 2013, quando ero ancora freelance".

Prima l'agenda, poi un'App - In un anno e mezzo di attività, ha trasformato in eco-shopper vecchie locandine e manifesti promozionali; ideato un bando di concorso con in palio un anno di promozione che è sfociato in un’agenda per ragazzi, venduta online o al “D’eco design shop” di Lugano; inventato un programma radio con un’emittente toscana per dare impulso oltreconfine alla musica e cultura ticinese. "Nato il 4 novembre 2013, riprenderà lunedì 20 ottobre. Abbiamo rinnovato anche il bando di concorso. Il primo anno erano 12 e lo scorso siamo saliti a 16, la speranza è poter premiare sempre più realtà. Dall’agenda siamo passati all’app, che uscirà il prossimo mese di novembre".

E il "Profit?" - "Però, ok il no profit, ma per vivere bisogna anche fare profit". Ecco dunque che “Faigirarelacultura” diventa una start-up con tutti i crismi. "Continueremo a offrire servizi al no profit. Ma sto anche sviluppando nuove strategie aziendali. Ad esempio, chi non vincerà il concorso potrà comunque acquistare il proprio spazio promozionale. Inoltre, proporrò programmi su misura alle realtà che verranno da me con l’intento di promuoversi. È vero, i loro budget spesso sono limitati: ma in un’ottica lungimirante, l’investimento si ammortizza. Spesso le associazioni culturali fanno fatica a sopravvivere perché non sanno vendersi: per esempio, non hanno il tempo e le competenze per produrre il materiale necessario ad accedere a un fund raising, come un business plan serio. Certe cose non si possono improvvisare, anche perché un’impresa culturale è qualcosa di molto diverso da quello che normalmente porta questo nome".

Bando ai pregiudizi - Insomma: vietato cadere in quel vecchio errore secondo cui la cultura è arte che non si sporca con le cose del mondo. Se vuole realizzare la propria vocazione, e parlare al popolo, non può snobbare il marketing: non un ripiego frustrante, ma un supporto necessario per emergere e arrivare là dove si aspira.

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