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MENDRISIOPaziente legato al letto, la replica della sorella

24.05.12 - 18:53
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Paziente legato al letto, la replica della sorella

MENDRISIO - “In primis, la dottoressa pare confondere la medicina con la veterinaria”. Sono dure e accorate le parole che la sorella del paziente - del quale aveva denunciato le cattive condizioni e il fatto d’essere stato legato al letto - rivolge nei confronti della Clinica Psichiatrica di Mendrisio.

L’ira della sorella non risparmia la dottoressa Raffaella Pozzi, che, precedentemente interpellata, aveva  spiegato le ragioni che stanno dietro alla cosiddetta "contenzione fisica": "La dottoressa fa mostra di non conoscere nemmeno l'abbecedario dei diritti umani, ovvero dei diritti dei pazienti”.

È con rabbia che la sorella del paziente della Clinica Psichiatrica contraddice quanto detto dalla dottoressa adducendo altre argomentazioni e invitando a “informarsi sulle norme di legge cantonali, federali (Legge Assistenza Socio Psichiatrica) ed internazionali (CEDU) che regolano i diritti umani”, e sottolineando l’esistenza di norme che “vietano le legature al letto, ovvero trattamenti degradanti ed inumani”. Norme che, spiega: “Esistono eccome, soltanto che non vengono rispettate”.

La posizione della sanitaria, per la parente del paziente, insomma, non può essere condivisa anche per i seguenti motivi: “La pratica di legare al letto gli esseri umani viola un intero quadro normativo nazionale ed internazionale. Dopo la seconda guerra mondiale e le infamie dei campi di sterminio nazisti, le barbarie della guerra a parte, la comunità internazionale ha deciso di proclamare con forza di leggi universali delle barriere invalicabili alla sofferenza umana e alla violazione dei diritti dell’uomo”.

Per la sorella insomma la contenzione, “se paragonata alla misura dell’isolamento di una persona in camera di sicurezza (già condannata dalla nostra Alta Corte di Losanna), è ben più incisiva dal profilo della privazione della libertà personale, poiché all’evidenza la libertà personale è azzerata poiché fisicamente la persona umana è stretta nelle cinture e catene strette al letto per giorni e settimane”.

Puro essendo a conoscenza del fatto che l’art. 40 cpv. 2 LASP preveda che la costrizione fisica può essere attuata “solo in caso di grave necessità e deve cessare immediatamente quando non risulti più indispensabile”, nel caso concreto, la sorella trova che “aver tenuto legato al letto per settimane, in modo continuato anche dopo averlo adeguatamente sedato, per settimane e settimane, è una misura di carattere punitivo disciplinare, il cui scopo è soltanto quello di rinforzare il carattere punitivo e non ha effetti di cura della persona di sorta – e conclude -. La dignità umana è assoluta, il divieto della tortura è assoluto”.

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