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TICINOAumenta il lavoro per i frontalieri, non per i ticinesi

14.03.12 - 10:13
In un anno creati 3.000 nuovi posti di lavoro in Ticino e 5.631 frontalieri in più
Tipress (archivio)
Aumenta il lavoro per i frontalieri, non per i ticinesi
In un anno creati 3.000 nuovi posti di lavoro in Ticino e 5.631 frontalieri in più

BELLINZONA - In Ticino un lavoratore su quattro è frontaliere. L'aumento dei frontalieri negli ultimi 12 mesi è stato di 5.631. A fine 2010 erano 48.305, a fine 2011 54.000. Nell'ultimo anno in Ticino i nuovi impieghi creati sono stati 3.000. Aumentano i posti di lavoro quindi, ma non per chi abita in Ticino. L'apertura dei mercati ha inevitabilmente stravolto il tessuto economico cantonale. "Sì, va bene la libera circolazione, ma qui è andato tutto troppo in fretta" ci aveva raccontato qualche settimana fa una ragazza ticinese in disperata ricerca di lavoro come impiegata di commercio. "Nei colloqui poi, ci si sente umiliati. Quando ti dicono che con il salario che guadagnavo nella ditta dove lavoravo, ci pagano due frontalieri, come vuole che ci si senta? Io ho già qualche anno di esperienza di lavoro, abito a Lugano, non in Italia. Con 3.500 franchi lordi, tra affitto, cassa malati... Alla fine del mese non ti resta più niente".

Ed è proprio nel terziario, come scrive oggi la Regione, in cui si è assistito, negli ultimi cinque anni, a una crescita massiccia. E nessuno dei settori è stato risparmiato dal fenomeno, amministrazione pubblica compresa (49 frontalieri nel 2006, 54 nel 2011). Una tabella sulla Regione di oggi, mostra l'evoluzione degli ultimi cinque anni, dal 2006 al 2011. La crescità è iniziata nel 2007 e il Ticino conosce tassi più elevati rispetto alla media nazionale.

Nel settore dell'informazione e della comunicazione l'aumento di lavoratori frontalieri è stato del 91%. Se nel quarto semestre del 2006 gli addetti erano 446, nello stesso periodo del 2011 erano 852. Un aumento significativo a fronte di 218 ticinesi che nel febbraio del 2012 cercavano lavoro in quell'ambito. Anche nelle attività finanziarie e assicurative, settore che tradizionalmente è stato sempre appannaggio dei residenti, vi è stata un'esplosione di addetti d'oltre confine. Si è passati dai 375 del 2006 ai 671 del 2011.

Ma perché banche, assicurazioni, scuole prediligono i frontalieri? Sono più svegli, più dinamici, più economici? A queste domande poste da LaRegioneTicino, ha risposto Amalia Mirante, economista all'Università della Svizzera Italiana: "Le possibilità sono due: o sono più flessibili, più motivati, più preparati e quindi dobbiamo riflettere seriamente sul livello della nostra istruzione. Oppure accettano salari più bassi e condizioni di lavoro peggiori".

E a proposito di salari e condizioni di lavoro è sempre la stessa professoressa a spiegare le ragioni del massiccio aumento di lavoratori frontalieri nel settore finanziario: "Probabilmente trovano personale formato, dinamico e intraprendente a costi minori. Un laureato in economia, fino a qualche anno fa, guadagnava attorno ai 5.500 franchi al primo impiego. Ora si parla di un salario mensile che varia dai 3.500 ai 4.000 franchi. Difficile viverci in Svizzera".

Un'altra questione riguarda le aziende, cioé coloro che assumono e quindi danno lavoro ai lavoratori che risiedono al di là del confine. Aziende che, per due terzi hanno capitali non ticinesi, con dirigenti italiani. Aziende che assumono frontalieri. Normale, no? "Insomma - risponde la professoressa - non si possono avere solo vantaggi. L'azienda manifatturiera italiana viene per ragioni fiscali, per i servizi messi a disposizione dal Cantone come pure la burocrazia snella. E se fa lavorare solo frontalieri, prende senza dare. Come probabilmente vorrebbe anche fare la svizzera Swatch: si parla di salari da 2.500 franchi. Evidentemente se il Cantone offre sgravi fiscali e non si crea lavora anche per i residenti, non è una crescita positiva".  

E a proposito di occupazione, in Ticino si prospettano tempi difficili. "Se il tasso di crescita dell'economia svizzera sarà dello 0,4% anche in Ticino, allora perderemo circa mille posti di lavoro. I settori più a rischio sono il turismo, il commercio al dettaglio e le aziende a basso valore aggiunto".

Anche fra i docenti aumentano quelli frontalieri. Sono 100 nelle scuole cantonali conteggiati nel 2011 su 3.600 , mentre erano 72 nel 2009.
 

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