Le indagini non hanno evidenziato carenze nelle cure prestate alla ragazza, una delle tre vittime ticinesi dell'attentato di Marrakesh
CADENAZZO - Per salvare la vita a Cristina Caccia, una delle tre vittime ticinesi dell’attentato di Marrakesh, fu fatto il possibile sia in Marocco, quanto in Svizzera. È quanto stabilito dalla procura di Zurigo che aveva aperto un'inchiesta per accertare eventuali errori medici dopo il decesso della 25enne di Cadenazzo.
Le indagini - come riporta la Rsi - non hanno evidenziato carenze nelle cure prestate alla ragazza, rimpatriata il giorno successivo alla strage, la sera del 29 aprile. Soltanto con il senno di poi – è stata questa la conclusione degli inquirenti – si sarebbe potuto agire diversamente in alcune circostanze.
La famiglia Caccia ha ora deciso di non domandare alla magistratura zurighese l’assunzione di altre prove e per questo l’incarto verrà presto archiviato.
Il padre di Cristina, Arnaldo Caccia si dice dunque soddisfatto delle risposte ricevute dal medico: "ci ha permesso di capire meglio quanto successo".