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MENDRISIOClinica psichiatrica cantonale: "Da noi anche giovani sani"

27.09.11 - 15:52
Il Direttore medico della Clinica ammette: "Vi sono dei giovani che vengono ricoverati qui solo per la necessità di contenerli. Non ci sono strutture adatte"
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Clinica psichiatrica cantonale: "Da noi anche giovani sani"
Il Direttore medico della Clinica ammette: "Vi sono dei giovani che vengono ricoverati qui solo per la necessità di contenerli. Non ci sono strutture adatte"

MENDRISIO - “Di quel posto porto solo un brutto ricordo. Mi sono sentita abbandonata a me stessa e i farmaci non mi hanno minimamente aiutata”, racconta C. ragazza oggi 18enne di Lugano. “In poco tempo, durante la mia degenza, sono diventata dipendente dai farmaci. E i medici non facevano altro che aumentare le dosi”, spiega F. ragazza 29enne. “Mio fratello? Lo trovavo imbottito di sedativi e con la bava alla bocca. Per fare cambiare le cose mi sono dovuto imporre a muso duro”, racconta L. Suo fratello è ricoverato in clinica a causa di un crollo nervoso.

Testimonianze di chi è in un ospedale psichiatrico. Casi di giovani che lottano. Alcuni contro un male oscuro, altri contro la dipendenza da droga o da farmaci, altri ancora contro un sistema che li rinchiude in un ospedale psichiatrico perché non ci sono strutture in grado di accoglierli.

Storie, che il Dott. Silvano Testa, Psichiatra e psicoterapeuta, Direttore medico della Clinica psichiatrica cantonale, conosce bene. “Giovani ricoverati nelle cliniche psichiatriche ce ne sono sempre stati. Vi sono alcune patologie il cui esordio avviene notoriamente nella giovane età. Non mi riferisco solo alle tossicodipendenze, ma anche a tutta una serie di malattie psichiatriche maggiori come le schizofrenie”.

Giovani che negli ultimi anni hanno fatto registrare un aumento significativo della loro presenza nella clinica di Mendrisio: “Si assiste in questi ultimi 10-15 anni - spiega Testa - a un aumento dei giovani nella nostra struttura. Negli ultimi hanno superano la decina, quando in precedenza erano molti meno. Quello che colpisce però è l’abbassamento dell’età del primo ricovero”. Casi psichiatrici che, non costituendo una massa critica, non usufruiscono di una struttura pensata appositamente per loro.

A questo si aggiunge il problema delle ospedalizzazioni improprie. Il dottor Testa a tal proposito è costretto ad ammettere la propria impotenza: “Vi sono dei giovani che vengono ricoverati qui in assenza di un disturbo psichiatrico maggiore, solo per la necessità di contenerli. Presentano problemi comportamentali che non sono riconducibili tanto a una malattia, quanto a un deficit educativo o di accudimento. Scappano di casa, rubacchiano in giro, commettono piccoli atti di violenza”.

Un impegno, quello del Dott. Testa, volto a interrompere questa pericolosa spirale. “Sono stato uno dei primi in Ticino ad aver lamentato l’assenza di un centro di pronto intervento contenitivo per dei minorenni in difficoltà. Mancano delle strutture di pronta accoglienza che operino nell’ambito di una problematica delinquenziale e non psichiatrica”.

Nel frattempo Mendrisio resta quel luogo dove vengono condotte anche quelle persone “difficili”. Un ricovero, il loro, che avviene spesso con la forza. Si tratta di ospiti che, se agitati e violenti, in qualche modo bisogna contenere. “Possono eventualmente essere dati dei sedativi al momento dell’ammissione – spiega il nostro interlocutore -. Spesso sono i pazienti stessi a chiederlo. È lo stesso vale per i ricoveri coatti, per i quali ci può essere una situazione di agitazione psico-motoria che richiede una sedazione preventiva”.

Sedazione che, a volte, spaventa i familiari dei pazienti. “Capita che il farmaco dia effetti collaterali, il paziente è rallentato, a volte persino con la bava alla bocca. Questo non vuol dire necessariamente sedazione pesante, anzi, il nostro impegno è volto proprio alla diminuzione della somministrazione dei farmaci. Anche se talvolta sono necessari”.

Questo perché ad avere paura sono spesso gli operatori stessi della clinica. Loro la violenza l’affrontano quotidianamente e cercano di contenerla. “Ci sono purtroppo anche momenti in cui abbiamo paura, e questo a causa di una violenza che è sempre più agìta. Basti pensare che in alcuni ospedali psichiatrici cominciano ad esserci dei posti di polizia. Abbiamo colleghi medici o infermieri che sono finiti al pronto soccorso. In situazioni particolarmente a rischio, almeno all’inizio, c’è la possibilità di sedare molto, ma stiamo lavorando per evitare che questo avvenga”.

Una paura dettata dall’arrivo di ospiti “pericolosi”. “Alcuni pazienti agiscono in maniera delinquenziale, ma sembra che non facciano mai abbastanza per avere conseguenze di tipo penale. Questi vengono psichiatrizzati. E noi ci troviamo di fronte a persone che delinquevano fuori, delinquono qui, sono minacciose e dovrebbero stare altrove”.

Stiamo parlando dei ricoveri di tipo coatto-amministrativo, che vengono decisi dalla Commissione Tutoria Regionale o da un medico psichiatra. “Siamo l’ultima ruota del carro – ammette Testa -. Non mi sono mai opposto ad accogliere questi ospiti, ma trovo sia una cosa improponibile e infernale. Questo perché siamo una struttura che cerca un rapporto di tipo collaborativo con i pazienti. Quando ciò non è possibile, perché c’é un delirio o un deficit psichiatrico da parte del paziente, interveniamo farmacologicamente. Ma come si può somministrare psicofarmaci a un ragazzino che non soffre di un disturbo psichiatrico?”.

Scappano? Lo sappiamo. “A un paziente che non è psichiatrico e mi viene mandato qui per altre ragioni, io non do un goccio di sedativo. Il rischio naturalmente è che scappi. Questo perché lavoriamo con reparti aperti. Così facendo in un anno abbiamo dimezzato i ricoveri impropri. Di casi del genere ce ne mandano di meno. Proprio perché non ci assumiamo la responsabilità di sedare chi di sedativi non ha bisogno. E così scappa”.

Da tempo è sul tavolo del Consiglio di Stato una proposta per creare un centro di pronta accoglienza con aspetto contenitivo per quei giovani in rottura con la società cui si faceva prima riferimento. Con un possibile risvolto della medaglia… “Con una struttura di questo tipo il rischio di abusi è dietro l’angolo - conclude Testa -. Per un eventuale centro di pronta accoglienza sarà fondamentale definire chiaramente chi va ospedalizzato, a che condizioni, e quali i suoi diritti. Il rischio? Che si usi la struttura per fare una sorta di ‘pulizia’ di tutto ciò che non si vuole libero per la strada”.

Un po’ quel destino degli ospedali psichiatrici che aveva previsto Basaglia e cioè di essere usati per altro rispetto a quello per cui sono realmente nati. “In passato arrivavano da noi i giovani con ritardi mentali, poi i malati di Alzheimer, quelli malati di Aids, e oggi i giovani e i delinquenti”.

Ad oggi - In riferimento ai centri di pronta accoglienza il nuovo Consiglio di Stato, dopo essere stato informato dei lavori svolti durante la passata legislatura, ha incaricato un gruppo di lavoro interdipartimentale (DSS, DECS e DI) di svolgere ulteriori approfondimenti entro la metà di ottobre 2011. Il gruppo di lavoro consegnerà il suo rapporto entro il termine dato.

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