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TICINOFrontalieri, salario legato al cambio

10.08.11 - 14:03
Proposta leghista in un'interrogazione: legge che dia la possibilità ai datori di lavoro di stipulare, con i lavoratori frontalieri, contratti di lavoro in franchi svizzeri legati al cambio. "Lavoratori domiciliati svantaggiati"
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Frontalieri, salario legato al cambio
Proposta leghista in un'interrogazione: legge che dia la possibilità ai datori di lavoro di stipulare, con i lavoratori frontalieri, contratti di lavoro in franchi svizzeri legati al cambio. "Lavoratori domiciliati svantaggiati"

BELLINZONA - Tra i lavoratori frontalieri l'aria che si respira è frizzante. Negli uffici e nelle fabbriche non si parla d'altro. La parità tra franco ed euro è ormai realtà. Nel giro di pochi mesi, in busta paga il lavoratore frontaliere si è visto aumentata la sua paga di almeno il 30% a differenza di quelli ticinesi che, in pratica, sono rimasti al palo.

Alcuni deputati della Lega dei ticinesi e l'indipendente Sergio Morisoli, attraverso una interrogazione inoltrata oggi, chiedono al Consiglio di Stato se questa situazione non "abbia creato una rilevante e ingiustificata disparità di trattamento tra lavoratori svizzeri, stranieri domiciliati e lavoratori frontalieri".

Nella premessa viene fatto un esempio di un lavoratore che guadagna 4mila franchi al mese. Fino alla fine del 2009 il cambio fra franco Svizzero ed Euro era di circa un euro per un franco e cinquanta. Oggi siamo vicini alla parità. Nel conteggio viene considerato un euro per 1,12 franchi. Per un frontaliere, grazie al cambio favorevole, questo ha significato un aumento di 1.000 franchi al mese in più.

Quindi attualmente il dipendente svizzero o domiciliato percepisce uno stipendio di Fr. 4'000 mentre il frontaliere "percepisce" un maggior potere d'acquisto di Fr. 1.000,00 mensili (quindi un 25% in più) per lo stesso tipo di prestazione. Secondo i deputati firmatari dell'interrogazione "tutto questo ingiustamente e senza alcun merito produttivo in rapporto al dipendente svizzero o straniero qui domiciliato". Ovviamente - si legge - fa parte della normalità il fatto che in una regione di confine si speculi in questo modo, ma è altrettanto normale che si chieda di prendere provvedimenti affinché questo genere di vantaggi non  attiri – come invece pare stia già capitando – troppi frontalieri".

I deputati, vista la situazione, temono quella che considerano "la nefasta possibile introduzione – tanto auspicata dalla sinistra – di un salario minimo di Fr. 4'000  mensili" e chiedono alla politica di trovare una soluzione, anche in vista del contenzioso fiscale fra Svizzera e Italia e la minaccia di ritorsioni per il congelamento dei ristorni dei frontalieri.

Questo atto è solo la prima richiesta che il Governo dovrebbe accogliere  per il benessere del nostro amato Ticino e per la gente che ci vive. Ma anche e soprattutto per una parità di trattamento tra dipendenti svizzeri o stranieri domiciliati, e lavoratori frontalieri".

"Una soluzione - scrivono i deputati - potrebbe essere quella concedere ai datori di lavoro, tramite un decreto legislativo o una modifica di Legge, la possibilità di stipulare, con i lavoratori frontalieri, contratti di lavoro che prevedono una remunerazione in franchi svizzeri che varia seguendo l'eventuale apprezzamento o deprezzamento dell'euro. Così facendo, i lavoratori frontalieri, riceverebbero sempre l'importo (calcolato in euro) che avrebbero percepito se il contratto iniziale fosse stato stipulato in euro. In pratica non risentirebbero di un eventuale deprezzamento come di un eventuale apprezzamento dell'euro. Così facendo i frontalieri manterrebbero sempre lo stesso stipendio dei lavoratori svizzeri o stranieri domiciliati.

Per i frontalieri che attualmente lavorano già in Svizzera si potrebbe adattare il loro salario in franchi tenendo in considerazione il cambio al momento della loro assunzione.

Evidentemente, conclude l'interrogazione, sarà necessario disporre degli strumenti adatti a vigilare affinché la modifica proposta non si trasformi in ulteriore dumping salariale, o svantaggio al momento dell’assunzione, a danno dei dipendenti ticinesi".

 

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