LUGANO - C'è puzza di bruciato sul cantiere che avrebbe dovuto rappresentare il fiore all'occhiello delle costruzioni ticinesi. L'inchiesta aperta dal Ministero Pubblico Ticinese è coordinata addirittura dal numero uno della procura, il Procuratore Generale John Noseda, il che potrebbe far presagire che dietro a questa inchiesta ci potrebbero essere ulteriori e clamorosi sviluppi.
Il bubbone è scoppiato. Sul cantiere dell'ex Palace sul quale sta prendendo forma il futuro centro culturale di Lugano le irregolarità riscontrate hanno portato alla denuncia di due persone, di cui una è stata arrestata.
I reati ipotizzati sono estorsione, usura e falsità in documenti.
Nella conferenza stampa Unia ha denunciato condizioni di lavoro proibitive dettate anche dai ritardi accumulati sulla tabella di marcia di realizzazione. Gli operai lavoravano a turni, dalle 7 alle 24, pagati dagli 8 agli 11 euro all'ora. Unia ha raccolto le denuncie dei lavoratori da cui sono emersi, addirittura, tre casi di infortuni gravi. I lavoratori infortunati sarebbero stati trasportati con mezzi privati in ospedali italiani.
Altre forme di irregolarità riguardavano anche il mancato versamento del secondo pilastro all'insaputa dei lavoratori e forme di lavoro a cottimo ai quali erano sottoposti i lavoratori legati alla metalcostruzione. Inoltre le telecamere di sorveglianza sarebbero state utilizzate a fini di controllo sui lavoratori, una pratica questa che la legge vieta.
La Città di Lugano, committente del cantiere è al corrente di queste denuncie e il 15 aprile ha chiesto alla Comsa, consorzio vincitore dell'appalto, di bloccare i pagamenti alla ditta coinvolta nell'inchiesta.
Per la precisione, i promotori della parte privata del progetto ex-Palace, ci tengono a precisare che la problematica non riguarda il cantiere di loro pertinenza, bensì esclusivamente la parte pubblica del cantiere denominata LAC.