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TICINO"La pena di morte? Avremmo avuto contro il mondo intero..."

25.08.10 - 10:18
Giorgio Galusero, ex ispettore della polizia cantonale che si occupò del caso Peiry, commenta il clamoroso ritiro dell'iniziativa. Il "sadico di Romont" (nella foto), il serial killer più feroce che la Svizzera ricordi, nel 1986 violentò e uccise un giovane di Giornico. Anche Berna si esprime sul dietrofront: "Mai successa una cosa simile".
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"La pena di morte? Avremmo avuto contro il mondo intero..."
Giorgio Galusero, ex ispettore della polizia cantonale che si occupò del caso Peiry, commenta il clamoroso ritiro dell'iniziativa. Il "sadico di Romont" (nella foto), il serial killer più feroce che la Svizzera ricordi, nel 1986 violentò e uccise un giovane di Giornico. Anche Berna si esprime sul dietrofront: "Mai successa una cosa simile".

GIUBIASCO – Chi violenta e uccide una persona deve finire sulla sedia elettrica. Di fatto è ciò che si voleva ottenere con la raccolta firme lanciata ieri in Svizzera e ritirata nel giro di 24 ore. L'iniziativa ‘Pena di morte in caso di assassinio in concorso con abusi sessuali’ chiedeva la pena capitale per chiunque commetta un omicidio in relazione a un atto sessuale con fanciulli, coazione sessuale o stupro. E mentre sia in patria sia all’estero i commenti si sprecavano, la memoria collettiva ha riesumato la figura di Michel Peiry, il più feroce serial killer che la Svizzera ricordi. Giorgio Galusero, parlamentare in Gran consiglio per il PLR, quando era ispettore della polizia cantonale si occupò direttamente del caso del ‘sadico di Romont’. Nel 1986 Peiry, in transito da Bellinzona, violentò e uccise un giovane di Giornico. A Galusero abbiamo chiesto un parere sull’iniziativa proposta da parenti e conoscenti di alcune vittime di violenza in Svizzera e clamorosamente ritirata stamattina.

Centomila firme per reintrodurre la pena di morte su suolo elvetico. Da ex inquirente del caso Peiry e da politico come si è posto di fronte a questa iniziativa?
"Scinderei i due ambiti innanzitutto. Partiamo dal primo. Ancora oggi c’è chi scoppia in lacrime sentendo la storia raccapricciante di quel ragazzo. Da ex poliziotto, e da essere umano, avrei detto ‘sì’ alla pena di morte nei casi in cui la colpevolezza del criminale è provata al cento per cento. E poi qui si parla di gesti atroci. Il 18enne di Giornico venne stuprato, picchiato e infine bruciato da Peiry. E come lui almeno altri tre ragazzi. Inaudito. A oltre 20 anni di distanza, ho ancora nelle orecchie le grida di disperazione della famiglia del povero ragazzo. All’epoca poi avevo una bimba piccola anche io. Mi sentivo coinvolto anche come padre. Quando ho sentito che qualcuno spingeva verso l’introduzione della pena di morte, tutte queste sensazioni mi sono tornate in mente".

E il Galusero politico come la pensa invece?
"Pensa che bisogna fare molta attenzione. Da una parte c’è un discorso etico che, personalmente, vista la mia drammatica esperienza, fatico a condividere. Dall’altra ci sono gli impegni che la Svizzera ha preso a livello internazionale. Il ritiro di questa iniziativa probabilmente rappresenta una presa di coscienza di questa situazione".

La Confederazione avrebbe avuto problemi secondo lei?
"Ci sono degli accordi importanti in ballo. Delle convenzioni che la Svizzera ha siglato. I diritti umani vanno rispettati. Anche quelli dei criminali".

E se così non fosse?
"In caso di intransigenza ci saremmo ritrovati contro il mondo intero. O quasi. Nella maggior parte degli altri Paesi, infatti, si va in tutt’altra direzione. E la Confederazione non è un’isola. Deve tenere in considerazione quanto accade nel resto del mondo. Qualcuno, inoltre, potrebbe precisare che nei Paesi in cui è in vigore la pena di morte i criminali continuano, comunque, a uccidere. Di argomentazioni per frenare l’iniziativa ce n’erano parecchie".

Il ritiro repentino di questa iniziativa deve essere interpretato come un male?
"Non lo so. Forse sarebbe stato utile aprire il dibattito su questa questione. Riflettere. Io ho il mio vissuto personale che mi impedisce di essere oggettivo. Certe cose non si dimenticano".

Patrick Mancini

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