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BELLINZONAPreti pedofili: "Così si penalizza anche chi lavora con il cuore"

08.04.10 - 11:25
Don Marco Dania, assistente diocesano di Pastorale giovanile ed educatore 'sul campo' racconta i disagi di chi, in questo particolare momento, si trova quotidianamente a contatto con i bambini
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Preti pedofili: "Così si penalizza anche chi lavora con il cuore"
Don Marco Dania, assistente diocesano di Pastorale giovanile ed educatore 'sul campo' racconta i disagi di chi, in questo particolare momento, si trova quotidianamente a contatto con i bambini

BELLINZONA – “Sulla pedofilia, ritengo che chi si sia realmente macchiato di una colpa simile è giusto che paghi. Indipendentemente dal fatto che sia prete o meno. Ma mi sembra che i media generalizzino un po’ troppo. E così facendo, tutti coloro che svolgono il loro servizio educativo con il cuore, corrono il rischio di essere mal visti.”. Don Marco Dania, assistente diocesano di Pastorale giovanile, è uno che quotidianamente ha a che fare con i bambini. Insegna educazione fisica e religiosa ed è anche responsabile dell’oratorio della Collegiata a Bellinzona. “In questo momento – spiega – chi lavora con i bambini si sente sotto pressione. Troppo. Mi è capitato di sentire colleghi educatori che dicono di volere, comunque, mantenere le distanze dai bambini per paura che un comportamento normale possa essere frainteso. Insomma, così non si arriva da nessuna parte”.
 
Che clima si respira negli oratori?
Innanzitutto di grande solidarietà con le vittime di abusi. Chi lavora con i bambini di fronte a questi episodi non può fare altro che indignarsi e sperare che la giustizia faccia il suo corso. Per gli uomini di Chiesa non è un periodo facile. Perché per colpa di alcuni casi sembra quasi che adesso tutti i preti sono pedofili. Il problema della pedofilia coinvolge tante categorie: insegnanti, medici, educatori, allenatori... Per non parlare, poi, del turismo sessuale. Nel caso dei preti, però, il risalto mediatico è maggiore, forse perché da certe categorie di persone, dal punto vista etico, ci si aspetta di più. O forse perché si coglie l’occasione per criticare la Chiesa. 
 
C’è sfiducia nei confronti dei preti che lavorano sul campo come lei?
Personalmente non mi sento a disagio. Se le cose sono chiare sin dall’inizio, di equivoci non ce ne sono. Lavoro a stretto contatto con una rete di persone che ruotano attorno alla vita dell’oratorio. Ritengo che l’interlocutore per i bambini non debba mai essere uno solo. Faccio in modo che l’oratorio non sia un luogo chiuso nei confronti dell’esterno. Tutto è alla luce del sole. Le famiglie hanno bisogno di serenità. Di rassicurazioni. In generale però va detto che il timore di essere tacciati di pedofilia ora è più diffuso. Alcuni educatori temono che anche una semplice carezza possa essere mal interpretata.
 
Ci si sente come osservati speciali, dunque?
Questa società ha un atteggiamento schizofrenico.  Da una parte sembra di assistere a una specie di caccia al lupo: qualsiasi persona che abbia a che fare con bambini diventa un sorvegliato speciale. Dall’altra invece si propone il preservativo su misura per i 12enni, esaltando la libertà sessuale, ma senza una vera educazione affettiva. Ci sono persone sensibili, che danno l’anima per i bambini, e questo accanimento mediatico sicuramente non giova.
 
Quindi come si devono comportare preti ed educatori?
La comunicazione non avviene mai solo attraverso la parola. Bisogna far capire ai genitori e alla società che a certi livelli ci si può rapportare con le persone tramite il corpo, ma ciò non significa entrare nella sfera sessuale. Conosco un maestro di scuola elementare che, all’inizio dell’anno scolastico, dice apertamente alle famiglie: ‘guardate che prima o poi, in un modo o nell’altro, toccherò i vostri figli’. Ecco, questa è trasparenza. È con il dialogo che si conquista la fiducia della gente. Per i cristiani e, soprattutto per i preti, il modello rimane sempre Gesù, che nella sua vita terrena ha accolto ed  amato i bambini con affetto ed equilibrio, ma senza tenerli alla larga. 
 
Secondo lei, è giusto che un pedofilo, dopo avere scontato la sua pena, torni a lavorare con i bambini?
Bisogna contestualizzare e vedere in che termini è stato commesso il reato. Se ha commesso violenze gravi, comunque, lo escludo. Troppo rischioso. E poi è una questione di rispetto nei confronti delle vittime. 
 
Di fronte alla legge i preti pedofili meritano un trattamento privilegiato?
No. Di fronte alla legge siamo tutti uguali. In ogni caso il mio invito è quello di evitare di ‘condannare’ le persone prima che siano giudicate dalla giustizia. Ci sono stati casi emblematici in cui educatori accusati di pedofilia alla fine sono stati assolti. Nel frattempo, però, queste persone sono state ferite nella loro dignità, per il discredito che è stato gettato su di loro.
 

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