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BELLINZONADopo 26 anni al Cantone: Mario Camani a ruota libera

12.01.06 - 07:42
Scetticismo sull'impianto di Giubiasco e tanti saluti al Nano. Dopo 26 anni all'Amministrazione cantonale Mario Camani - l’ex capo della Sezione aria, acqua - è andato in pensione. Lo abbiamo intervistato. Un’occasione per togliersi qualche sassolino dalle scarpe, con lo stile che l’ha sempre contraddistinto.
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Dopo 26 anni al Cantone: Mario Camani a ruota libera
Scetticismo sull'impianto di Giubiasco e tanti saluti al Nano. Dopo 26 anni all'Amministrazione cantonale Mario Camani - l’ex capo della Sezione aria, acqua - è andato in pensione. Lo abbiamo intervistato. Un’occasione per togliersi qualche sassolino dalle scarpe, con lo stile che l’ha sempre contraddistinto.

di Joe Pieracci

BELLINZONA - Lo scorso 14 di dicembre il Consiglio di Stato ha nominato l'ingegnere Giovanni Bernasconi, ex capo dell’Ufficio prevenzione rumori, nuovo Capo della Sezione per la protezione dell’aria, dell’acqua e del suolo (SPAAS). E Bernasconi, dal primo di gennaio del 2006, ha preso il posto di Mario Camani, che dalla stessa data è andato in pensione.

A seguito della querelle rifiuti il Dipartimento del Territorio ha reso difficile sentire Mario Camani in pubblico. Le interviste e le apparizioni in pubblico, che prima erano di regola, sono praticamente scomparse. Arrivato il momento della pensione abbiamo voluto ripercorrere con camani le fasi più calde di una lunga carriera nell'Amministrazione cantonale.

"Ho fatto diploma e dottorato in fisica al Poli di Zurigo - ci racconta Camani, partendo da lontano - poi sono stato un anno e mezzo all'Università di Yale negli USA. In seguito ho lavorato per sei anni all'Istituto svizzero di ricerche nucleari nel canton Argovia. Ed infine ho iniziato a lavorare per il Cantone, era il 15 di gennaio del 1979".

Con quali compiti?
"Sono stato il primo responsabile cantonale per l'energia, a tempo pieno, in Svizzera. I miei compiti principali erano il risparmio energetico e lo sviluppo delle energie rinnovabili. In questo periodo, che è durato sei anni, abbiamo svolto innumerevoli corsi e conferenze con architetti, impiantisti, tecnici comunali, studenti, costruttori e la popolazione su questi due temi, a chi lo desiderava abbiamo offerto anche consulenza diretta, ed abbiamo anche confezionato due decreti: uno sull'isolazione delle case ed il secondo relativo all'obbligo di controllo degli impianti di combustione. Inoltre in questo periodo ho fatto partire il progetto del primo impianto fotovoltaico allacciato alla rete elettrica in Europa. Fu il primo periodo al Cantone. E fu davvero molto bello".

Ed in seguito?
"Nel 1985 è entrata in vigore la legge federale sulla protezione dell'ambiente ed è iniziato un secondo periodo. Sono stato nominato capo sezione, con un solo collaboratore. Da Berna sono poi arrivate varie ordinanze: aria, rumori, suolo, sostanze pericolose per l'ambiente così via e poco per volta la sezione è diventa sempre più grande. Nel 1992 eravamo in 25. A quel punto c'è stata una massiccia riorganizzazione di tutta l'Amministrazione cantonale. I Dipartimenti prima erano undici. Sono stati ridotti a cinque, come adesso. Ed in questa occasione la mia sezione, quella dell'energia e dell’aria, é stata fusa con un'altra sezione che si occupava della protezione delle acque e dei rifiuti. Alle 25 persone se ne sono aggiunte un'altra 60ina. E questa è la sezione della quale sono stato il capo fino alla pensione".

Ma con i rifiuti sono arrivati anche i problemi...
"Si, ma ho avuto anche un periodo bello anche con i rifiuti. In quei 3 o 4 anni ho lavorato parecchio e anche con grande soddisfazione. C'è stato un anno che ho lavorato anche il giorno di Natale. Era il 1993, o forse il 1994. Si trattava di finire il rapporto finale sul concorso dei rifiuti. E' stato un periodo eccezionale. Per me era un tema abbastanza nuovo. Ho dovuto imparare molto. Con i miei collaboratori, abbiamo fatto un lavoro del quale sono ancora orgoglioso adesso. Dal profilo tecnico il lavoro era molto buono. Poi politicamente é finita com'è finita. Ma questo è un altro discorso".

L'ex consigliere di Stato Alex Pedrazzini, sulla Regione Ticino, a bocce ferme ed una volta bocciata definitivamente la Thermoselect scrisse che alla fine ha avuto ragione Camani...
"Esatto. Ma per fortuna l'ha detto lui. Io non potevo dirlo…"

E lei cos'ha pensato?
"Che era bello che ci fosse qualcuno che si fosse reso conto di come stavano le cose. Io mi sono occupato del tema rifiuti fino alla scelta dell'impianto tra i 15 che avevano partecipato al concorso. Poi il Governo ha deciso altrimenti. Ho lavorato ancora un anno sulla questione, preparando il contratto con la Thermoselect. Era un contratto con una serie di clausule di sicurezza. Ma il Governo anche il quel momento decise altrimenti. Successivamente fui escluso da tutta la questione rifiuti. Da allora non me ne sono più occupato".

Parliamo dell’impianto previsto per Giubiasco. Se si andrà al voto, lei lo accetterà o lo boccerà?
“Sono scettico, ma preferisco non parlarne. Certamente ci sono degli aspetti che devono ancora essere chiariti. Però sarebbe opportuno che il Canton Ticino smetta di investire così tante energie nella questione dei rifiuti”.

Insomma potrebbe finire come con Thermoselect. A proposito: cos'è successo in Germania?
"L'impianto non funzionava. E' stata la prova del nove anche per il Ticino".

Restando in tema: Giuliano Bignasca, che l'ha attaccata spesso  e pesantemente sul Mattino della Domenica, le mancherà?
"No".

Sicuro?
"Lui ed altri esponenti della Lega hanno scritto calunnie e menzogne su di me per parecchi anni".

L'arrivo sulla scena politica della Lega cos'ha cambiato?
"Prima le persone venivano rispettate di più. Il Mattino mi ha accusato per anni di cose che non ho mai fatto".

Ed il suo capo, Marcello Bernardi, come l’ha salutato?
"Ringraziandolo per le cose utili che ha fatto".

Come giudica invece il suo successore?
"Lavora con me da 15 anni. Sono sicuro che crede nel lavoro che sta compiendo e che darà tutto quanto può dare per portare avanti la protezione dell'ambiente".

Cambiamo capitolo. Per tanti ticinesi lei è anche stato "quello dei fuochi all'aperto"...
"Si, mi chiamavano cosi. Ma a parte gli scherzi è stato un altro grande passo avanti nella direzione del progresso. Anzi: il decreto avrebbe potuto essere applicato con maggior rigidità. Ma ho fatto tante cose più importanti di questa".

Il suo maggior successo?
"La domanda mi imbarazza, ma credo che il primo periodo al Cantone sia stato il più entusiasmante. Con i ticinesi abbiamo costruito qualcosa. Chi seguiva i nostri corsi ed i nostri insegnamenti sull'energia credeva in un obiettivo. Davvero molto bello. Come progetto certamente quello del primo impianto fotovoltaico, un sistema che oggi si sta espandendo a ritmo vertiginoso sia in Europa che nel mondo. Quell'impianto ha dato un segno nella direzione giusta".

La più grande delusione?
"In questi anni i più grossi progressi sono stati fatti grazie alla tecnica. L'atteggiamento della società nei confronti dell'ambiente invece ha fatto pochi progressi. Siamo sempre ed ancora in una società che crede nell'avere e nel consumare di più. Un vizio che non è compatibile con uno sviluppo sostenibile. Negli anni '80 l'atteggiamento verso la protezione dell'ambiente era molto favorevole. Dopo, chi ha avuto in mano le redini del paese, non ha più saputo o voluto far vedere in modo chiaro gli obiettivi che si stavano perseguendo. Ha fatto voce più grossa chi ha messo in risalto le rinunce imposte dalla protezione dell'ambiente. E così, oggi, l'ambiente spesso viene visto più che altro come una scocciatura".

Facciamo un bilancio: dopo 26 anni di Camani come stanno aria, acqua e suolo ticinesi?
"Molto meglio. Tutte le sostanze inquinanti, a parte le polveri fini per l'aria e certe nuove sostanze nell'acqua come per esempio gli antibiotici, sono diminuite in modo drastico. Ma bisogna stare attenti. Mi sembra che si stia tornado a dimenticarsi dell'ambiente. L'equilibrio è precario. E non so come andrà il mondo. Il protocollo di Kyoto, per esempio, é  solo il primo passo per iniziare a fare qualcosa per l'ambiente. Ma non bisogna illudersi che sia sufficiente".

E ora lei cosa farà?
"Sono contento di aver smesso. Ora coltiverò i miei hobby più intensamente di quanto ho potuto fare finora".

 

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