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SVIZZERAVerso una nuova moratoria degli studi medici

04.11.12 - 17:29
In Ticino le domande sono cresciute del 327%, passando da 26 a 111.
Foto Ti-Press
Verso una nuova moratoria degli studi medici
In Ticino le domande sono cresciute del 327%, passando da 26 a 111.

BERNA - La reintroduzione della moratoria sull'apertura di studi medici di specialisti solleva un vespaio. Critici sono soprattutto i dottori, siano essi generalisti o specialisti, ma anche assicuratori, ospedali e cantoni. Il progetto del Consiglio federale in primavera dovrebbe comunque raccogliere la maggioranza in parlamento grazie al sostegno di PS, PPD e PBD.

Durante la procedura di consultazione, che si conclude domani con un'audizione di tutte le parti interessate dopo due sole settimane, le proposte alternative sono state rarissime. La misura, limitata ad un periodo di tre anni, entrerà dunque verosimilmente in vigore tale e quale dal prossimo aprile, ossia a soli 16 mesi dalla soppressione della precedente moratoria che era rimasta in vigore per dieci anni.

 

Quando era stata decisa nel 2002, si applicava a tutti gli studi medici. Dal 2010 è stata limitata ai soli specialisti. Poi, l'anno scorso, il parlamento ha deciso di sopprimerla ritenendo che non era più necessaria accanto al progetto di reti di cura integrate "Managed care". Quest'ultimo è però stato bocciato in votazione popolare e il Consiglio federale ha dovuto reagire.

 

Sinistra e centrodestra sono disposti a rilanciare la misura a patto che rimanga provvisoria. A loro avviso, il ripristino della moratoria è la sola soluzione a corto termine in grado di contrastare l'ondata di domande di apertura di nuovi studi. Per l'insieme della Confederazione tra gennaio e settembre se ne sono contate 1500, ossia 600 in più rispetto all'insieme del 2011. In Ticino il fenomeno è ancora più marcato: nei primi sei mesi dell'anno le domande sono cresciute del 327%, passando da 26 a 111.

 

Il fenomeno ha sensibili ripercussioni sui costi, sostiene il ministro della sanità Alain Berset. In base alle stime effettuate nel 1994, al momento della revisione della Legge sull'assicurazione malattie (LAMal), si calcola che ogni nuovo studio medico aperto generi costi pari a 500'000 franchi all'anno per la copertura di base. Entro i prossimi tre anni il governo promette di presentare un nuovo pacchetto di misure che eviti a lungo termine la carenza di medici in alcune regioni o specializzazioni e la sovrabbondanza in altre.

 

Solo UDC e PLR, che non dispongono della maggioranza parlamentare, si oppongono per principio a una distorsione delle libertà economica e professionale. La misura introduce una sorta di garanzia per i vecchi medici ed esclude dal sistema i più giovani, scrive il PLR nella sua risposta alla procedura di consultazione. L'UDC dal canto suo chiede un ritorno al principio della concorrenza.

 

I due partiti, assieme agli Assicuratori malattia svizzeri (santésuisse), sostengono che il solo modo per lottare contro la valanga di aperture di nuovi studi sia di mettere fine alla libera scelta del medico da parte dei pazienti, o in altre parole, di ammettere per le casse la libertà di stipulare contratti con dottori di loro scelta (la cosiddetta libertà di contrarre). Inoltre la moratoria conferisce troppe competenze ai cantoni con il rischio di arbitrarietà nell'attribuzione di autorizzazioni di esercitare, ha detto all'ats Christoph Meier, direttore di santésuisse.

 

I cantoni dal canto loro aspettano con impazienza una soluzione duratura, ha riferito Stefan Leutwyler, segretario della Conferenza svizzera delle direttrici e dei direttori cantonali della sanità (CDS). A loro avviso la soluzione provvisoria presentata da Berset, capo del Dipartimento federale del'interno (DFI), è "troppo rigida": fissa infatti valori massimi per cantone, per categoria di medici nonché una densità media di studi. La CDS auspica invece più flessibilità, in modo che i cantoni possano decidere dopo discussione con i rappresentanti delle varie specialità e con gli assicuratori.

 

Senza sorprese, le resistenze maggiori provengono dalla categoria, medici di famiglia compresi, che fanno propria la posizione della FMH (Federazione dei medici svizzeri). Quest'ultima critica il governo per non aver optato per una soluzione differenziata: la moratoria andrebbe introdotta solo nelle regioni dove sussistono problemi o in quelle dove tali difficoltà si profilano.

 

Virulente la reazione degli specialisti. Le chirurghe e i chirurghi svizzeri (SGC) e l'Associazione svizzera dei medici con attività chirurgica ed intensiva (fmCh) denunciano una ripetizione degli errori del passato con l'effetto di discriminare i giovani. Come Avenir Suisse, "think tank" di gruppi elvetici attivi a livello internazionale, SGC e fmCh formulano proposte alternative al piano governativo. Ad esempio auspicano l'introduzione, a intervalli regolari, di un sistema di attribuzione all'asta di nuovi studi medici. Parallelamente le tariffe andrebbero diminuite nelle regioni ad alta densità di prestazioni mediche e aumentate in quelle periferiche per renderle più attrattive.

 

L'associazione H+ Gli ospedali svizzeri denuncia il modo precipitoso di agire del Consiglio federale. Fa notare che non si sa se la moratoria precedente abbia permesso di contenere i costi della sanità. L'annuncio della nuova moratoria rischia di indurre un'esplosione delle domande di apertura di studi medici prima di aprile, con ripercussioni sul lavoro quotidiano dei nosocomi.

 

ATS

 

 

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