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SVIZZERABerna pensa alla prossima ondata

19.08.22 - 17:42
Il Consiglio nazionale è orientato a prolungare alcune disposizioni della legge Covid
reuters
Fonte ATS
Berna pensa alla prossima ondata
Il Consiglio nazionale è orientato a prolungare alcune disposizioni della legge Covid

BERNA - Determinate disposizioni della legge COVID-19, valide solo fino alla fine di quest'anno, devono essere prorogate fino a giugno 2024 per far fronte a una possibile nuova ondata pandemica. La Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio nazionale appoggia la richiesta del governo in questo senso. Chiede inoltre ai Cantoni ulteriori sforzi per garantire la capacità degli ospedali.

Il progetto del Consiglio federale, approvato con 18 voti favorevoli e 7 contrari, riguarda in particolare l'accesso ai test di depistaggio. La strategia in quest'ambito rimarrà di competenza della Confederazione fino a marzo 2023. Il compito sarà poi trasferito ai Cantoni. Questi ultimi dal prossimo anno dovranno anche sostenere i costi dei test.

Vengono estese anche le disposizioni relative al certificato Covid-19 in modo che il documento possa essere utilizzato in altri Paesi. La base legale dell'applicazione SwissCovid rimarrà in vigore e, se necessario, il software potrà essere riattivato nell'inverno 2023/2024. La proroga riguarda anche la promozione dello sviluppo di farmaci contro il coronavirus e le norme per la protezione delle persone vulnerabili.

Con 14 voti contro 11, la commissione ha approvato anche una modifica dell'articolo 3 della legge COVID-19 allo scopo di incoraggiare i Cantoni a garantire riserve di capacità negli ospedali, in caso di un'eventuale nuova ondata pandemica. Se le riserve servono a trattare i pazienti domiciliati in altri cantoni, i Cantoni interessati devono stabilire delle convenzioni per ripartire in modo equo gli sforzi finanziari.

La commissione respinge invece quattro iniziative cantonali, fra cui una presentata dal Ticino, che chiedono alla Confederazione di contribuire ai costi aggiuntivi e alla perdita di entrate sostenuti da ospedali e cliniche durante la pandemia, in particolare a seguito del divieto di cure mediche non urgenti nella primavera del 2020.
 
 

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