È quanto emerge dal primo sondaggio Tamedia in vista delle votazioni del prossimo 4 marzo. Per il nuovo ordinamento finanziario 2021 si profila invece un “sì”
BERNA - Il fronte dei contrari all’iniziativa popolare No Billag fa un balzo in avanti: dal recente rilevamento del sondaggio Tamedia, a cui hanno preso parte oltre 15’000 persone, appare che il prossimo 4 marzo la maggioranza dei cittadini intende dire “no” all’abolizione del canone radiotelevisivo obbligatorio. Si dichiara infatti contrario il 59% degli intervistati, mentre il 40% è favorevole. Soltanto l’1% non sa ancora cosa votare. Un sondaggio che 20 minuti aveva proposto lo scorso dicembre, rilevava un vantaggio risicato del 51% a favore del “sì”. Sembra quindi che le carte in tavola stiano cambiando.
Il sostegno prevale tra gli elettori UDC - Nei dati si riscontra una marcata differenza considerando l’orientamento politico dei cittadini: il “sì” ottiene infatti la maggioranza soltanto tra gli elettori UDC (78%). Tra quelli degli altri principali partiti, prevalgono invece i contrari.
Età e provenienza non fanno la differenza - Non sembrano invece essere determinanti l’età dei cittadini e la loro provenienza. Il “no” ottiene la maggioranza sia tra i più giovani (tra i 18 e i 34 anni si parla del 61%) sia tra gli over 65 (in questo caso si tratta del 62%). E in tutte le fasce d’età i favorevoli si attestano attorno al 40% (dal 38% dei più giovani al 37% degli over 65). E considerando le varie regioni linguistiche, si constata che il “no” si attesta al 58% tra i cittadini di lingua italiana, al 57% tra quelli di lingua tedesca e al 63% tra quelli di lingua francese.
Molti soldi, ma offerta mediocre - Ma quali sono le ragioni alla base della decisione? La maggioranza di chi si dichiara favorevole all’abolizione del canone radiotelevisivo è dell’opinione che la SSR sia un colosso che, pur avendo a disposizione molto soldi, propone un’offerta qualitativamente mediocre (28%). Il 24% degli intervistati intende inoltre votare “sì” all’iniziativa, perché ritiene che il contributo obbligatorio sia un’imposizione ai cittadini.
Varietà mediatica a rischio - Tra i contrari si rileva soprattutto preoccupazione per il futuro della varietà mediatica del nostro paese (32%). E si parla dell’importanza della pluralità dell’informazione in tutte le regioni linguistiche per la democrazia diretta (28%).
«Non ci lasciamo scoraggiare» - Hans-Ulrich Bigler, consigliere nazionale PLR e direttore dell’Unione svizzera delle arti e mestieri, sostiene l’iniziativa. E ci dice: «Non ci lasciamo scoraggiare dai sondaggi». C’è inoltre stupore, da parte sua, per lo spazio che i media stanno dando ai contrari. E quando sente gli importi milionari a disposizione degli oppositori, gli vengono le vertigini. «Nonostante l’intensa campagna contro l’iniziativa, continueremo a difendere la nostra posizione e soprattutto a essere presenti sui canali online».
«Partita non ancora vinta» - Laura Zimmermann, co-presidente del movimento Operazione Libero, mostra prudente ottimismo nei confronti del sondaggio. «La partita non è ancora vinta» afferma. E aggiunge: «Evidentemente è in atto un ripensamento, con la nostra campagna abbiamo potuto dimostrare il carattere antidemocratico dell’iniziativa».
Il secondo oggetto in votazione - Non va dimenticato che il prossimo 4 marzo i cittadini saranno chiamati a esprimersi anche sul nuovo ordinamento finanziario 2021, che prevede di concedere alla Confederazione una proroga di quindici anni per il diritto di riscuotere l’imposta federale diretta e quella sul valore aggiunto. Una proroga che, secondo il sondaggio, ottiene il 54% dei consensi. Si dice invece contrario il 21% degli intervistati, mentre il 25% non sa ancora cosa votare.
Garantire introiti alla Confederazione - In questo caso la maggioranza dei favorevoli ritiene che la proroga sia necessaria per garantire alla Confederazione gli introiti necessari per il finanziamento dei compiti federali (45%). Mentre tra i contrari si parla soprattutto della necessità di un cambiamento radicale, poiché di anno in anno le spese della Confederazione aumentano.
Il sondaggio
Sono 15’197 le persone provenienti da tutta la Svizzera che il 15 gennaio 2018 hanno preso parte al sondaggio Tamedia sulle votazioni del prossimo 4 marzo. Un sondaggio condotto in collaborazione con la LeeWas GmbH dei politologi Lucas Leemann e Fabio Wasserfallen. I dati sono stati ponderati sulla base di variabili demografiche, geografiche e politiche. Il margine d’errore è di 1,1 punti percetuali. Più informazioni su tamedia.ch/sondage