La decisione è stata presa con 13 voti contro 10 e un'astensione dalla Commissione della politica di sicurezza del Nazionale
BERNA - La Svizzera deve contribuire a una maggiore protezione delle frontiere esterne dello spazio Schengen. La Commissione della politica di sicurezza del Nazionale (CPS-N), allineandosi al governo, propone di approvare il decreto federale sulla trasposizione del regolamento UE che istituisce la nuova guardia di frontiera e costiera europea.
La decisione è stata presa con 13 voti contro 10 e un'astensione, indica una nota odierna dei Servizi del Parlamento. La maggioranza della commissione ritiene che questo progetto sia un passo «necessario per migliorare la situazione attuale alle frontiere esterne di Schengen».
Tale decreto, inoltre, amplia le competenze per quanto riguarda il ritorno di soggiornanti illegali nello spazio Schengen provenienti da Stati terzi.
Secondo la minoranza della commissione, invece, il progetto «non migliora né la situazione dei rifugiati e dei richiedenti asilo né il rispetto dei diritti umani».
Contrastare la pressione migratoria - Il regolamento mira a rispondere alla pressione migratoria. Stando alle stime, 1,5 milioni di persone hanno superato illegalmente le frontiere esterne dell'UE tra il mese di gennaio e quello di novembre del 2015. La protezione rafforzata dovrà essere garantita dalla nuova Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, la cui abbreviazione "Frontex" sarà mantenuta, e dalle autorità nazionali.
La Svizzera non sarà direttamente interessata da un'azione urgente in caso di crisi. Non possiede infatti alcuna frontiera esterna (terrestre o marittima) e dispone di una buona sorveglianza negli aeroporti internazionali. La Confederazione sarà tuttavia tenuta a partecipare ad operazioni sul territorio di un altro Stato Schengen.
Ben accolto in consultazione, il progetto avrà implicazioni nell'ambito dei rinvii forzati. La nuova Frontex assumerà una maggiore responsabilità nel rimpatrio di migranti nei loro Paesi d'origine. L'agenzia sosterrà per esempio gli Stati Schengen, finanziando i voli congiunti oppure organizzando proprie operazioni.
Importo massimo di 12 milioni di franchi - Con 12 voti contro 10 e 2 astensioni, la CPS-N propone di sancire nel decreto federale che la Svizzera partecipa ai costi della nuova guardia di frontiera e costiera europea con un importo massimo di 12 milioni di franchi.
La maggioranza della commissione intende in tal modo «contrastare la tendenza in atto che vede aumentare costantemente i contributi svizzeri versati per la protezione delle frontiere dell'UE». La minoranza non lo riteneva necessario vista «la sovranità del Parlamento in materia di preventivo».
La fattura elvetica, stando a stime del Consiglio federale, nel 2015 era di 4,6 milioni di euro.
Sostegno a UE non a scapito della Svizzera - Con 18 voti contro 4 e un'astensione, la commissione vuole iscrivere in un nuovo articolo del decreto federale che l'impegno previsto dal Corpo delle guardie di confine (Cgcf) a favore dell'Agenzia dell'UE «non deve comportare un peggioramento del controllo delle frontiere svizzere».
La Svizzera pensava in un primo momento di poter continuare a partecipare agli interventi regolari di Frontex con la sua riserva nazionale di 65 agenti.
Ma, dalla metà del 2016, la maggior parte dei migranti intercettati erano solo in transito e non hanno più domandato l'asilo in Svizzera. Essi hanno dovuto essere consegnati alle autorità del Paese vicino competente (nella maggioranza dei casi l'Italia) in virtù di un accordo di riammissione bilaterale. Ciò gonfia a dismisura gli oneri amministrativi e obbliga a inquadrare le persone fuori dalle strutture di asilo esistenti.
Respinta proposta di rinvio - Infine, la commissione raccomanda di respingere, con 14 voti contro 10, una proposta di rinvio, in cui il Consiglio federale sarebbe stato incaricato di «stabilire chiaramente nel messaggio l'obiettivo principale di impedire i passaggi illegali già alle frontiere esterne di Schengen».
Per la maggioranza della commissione questo obiettivo è «palese» e il rinvio è pertanto «inopportuno», per la minoranza «non è invece chiaro che cosa si voglia concretamente ottenere con il progetto».