Sono sempre di più gli svizzeri che accumulano settimane e settimane di ferie, secondo i sindacati sarebbe «tutta colpa dei capi»
ZURIGO - I dipendenti dell'Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae) hanno in media un avanzo dal loro saldo-vacanze di 15,8 giorni. Sono i primi della lista nell'amministrazione, ma assolutamente non gli unici a procrastinare in maniera importante le vacanze. Per esempio i dipendenti della Fedpol ne hanno 14,1. Quattro anni fa, però, erano solo 10.
E il fenomeno è diffuso anche nel settore privato come confermato dall'associazione Swissmen che ha a che fare con un numero sempre crescente di lavoratori con “tesoretti” di vacanze avanzate. In media in Svizzera un dipendente ha 5,1 settimane di ferie, si stima che una discreta maggioranza di essi fatichi a smaltirle tutte.
Di cifre vere e proprie non ce ne sono, ma la percezione diffusa è che siano in aumento costante: «Le aziende danno sempre più vacanze ma chi lavora – è evidente – fa fatica a prenderle perché spesso e volentieri i capi non le accettano», spiega l'ex-docente dell'Università di San Gallo Thomas Geiser. Il motivo? Il dover lavorare con un organico ridotto.
Quel «no» che arriva dall'alto è il fattore numero uno anche stando a Luca Cirigliano, segretario dell'Unione sindacale svizzera, secondo il quale «capita spesso che i boss non accettino i piani-vacanza loro sottoposti. Da considerare, poi, ci sono anche gli straordinari che devono essere recuperati». Una situazione deleteria per la salute di chi non riesce a “staccare”.
L'Unione svizzera degli imprenditori risponde: «I giorni di ferie non presi restano validi per 5 anni», spiega il portavoce Fredy Greuter secondo il quale «è possibile che il capo dica no in situazioni eccezionali», ma «il periodo per smaltirle è più che sufficiente».