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SVIZZERAGli azionisti attivisti che fanno pressione sul management sono in crescita

17.12.18 - 10:15
Stando a uno studio di Lazard il fenomeno sarebbe in espansione anche in Svizzera come dimostrano i casi di Abb, Panalpina e pure Nestlé
Keystone
Gli azionisti attivisti che fanno pressione sul management sono in crescita
Stando a uno studio di Lazard il fenomeno sarebbe in espansione anche in Svizzera come dimostrano i casi di Abb, Panalpina e pure Nestlé

ZURIGO - Cresce l'importanza degli azionisti attivisti, quelli che usano la loro quota in una società per fare pubblicamente pressione sulla dirigenza: stando a un calcolo della banca d'investimento americana Lazard nel solo terzo trimestre dell'anno gli interventi sono stati 174, più dei 169 registrati nell'intero 2017.

Fra i fondi di investimento molto attivi figurano in primo luogo gli americani Elliott e Third Point, mentre in Europa - Svizzera compresa - è ben noto il nome della svedese Cevian. Queste società si contraddistinguono per l'approccio tutt'altro che morbido: non esitano a criticare pubblicamente i manager in termini chiari e a impartire lezioni se le prestazioni vengono giudicate inadeguate.

L'ultimo esempio in ordine di tempo è rappresentato da ABB: il presidente della direzione Ulrich Spiesshofer è stato preso di mira fin dal 2016 da Cevian, che premeva affinché il gruppo si separasse dalla divisione Power Grids. Inizialmente Spiesshofer si è rifiutato di farlo, poiché vedeva un grande potenziale in termini di sinergie con il resto dell'impresa; poi però ha dovuto cambiare idea e proprio oggi ABB ha annunciato la cessione del comparto al conglomerato giapponese Hitachi.

Cevian ha operato in modo simile anche con l'azienda di logistica renana Panalpina (il presidente del consiglio di amministrazione Peter Ulber ha dovuto andarsene), Third Point ha fatto lo stesso con il gigante alimentare vodese Nestlé (l'obiettivo è fra l'altro far vendere la quota in L'Oréal) e l'azionista zurighese Veraison si è comportato in modo analogo con il fabbricante friburghese di apparecchi a raggi x Comet (è stata definita deludente la proposta di presidenza del Cda).

Resta da vedere se i fondi in questione, con il loro modo di agire, creino ricchezza o al contrario la distruggono; su questo punto le opinioni non sono concordi. «Il fatto che i fondi cerchino di influenzare le aziende non è necessariamente male», sostiene Michel Dubois, professore emerito di finanza all'Università di Neuchâtel, in dichiarazioni rilasciate all'agenzia finanziaria Awp. «Quando mancano le strutture di controllo o quando il Cda e la direzione sono troppo vicini fra loro l'intervento dei fondi è giustificato».

Secondo Brian Bolton dell'International Institute for Management Development (IMD) di Losanna, scuola di specializzazione in ambito dirigenziale, gli azionisti attivisti hanno un impatto positivo se perseguono obiettivi a lungo termine. Se invece mirano solo a massimizzare i rendimenti sul breve periodo il loro comportamento può essere dannoso per l'impresa interessata.

Critico è anche Vincent Kaufmann, direttore di Ethos, fondazione di investimento ginevrina attenta ai principi dell'etica e del buon governo di impresa. «L'unico obiettivo dei fondi di investimento attivisti è quello di massimizzare i profitti». A tal fine sacrificano fra l'altro i programmi di ricerca e di sostenibilità, che sono alla base del successo a lungo termine di un'azienda. Le casse pensioni invece, che detengono partecipazioni anche considerevoli in singole imprese, sono più interessate al successo a lungo termine. "Per esempio hanno interesse a mantenere i posti di lavoro in Svizzera invece di delocalizzarli", osserva Kaufmann.

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COMMENTI
 

Trasp 5 anni fa su tio
Bel articolo, mostra come lo strapotere dei potenti, attraverso il mercato azionario quotato in borsa, possa decidere le sorti di una azienda/multinazionale.
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