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SVIZZERASegreto bancario, la fine sembra ormai inevitabile

19.09.12 - 19:25
La pressione internazionale operata nei confronti del segreto bancario costerà caro all'industria finanziaria svizzera. Ma questa è soltanto una parte della verità...
Foto d'archivio (Keystone)
Segreto bancario, la fine sembra ormai inevitabile
La pressione internazionale operata nei confronti del segreto bancario costerà caro all'industria finanziaria svizzera. Ma questa è soltanto una parte della verità...

ZURIGO - La piazza finanziaria svizzera è in una fase di profonda trasformazione e ristrutturazione. I politici svizzeri dell'ala conservatrice sostengono che la fine del segreto bancario significherebbe lo stralcio di migliaia di posti di lavoro in Svizzera. La colpa di questo attacco alla piazza elvetica sarebbe da addebitare alla sinistra e a quegli ingenui che davanti a Germania e Stati Uniti si sarebbero inginocchiati, senza avere nulla in cambio. Ad avvalorare queste tesi, recentemente, si è aggiunto un pezzo grosso di UBS, Jürg Zeltner, direttore della gestione patrimoniale del colosso elvetico, che in un'intervista ha dichiarato che "saranno centinaia i miliardi di franchi svizzeri che se andranno dalla Svizzera".

L'industria finanziaria e le banche in Svizzera rappresentano una parte significativa della economia svizzera. La maggior parte degli impiegati di banca sono persone normali e oneste, che svolgono il proprio lavoro, come tante altre. Come scrive il Tages-Anzeiger in un articolo apparso recentemente, la preoccupazione per la perdita di posti di lavoro considerati buoni, è più che legittima. Ma nutrire ed alimentare nostalgie per il segreto bancario non serve a niente. Il problema di fondo è da ricercare nel cambiamento strutturale di tutto il mondo bancario.
Le banche stanno procedendo a livello planetario a licenziamenti in grande stile. Soltanto a Londra, dallo scoppio della crisi a oggi, sono 100mila i posti di lavoro persi nel ramo finanziario e bancario. A New York sono 20mila i posti di lavoro persi e nel corso di quest'anno ne verranno stralciati altre migliaia. A riportare questo bollettino poco incoraggiante è la rivista "Economist" nella sua ultima edizione. La ragione di questa ondata di licenziamenti? La crisi strutturale, la peggiore dall'ultimo Conflitto Bellico Mondiale. Una crisi scoppiata a causa degli eccessi degli anni zero del Duemila. E ora gli effetti si fanno vedere.

In Europa Francia e Germania vogliono introdurre una tassa per le transazioni finanziarie per impedire le aberrazioni speculative. Negli Stati Uniti si pensa all’abolizione della separazione tra banca d'investimento e banca commerciale, mentre a Londra si sta cercando di trovare delle soluzioni che limitino gli eccessi dovuti a certe operazioni infelici di cui si sono rese protagoniste nel recente passato le banche d'investimento. Inoltre non bisogna scordare "Basilea III", che introduce a livello mondiale regole più severe e restrittive per quanto riguarda il capitale proprio.

Provvedimenti questi che stanno mettendo a dura prova il settore bancario. Il Tages-Anzeiger fa l'esempio della giapponese Nomura, che si era comprata a un prezzo stracciato parte del settore investment della Lehman, fallita con lo scoppio della crisi del 2008. Ebbene la banca Nomura ha deciso di ritirarsi dal settore dell'investment a livello mondiale. Anche la Deutsche Bank ha l'intenzione di ridurre il suo settore di investment, così come la Barclays, che si è ritrovata nel ciclone dello scandalo "libor" (acronimo per London Interbank Offered Rate, ossia il tasso di riferimento dei mercati finanziari di Londra). La tendenza, in sintesi, è quello di un ripensamento della strategia globale, ossia un ritorno alla rivalorizzazioni delle attività tradizionali delle banche a scapito di quelle riguardanti l'investment. Una tendenza che sta causando effettianche in ambito salariale. Le paghe dei bancari stanno conoscendo, a livello globale, una diminuzione importante. L'"Economist” scrive che dal 2007 a oggi gli stipendi nel settore bancario sono diminuiti di circa un terzo.

La ristrutturazione del settore bancario, come osserva il quotidiano della capitale finanziaria svizzera, è necessaria e giusta. E la piazza finanziaria svizzera risente inevitabilmente della crisi globale. Che la fine del segreto bancario avrà come conseguenza una riduzione di posti di lavoro nel settore è più che certo, ma lamentarsi di ciò non ha senso. Il segreto bancario, nell'epoca della Guerra Fredda, per la Svizzera è stato un sei al Lotto. Nel mondo globalizzato di oggi, invece, il segreto bancario dall'estero non è più considerato concepibile e non è neppure legittimato.
 

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