I trattati prevedono l'introduzione di una tassa per regolarizzare i fondi depositati "in nero" in Svizzera, nonché l'imposizione alla fonte dei futuri redditi da capitale. Presentati dal Consiglio federale come una soluzione che permette di conservare il segreto bancario, evitando lo scambio automatico di informazioni chiesto dall'Unione europea, gli accordi - in particolare quello con Berlino - sono criticati in Svizzera soprattutto dall'UDC.
Gli accordi con Berlino e Londra sono stati adottati, rispettivamente, con 12 voti contro 7 e 6 astenuti, e con 11 voti contro 7 e 7 astenuti, ha precisato questa sera alla stampa il presidente della commissione Christoph Darbellay (PPD/VS). L'accordo con Vienna è stato accolto con 19 voti senza opposizione e 6 astenuti.