Cerca e trova immobili

SVIZZERA"Salari per poter vivere in Svizzera e non all'estero"

09.02.12 - 19:21
Dall'entrata in vigore dei bilaterali in Svizzera vi è stata una diminuzione dei salari reali. Il presidente dell'USS e Consigliere agli Stati Paul Rechsteiner ci spiega perché il nostro paese ha bisogno di salari minimi
Keystone (archivio)
"Salari per poter vivere in Svizzera e non all'estero"
Dall'entrata in vigore dei bilaterali in Svizzera vi è stata una diminuzione dei salari reali. Il presidente dell'USS e Consigliere agli Stati Paul Rechsteiner ci spiega perché il nostro paese ha bisogno di salari minimi

SAN GALLO - Sono circa 400mila i lavoratori dipendenti che in Svizzera, nonostante un'occupazione a tempo pieno, guadagnano troppo poco per poter condurre una vita dignitosa. Le 111mila firme, depositate a Berna lo scorso 23 gennaio dall'Unione sindacale svizzera (USS), chiedono l'estensione dei Contratti Collettivi di Lavoro e un salario minimo garantito di 4mila franchi mensili per 42 ore settimanali o di 22 franchi all'ora.

Paul Rechsteiner, avvocato sangallese, presidente dell'USS e consigliere agli Stati è convinto della bontà e della necessità dell'iniziativa. Non soltanto perché studi americani hanno dimostrato che, laddove vigono salari minimi, vengono creati nuovi posti di lavoro grazie al fatto che i lavoratori che svolgono professioni a basso reddito hanno più soldi a disposizione da spendere in prodotti e prestazioni; non soltanto perché in Svizzera la forbice tra chi guadagna di più e chi guadagna di meno si sta allargando sempre più; non soltanto perché uno studio della Seco, la Segreteria di Stato per l'economia, ha dimostrato che, con l'entrata in vigore degli accordi di libera circolazione delle persone con l'Unione europea, nel nostro paese si sta assistendo a una diminuzione dei salari reali. No, Rechsteiner, prendendo in prestito uno degli slogan dei liberali tedeschi della campagna elettorale del 2009, è dell'idea che "deve tornare a valere la pena lavorare".  

Avvocato, in Svizzera si parla della necessità di un salario minimo legale. Bisogna però dire che, con l'entrata in vigore dei bilaterali erano in molti, anche a sinistra, a temere il pericolo di dumping salariale. Oggi siete ancora convinti che gli accordi bilaterali siano stati buona cosa per i lavoratori?
"Premetto col dire che noi del sindacato siamo sempre stati convinti che, in una economia votata all'export come la nostra, dove un franco su due viene guadagnato grazie agli scambi commerciali con l'estero, e in particolare con l'Unione Europea, i bilaterali portino vantaggi per l'economia e siano irrinunciabili per mantenere e sviluppare l'occupazione in Svizzera. La nostra posizione è stata e resta sempre quella. Per quanto riguarda i problemi e le conseguenze degli accordi sul mercato del lavoro, ritengo siano necessari provvedimenti efficaci a difesa dei salari. Provvedimenti che ci proteggano dai rischi e dai pericoli derivanti dall'apertura dei mercati. Ed è per questo motivo che il nostro sì ai bilaterali resta legato alla condizione per cui vengano tutelati i salari. In modo efficace".

Da sinistra si sente spesso che i bilaterali, sempre parlando dei suoi risvolti negativi, siano stati confezionati su misura per i datori di lavoro, i quali possono attingere liberamente a manodopera a buon mercato dall'estero. I lavoratori, invece, avrebbero visto generalmente peggiorare le loro condizioni e i loro diritti...
"I bilaterali sono costituiti da diversi dossier e, ripeto, sono importanti per l'economia svizzera e l'occupazione. Quello di cui abbiamo bisogno sono dei provvedimenti a tutela dei salari, che sanciscano il principio secondo cui in Svizzera si deve essere pagati con salari svizzeri".

Qui in Ticino, è notizia di qualche giorno fa, un'azienda ha deciso di pagare i propri dipendenti in euro con un cambio a 1,42. La legge sembra che lo permetta. E certo che parlare di "salari svizzeri", quando si sta affacciando la tendenza di pagare i dipendenti in euro...
"Noi consideriamo questa pratica illegale. Ricordo la sentenza del tribunale di Basilea Campagna della scorsa settimana, che ha confermato che il versamento dei salari in euro è illegale, perché considerato discriminante. Qui in Svizzera i salari devono essere pagati in franchi. In Ticino i sindacati sono presenti e sono certo che continueranno ad opporsi a questa pratica illegale, in difesa dei diritti e dei salari. Con l'iniziativa sui salari minimi il nostro intento non è soltanto quello di lottare contro il dumping, ma anche, con ogni mezzo a nostra disposizione, di migliorare la condizione dei salariati".

Come convincere il popolo alla bontà di questa iniziativa, quando gli economisti mettono in guardia sul fatto che la Svizzera è troppo cara e con l'euro così debole i beni industriali prodotti qui diventerebbero ancora più cari?
"La questione fondamentale riguarda il modo in cui in Svizzera vengono ridistribuiti i redditi. Dobbiamo far passare il principio secondo cui lavorare in Svizzera deve tornare a valere la pena e i lavoratori devono poter vivere dignitosamente con il loro stipendio. L'iniziativa sui salari minimi punta su questo aspetto. Una politica economica che punta sui salari bassi non porta, di certo, a lungo termine, al successo. La Svizzera è un paese ad alto tasso produttivo e questo deve significare salari corretti".

Salari equi in un paese dove la vita è molto cara...
"I livelli salari devono essere sufficienti per poter vivere in Svizzera e non per poter vivere all'estero. E' chiaro che in Svizzera i costi della vita sono alti. Gli affitti, la cassa malati, soltanto per citarne alcuni."

Per i lavoratori dipendenti svizzeri c'è poi il fatto che nella busta paga non vengono detratti alla fonte i premi della cassa malati, le imposte...
"Quello che constatiamo regolarmente è che i lavoratori provenienti dall'Unione Europea si stupiscono dei salari così alti rispetto a quelli nei loro paesi. Poi, una volta qui si accorgono che i salari sono lordi e non netti come nell'UE, dove, nella busta paga vengono già conteggiati i premi di cassa malati, le imposte, eccetera. E quindi i salari in Svizzera non sono eccessivamente alti, o almeno così come sembra".

I partiti borghesi e gli ambienti economici rendono attenti sul pericolo che molte professioni a basso salario verrebbero messe in pericolo con il conseguente rischio di perdita di molti posti di lavoro o di delocalizzazione all'estero di interi compartimenti...
"La Svizzera è da decenni che si confronta con la minaccia della delocalizzazione. Già negli anni '90 si temeva l'emigrazione di comparti produttivi, proprio a causa del fatto che si sosteneva che in Svizzera gli stipendi fossero troppo alti. Ma la politica dei bassi salari non è mai stata di successo. Decisiva, per il benessere della Svizzera, è la sua capacità di elevata produttività, che a sua volta viene ricompensata con salari equi. Il grande pericolo per i posti di lavoro in Svizzera è il franco svizzero troppo forte, non il salario minimo. Se beni e servizi prodotti in Svizzera risultano artificialmente più cari del 20% a causa dell'euro debole, non saranno di certo i bassi salari a compensare e risollevare la situazione. Perciò la politica del dumping salariale è miope. La via da perseguire è quella di riportare il cambio franco-euro nei giusti livelli".

E’ in grado la BNS di intervenire?
"Alla fine delle vacanze estive dello scorso anno eravamo praticamente soli, noi sindacati, a chiedere un tasso minimo di cambio. Poi, tutti si sono detti d'accordo con l'1,20. Il problema è che un cambio così risulta ancora troppo basso.

Voi chiedete 1,40, vero?
"Sì, sarebbe un cambio corretto".

Ma ci vuole la volontà politica per poter intervenire. Ci si può domandare se in Svizzera la pressione esercitata nei confronti della BNS sia sufficiente, da parte della politica federale...
"Sì. Importanti settori dell'economia stanno spingendo affinché la BNS ritocchi verso l'alto il limite minimo di cambio con l'euro. Per fare un esempio anche nell'UDC, con Peter Spuhler (Amministratore delegato della Stadler Rail Group e consigliere nazionale dell'UDC, ndr), ci sono richieste di intervento in questo senso.  Spuhler  ha dichiarato che se la situazione dovesse protrarsi ancora, dovrà chiudere battenti. Addirittura anche economiesuisse è per l'intevento. Ma la BNS è evidentemente, in questo momento, non in grado di agire".

4000 franchi potrebbe valere, in Ticino, migliori possibilità per i residenti di essere assunti...
"Il dumping salariale non è la ricetta giusta per una economia sana e di successo. Se i lavoratori verranno pagati meglio, ci saranno più investimenti nella loro formazione. E ciò ne vale la pena, perché essi saranno più produttivi e avranno, di conseguenza, la giusta ricompensa anche in termini di salario".

Saverio Lurati sostiene che le ditte che pagano salari di 2000 franchi se ne possono andare...
"Produrre in Svizzera è redditizio. Se fosse vero che sono i livelli salariali ad essere decisivi per determinare la presenza o meno di unità produttive in Svizzera, a quest'ora se ne sarebbero già andati in tanti. Sotto il punto di vista economico dobbiamo poi osservare una cosa: i settori in cui i lavoratori sono pagati meno sono quelli del mercato interno. Parrucchieri, donne delle pulizie, personale del commercio al dettaglio... Sono settori questi che dalla Svizzera non se ne vanno. Non se ne possono andare. Anche perché gli uffici bisogna pulirli qui".
 

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE