La vittima, un ginevrino 22enne, ha trovato la morte sull'isola di Siargao, nelle Filippine. L'imputato nega qualsiasi coinvolgimento
GINEVRA - Si è aperto oggi il processo contro un 23enne accusato di aver ucciso nelle Filippine un connazionale con il quale voleva aprire un bar. I fatti sarebbero avvenuti nell'ottobre del 2014.
«Era la mia ultima possibilità di realizzare questo progetto, non avevo motivo di ucciderlo», si è difeso in Tribunale il giovane. La vittima, un ginevrino 22enne, si era recato sull'isola di Siargao per investire in quel bar.
Secondo l'accusa, l'imputato avrebbe ingaggiato un killer per eliminare l'investitore. L'avrebbe attirato su un'altra isola, con il pretesto di comprare attrezzature per il bar, quindi l'avrebbe condotto verso un'imboscata. Uno o due individui hanno presumibilmente attaccato il ginevrino pugnalandolo a morte con dei colpi al cuore. Il suo corpo è stato trovato lungo una strada fiancheggiata da terreni agricoli.
Secondo il Ministero pubblico, l'imputato «ha accuratamente pianificato ed eseguito il suo piano. Freddamente e senza esitazione». Il 23enne però contesta le accuse: «Siamo stati attaccati da due filippini su una moto. Si sono scagliati contro di lui». Secondo l'imputato l'aggressione sarebbe avvenuta per denaro. Per il Ministero pubblico, invece, il giovane avrebbe ucciso il socio per entrare in possesso dei denaro già versato sul suo conto.
La vita dell'accusato è stata descritta dettagliatamente davanti al Tribunale penale. Dopo la separazione dei suoi genitori, il 23enne è cresciuto tra Ginevra e la Francia. Ha ricoperto varie posizioni, in particolare nel settore alberghiero e nella ristorazione. Sperando di aprire un bar, si è trasferito nelle Filippine nel 2013. Ha lavorato nel settore alberghiero e avviato un'attività che si occupava di riparare computer. La sua famiglia lo ha aiutato finanziariamente. Nel luglio 2014, la sua compagna ha dato alla luce una figlia. «Non programmata» ha sottolineato l'uomo accusando la madre di aver agito per poter essere poi mantenuta. Non ha notizie di sua figlia e dell'ex compagna dalla fine del 2016.
Ritornato in Svizzera poco dopo l'incidente, è stato fermato, interrogato e rilasciato. Solo in un secondo momento, nel dicembre 2015, è arrivata la detenzione preventiva.