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SVIZZERAAborto in frontiera, la sentenza non piace a nessuno

15.12.17 - 16:33
Il caso, risalente al 2014, non è ancora chiuso. Sia i legali della guardia di confine, che quelli della donna siriana hanno deciso di ricorrere contro la decisione dello scorso 7 dicembre
Keystone
Aborto in frontiera, la sentenza non piace a nessuno
Il caso, risalente al 2014, non è ancora chiuso. Sia i legali della guardia di confine, che quelli della donna siriana hanno deciso di ricorrere contro la decisione dello scorso 7 dicembre

BERNA - Non è ancora chiuso il caso della guardia di confine svizzera ritenuta responsabile dell'aborto di una siriana durante le operazioni di rinvio in Italia nel 2014. Sia i legali dell'uomo che quelli della donna hanno infatti presentato ricorso contro la sentenza emessa dal Tribunale militare 4 di Berna lo scorso 7 dicembre.

Lo ha indicato oggi il portavoce della giustizia militare, Mario Camelin, precisando che il caso passa nelle mani del Tribunale militare di appello.

La guardia di confine è stata condannata a sette mesi di detenzione e 60 aliquote giornaliere di 150 franchi, entrambe le pene sospese con la condizionale. Contro di lui sono stati ritenuti i reati di lesioni colpose, tentata interruzione di gravidanza e ripetuta inosservanza di prescrizioni di servizio.

L'uomo, responsabile di un gruppo di guardie di confine, è stato riconosciuto colpevole di aver negato il necessario aiuto medico a una partoriente, che ha dato alla luce una bambina morta una volta giunta a Domodossola (I). La donna faceva parte di un gruppo di 36 profughi condotti a Briga per essere riaccompagnati in Italia. Poco dopo il suo arrivo in Vallese aveva iniziato ad avere dolori e sanguinamenti. Il marito aveva chiesto ripetutamente di chiamare un medico, ma senza successo.
 
 

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