L'Ufficio del Consiglio nazionale ha bocciato un'iniziativa dei Verdi. "L'agente" 54enne è stato condannato a 22 mesi con la condizionale
BERNA - Per delucidare il caso di spionaggio a danno della Germania da parte di un "agente" svizzero non dovrebbe essere istituita una Commissione parlamentare di inchiesta (CPI). È il parere dell'Ufficio del Consiglio nazionale che risponde picche a un'iniziativa parlamentare in tal senso del gruppo ecologista in Parlamento.
Col loro atto parlamentare, i Verdi auspicano la creazione di una CPI che «indaghi sulla legalità dell’operato del Servizio delle attività informative nonché sul ruolo della polizia giudiziaria federale e del Ministero pubblico della Confederazione».
In una nota serale dell'ufficio si ricorda che la vicenda è già all'attenzione dalla Delegazione della gestione (DelCG) e che una CPI «non fornirebbe nuovi elementi». Secondo la nota odierna, «una CIP è uno strumento che deve essere riservato alle situazioni in cui gli organi di vigilanza ordinari raggiungono i limiti delle loro competenze, ciò che nella fattispecie non è il caso».
Per tutte queste ragioni, l’Ufficio propone con 9 voti contro 3 e 1 astensione, di non dare seguito all’iniziativa parlamentare del gruppo dei Verdi.
La condanna - Il 54enne svizzero Daniel M. è stato condannato il 9 di novembre a Francoforte a un anno e 10 mesi di carcere con la condizionale per «attività di agenti segreti» a favore dell'intelligence elvetica. Lo Svizzero era accusato di aver cercato di procurarsi illegalmente, tra luglio 2011 e febbraio 2015, informazioni sulle indagini avviate dal fisco del Nordreno-Vestfalia per identificare gli evasori fiscali tedeschi clienti di banche svizzere.