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BERNA«Capisco e condivido l'indignazione»

01.09.17 - 14:10
La posizione del Consigliere federale Parmelin sul caso del predicatore islamico di Bienne
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«Capisco e condivido l'indignazione»
La posizione del Consigliere federale Parmelin sul caso del predicatore islamico di Bienne

BERNA - «Comprendo l'indignazione e la condivido»: lo afferma il consigliere federale Guy Parmelin, chiamato a prendere posizione sul caso del predicatore islamico di Bienne che ha incassato circa 600'000 franchi di assistenza sociale e che è accusato di fomentare l'odio religioso.

In un'intervista pubblicata questa settimana dalla Weltwoche, Parmelin ha detto che il suo primo pensiero spontaneo una volta appresa la notizia è stato: «impossibile: esiste qualcosa del genere in Svizzera?».

Il ministro della difesa respinge la critica mossa al SIC - il Servizio delle attività informative della Confederazione - di non avere fatto nulla in materia. Il SIC - spiega - indaga sul 64enne originario della Libia dal 2005 in diversi casi. Dalla fine del 2016 l'uomo è al centro di un'inchiesta per sospetta radicalizzazione e appello alla violenza.

Secondo Parmelin la Svizzera non fa eccezione, la minaccia del fondamentalismo islamico è aumentata negli ultimi anni. «Vi è un rischio accresciuto che è rimasto uguale negli ultimi mesi», continua. «Bisogna essere coscienti che un attentato è possibile anche in Svizzera».

Il capo del Dipartimento federale della difesa non si esprime su una notizia diffusa dal Tages-Anzeiger, secondo la quale vi sono stati nella Confederazione già tre piani per attacchi terroristici, che sarebbero stati evitati solo grazie a interventi di polizia. «Non commento questo genere di notizie. Ma bisogna essere in chiaro che la Svizzera può essere un obiettivo del terrorismo islamico».

«Isis, Al-qaida e altre organizzazioni hanno dichiarato guerra all'Occidente: noi ne facciamo parte», prosegue il ministro UDC. «La domanda non è: perché non vi sono stati attacchi? Bensì: quando vi saranno attacchi? E soprattutto: come fare per scongiurarli?». Anche perché la neutralità - si dice convinto l'ex viticoltore - non ha alcun ruolo, non protegge dallo jihadismo.

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