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ZURIGO"Carlos", «umiliato, ma non torturato in carcere»

03.07.17 - 15:09
Lo ha stabilito un'inchiesta amministrativa che ha verificato il periodo detentivo del giovane a Pfäffikon. Il Dipartimento di giustizia ha nominato nuovi responsabili per la struttura carceraria
"Carlos", «umiliato, ma non torturato in carcere»
Lo ha stabilito un'inchiesta amministrativa che ha verificato il periodo detentivo del giovane a Pfäffikon. Il Dipartimento di giustizia ha nominato nuovi responsabili per la struttura carceraria

ZURIGO - Un'inchiesta amministrativa ha appurato che lo zurighese noto con il nome fittizio di "Carlos" ha subito trattamenti «in parte discriminatori e umilianti» durante la detenzione preventiva a Pfäffikon (ZH). Una settimana fa il 21enne ha aggredito sette secondini.

L'inchiesta amministrativa, voluta dalla direttrice del Dipartimento cantonale di giustizia Jacqueline Fehr (PS), è stata realizzata dal procuratore in pensione Ulrich Weder e si riferisce a un periodo di detenzione preventiva passato dal giovane pregiudicato lo scorso gennaio a Pfäffikon (ZH).

Secondo il procuratore Weder, non ci sono comunque stati comportamenti contrari alla Costituzione o alle norme che riguardano i detenuti. I collaboratori dell'Ufficio per l'esecuzione delle pene che si sono occupati di "Carlos" non hanno agito con l'intento di discriminarlo o di umiliarlo.

Per l'autore della perizia - il cui rapporto è stato trasmesso alla Commissione nazionale per la prevenzione della tortura (CNPT) - è stato piuttosto il comportamento «aggressivo, violento, minaccioso e renitente» la causa delle misure restrittive, attraverso le quali le autorità speravano di ottenere miglioramenti.

Con i suo comportamento, il giovane pregiudicato ha dato prova di «una intensità e di una persistenza mai vista negli ultimi decenni», ha sottolineato il procuratore.

La consigliera di Stato Fehr ha ammesso che da parte della giustizia ci possono essere stati degli errori, ma mai fatti di rilevanza penale. Per cercare di risolvere la situazione, il Dipartimento di giustizia ha deciso di sostituire il direttore del carcere di polizia di Pfäffikon. Una decisione presa di comune accordo con il diretto interessato, che era entrato in carica da poco e ha deciso di cercare un nuovo orientamento professionale, ha detto la Fehr.

Un'altra misura ordinata dal dipartimento è la creazione, a livello cantonale, di una o due celle per la detenzione preventiva riservata ai "casi estremi" come questo.

Jacqueline Fehr ha inoltre fornito chiarimenti su una notizia trapelata nei giorni scorsi, secondo la quale il 21enne mercoledì scorso avrebbe mandato all'ospedale una guardia del penitenziario Pöschwies di Regensdorf (ZH) . I secondini aggrediti sono stati in effetti sette ed uno di loro è stato portato all'Ospedale universitario di Zurigo per un controllo. In seguito a questa vicenda, il detenuto è stato temporaneamente trasferito in una struttura psichiatrica.

Nel penitenziario di Regensdorf, il ragazzo ormai maggiorenne stava scontando una condanna a 18 mesi inflittagli lo scorso marzo dal Tribunale distrettuale per aver steso con un pugno, il 29 marzo 2016, un giovane da lui incontrato a Zurigo su un tram.

Al processo "Carlos" aveva lanciato pesanti accuse riguardo alle condizioni di detenzione, usando appunto il termine "tortura". Il suo difensore aveva chiesto l'apertura di un'inchiesta, sottolineando come il suo assistito fosse stato tenuto in isolamento, senza televisione né letture né qualcosa per scrivere. Gli sarebbe anche stato tolto il materasso per un mese e per nove giorni non ha avuto nemmeno una coperta e gli è stato negato il cibo: solo pane tre volte al giorno.

"Carlos" è diventato un caso "nazionale" in seguito ad un reportage televisivo del 2013, in cui si riferiva delle misure di presa a carico decise nei suoi confronti dalla giustizia minorile. In alternativa al piazzamento in una struttura chiusa, al giovane era stato messo a disposizione un appartamento di 4 locali e mezzo, con misure terapeutiche ed assistenza 24 ore su 24, e anche la possibilità di seguire lezioni di boxe thailandese, la sua passione.

Il tutto ad un costo di circa 29'000 franchi al mese: una cifra a prima vista esorbitante, ma paragonabile ai costi di una presa a carico in una struttura chiusa. Il 21enne, che negli ultimi anni si è convertito all'Islam, ha problemi con la giustizia da quando aveva nove anni e ha alle spalle una lunga serie di condanne per reati violenti: in tutto più di 30, di cui due da maggiorenne. La vicenda più grave risale al 2011, quando accoltellò ripetutamente alla schiena un giovane, che riportò gravi ferite.

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