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CANTONEPresunto jihadista, richiesti due anni con la condizionale

14.07.16 - 15:17
Il 26enne zurighese di origini libanesi è processato al Tribunale Penale Federale di Bellinzona per aver violato la legge anti-Isis
Foto Tipress
Presunto jihadista, richiesti due anni con la condizionale
Il 26enne zurighese di origini libanesi è processato al Tribunale Penale Federale di Bellinzona per aver violato la legge anti-Isis

BELLINZONA - Il pubblico ministero ha chiesto due anni di carcere con la condizionale con un periodo di prova di tre anni per il presunto jihadista sotto processo da stamane al Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona. La procuratrice federale ha rinunciato a domandare una pena da scontare visto che è da poco diventato padre, ha collaborato dopo l'arresto e lascia sperare in una possibile "deradicalizzazione".

Il 26enne svizzero di origini libanesi cresciuto a Winterthur (ZH), arrestato il 7 aprile 2015 a Zurigo mentre si apprestava a prendere un aereo per Istanbul in Turchia, ha contestato in aula le accuse formulate a suo carico, negando recisamente di essere voluto andare in Siria o in Iraq per unirsi ai combattenti dello Stato islamico (Isis).

Egli non ha nascosto di provare simpatia per i musulmani che scelgono di morire come martiri. Sin da quando era bambino ha desiderato per sé stesso il martirio, ha dichiarato, ma ha poi relativizzato aggiungendo che avrebbe potuto diventare un martire anche aiutando altre persone per poi morire di morte naturale. "Sarà Allah a decidere se morirò da martire o no", ha concluso l'imputato, sostenendo di aver voluto lasciare la Svizzera per rendersi utile e che non aveva alcuna intenzione di uccidere.

Il giovane, accusato di aver violato la legge federale che vieta i gruppi terroristici islamici Al Qaida e Isis, non ha tuttavia fornito indicazioni concrete sullo scopo del viaggio. Non ha neppure spiegato chi voleva o sperava di incontrare dopo il suo arrivo in Turchia.

Reagendo a tali dichiarazioni la rappresentante del Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha rilevato che un'analisi del suo profilo di utente di internet ha evidenziato "intense ricerche in rapporto con l'Isis". Per contro, non è stato trovato nulla che possa dimostrare una eventuale preoccupazione di voler fornire un aiuto umanitario, ha affermato la procuratrice federale.

Per la rappresentante dell'accusa è chiaro che il giovane voleva andare in Turchia "con lo scopo di unirsi allo Stato islamico e morire come martire". Alla madre avrebbe dichiarato che si recava in Germania per visitare un amico malato. Prima del previsto volo il presunto jihadista avrebbe inoltre anche diffuso, tramite l'app di messaggistica Telegram, immagini "di barbara violenza", tra cui decapitazioni. L'imputato ha sostenuto di aver visto per la prima volta queste foto quando è stato interrogato dagli inquirenti.

In aula sono stati evocati anche aspetti privati, a partire dall'infanzia e dall'ambiente in cui è cresciuto il giovane, che ha assolto un tirocinio di verniciatore per poi svolgere lavori ausiliari in diversi ambiti. Al momento del tentato viaggio la sua compagna era già incinta: il bebè è nato nel novembre 2015, ha detto l'imputato. Anche la ragazza era stata lasciata all'oscuro delle sue intenzioni. Nel periodo precedente il previsto viaggio, ha dichiarato il presunto jihadista, i suoi soli amici erano "i fratelli della moschea a Winterthur".

ats

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