Secondo un'esperta giurista i tutori dell'ordine in questione si sarebbero macchiati di un reato, ossia di aver agito senza autorizzazione. La polizia italiana, invece, parla di operazione concertata
BERNA - Fa discutere un video pubblicato dalla Polizia di Stato italiana che mostra agenti della penisola durante l'arresto a Saas-Grund, in Vallese, di un sospetto affiliato alla 'ndrangheta, una delle 15 persone fermate martedì scorso in una vasta azione che ha visto coinvolti vari cantoni.
Il SonntagsBlick, che oggi rivela la vicenda, non esita a parlare di "scandaloso intervento della polizia". Il filmato mostra un 60enne che viene scortato ammanettato da agenti che indossano una pettorina con la scritta "POLIZIA". L'uomo viene accompagnato sulle scale di un'abitazione e poi entra in un furgone.
Secondo Nadine Zurkinden, giurista dell'Università di Basilea, è possibile che i tutori dell'ordine in questione si siano macchiati di un reato, perché hanno agito senza autorizzazione. Solo con il via libera del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) possono essere compiuti atti come l'arresto di un sospetto: e queste autorizzazioni vengono concesse in modo molto restrittivo, ha spiegato l'esperta al domenicale.
Contattato dallo stesso SonntagsBlick, il DFGP fa sapere di non aver concesso alcun beneplacito per l'intervento a Saas-Grund. Da parte sua l'Ufficio federale di polizia (Fedpol) ha indicato al giornale che gli agenti italiani erano solo presenti in loco, ma l'arresto è stato fatto dalla polizia cantonale vallesana. Quello che mostra il video è solo "una messinscena mediatica", non un atto ufficiale.
La polizia di Stato, in un comunicato dell'8 marzo scorso (vedi allegato) aveva riferito «dell'esecuzione di 2 provvedimenti di arresto a fini estradizionali nei confronti di latitanti della 'ndrangheta. In territorio elvetico erano stati localizzati e catturati due uomini, ritenuti esponenti di vertice della omonima cosca di Condofuri, in provincia di Reggio Calabria, latitanti dal 2013 ed indagati per associazione mafiosa, riciclaggio e reimpiego di beni di provenienza illecita dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria».
Nella nota si specificava che, «l'operazione era stata condotta insieme agli organismi della Polizia federale svizzera e a quella cantonale dell'Oberwallis (Canton Vallese), e che erano state effettuate anche diverse perquisizioni nelle località elvetiche di Visp, Stalden e Saas-Grund, presso immobili riferibili ai due latitanti ed ai loro presunti favoreggiatori».
Infine, nella nota si legge del sequestro di diverso materiale cartaceo, nonché un'arma tipo taser. La presenza dei latitanti in Svizzera «è stata riscontrata grazie ad attività investigative congiunte - sviluppate nell'ambito di attività rogatoriali promosse dall'Autorità giudiziaria reggina, d'intesa con la Procura Federale e il Ministero della Giustizia elvetico - sulle infiltrazioni della 'ndrangheta reggina nell'Alto Piemonte, con ramificazioni in territorio svizzero».
ats / p.d'a.