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SVIZZERAUn braccialetto elettronico per proteggere le donne

07.10.15 - 14:28
È la proposta del Consiglio federale per rafforzare la protezione di quelle persone vittime di aggressioni in casa. Un fenomeno in grande crescita
Tipress
Un braccialetto elettronico per proteggere le donne
È la proposta del Consiglio federale per rafforzare la protezione di quelle persone vittime di aggressioni in casa. Un fenomeno in grande crescita

BERNA - Un braccialetto elettronico per gli autori di violenza domestica o stalking, nessuna spesa processuale per le vittime che adiscono i tribunali, maggiore severità contro i maneschi. È quanto propone il Consiglio federale per rafforzare la protezione di quelle persone, perlopiù donne, vittime di aggressione tra le mura di casa.

Queste e altre modifiche al codice civile e penale sono state inviate oggi dall'Esecutivo in procedura di consultazione, assieme anche alle disposizioni necessarie affinché la Confederazione possa approvare la cosiddetta Convenzione di Istanbul del Consiglio d'Europa firmata da Berna nel 2013, indica una nota odierna dell'Ufficio federale di giustizia (UFG).

Tra le novità a livello sia civile che penale, il Governo prevede appunto l'adozione del braccialetto elettronico affinché la persona costretta ad indossarlo rispetti veramente un eventuale divieto di contatto o un'interdizione di accedere a un'area ordinato da un giudice.

Stando alle aggiunte introdotte nel Codice civile, il giudice può ordinare il braccialetto elettronico per 12 mesi al massimo, periodo rinnovabile di anno in anno se la situazione non dovesse cambiare.

Il Consiglio federale vuole anche eliminare gli ostacoli a livello legale che rendono difficile per le vittime di violenza domestica l'accesso alle misure di protezione. Oltre a ciò, chi si rivolge ai tribunali dovrebbe poterlo fare gratuitamente per cause di violenza domestica e stalking.

L'attuale procedura di conciliazione attualmente prevista in determinati casi andrebbe inoltre abolita. Stando al UFG, la giurisprudenza del Tribunale federale impone alle autorità inquirenti di sospendere, ottenuto il consenso della vittima, i procedimenti penali per lesioni personali semplici, vie di fatto reiterate, minacce o coazione nei rapporti di coppia e di abbandonarli allo scadere di sei mesi se la vittima esprime una volontà in tal senso.

Ora, precisa il comunicato, il Governo propone di non affidare più alla vittima l'intera responsabilità di decidere. Oltre alla volontà della vittima, gli inquirenti dovranno tenere in considerazione anche altre circostanze. Se l'autore della lesione, per esempio, è già stato segnalato per simili atti oppure è già stato condannato per un atto contro la vita e l'integrità corporale, la libertà o l'integrità sessuale di una persona, "non sarà più possibile sospendere il procedimento. Infine, la vittima andrà ascoltata ancora una volta prima di abbandonare il procedimento."

Quanto alla Convenzione di Istanbul, questo trattato internazionale intende garantire che in tutta Europa la violenza sulle donne e la violenza domestica siano contrastate con standard equiparabili.

Atti quali la violenza psichica, fisica e sessuale, lo stalking, il matrimonio forzato, la mutilazione genitale femminile nonché l'aborto e la sterilizzazione forzati devono essere punibili. Ciò è già il caso in Svizzera.

Le disposizioni di prevenzione e di protezione delle vittime rientrano per lo più nelle competenze dei Cantoni, che di regola dispongono pure già degli strumenti richiesti dalla Convenzione. In singoli settori è necessario verificare in particolare se il numero di rifugi per le vittime sia sufficiente e se la presente offerta di consulenze telefoniche debba essere eventualmente ampliata.

Violenza domestica, fenomeno preoccupante - Nel 2013, i casi di violenza domestica in Svizzera sono cresciuti del 5,8% rispetto alla media degli anni dal 2009 al 2013. È quanto indicava nel novembre 2014 l'Ufficio federale di statistica (UST) sulla base dei casi registrati dalle polizie cantonali. Complessivamente le polizie cantonali avevano registrato nell'anno in rassegna 16'495 casi. Il 74,8% delle vittime totali - 9'381 - era di sesso femminile (donne o ragazze).

Il valore effettivo potrebbe però essere stato ancora più alto. Infatti, secondo uno studio complementare su questo tema svolto nel 2011, solo il 22% dei casi di violenza domestica vengono denunciati alla polizia.

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