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BERNAGoverno: politica europea, necessario rilanciare bilaterali

26.06.13 - 18:14
Governo: politica europea, necessario rilanciare bilaterali
BERNA - La Corte di Giustizia dell'Unione europea (CGUE) potrebbe pronunciarsi sui problemi d'interpretazione relativi all'adozione da parte della Svizzera del diritto europeo. La CGUE però "non avrà l'ultima parola", ha precisato oggi il consigliere federale Didier Burkhalter. La Svizzera continua a rifiutare l'applicazione automatica del diritto comunitario.

Lo scopo del governo è di rilanciare la via bilaterale, ha spiegato il capo del Dipartimento degli affari esteri (DFAE) in una conferenza stampa. Per il Consiglio federale "lo status quo in questo dossier non esiste. Si rischia di indietreggiare".

Di fronte alla volontà dell'Ue di regolare la questione istituzionale, la Svizzera è disposta a fare concessioni. Per non svuotare di senso il diritto di referendum, un'acquisizione automatica del diritto europeo è esclusa.

La Svizzera ha fissato altre "linee rosse" invalicabili. Il recepimento della direttiva europea sui lavoratori distaccati è escluso, tanto quanto quello sulla cittadinanza. Non entra neppure in considerazione una modifica delle misure d'accompagnamento alla libera circolazione.

In caso di vertenza sull'acquisizione di determinate disposizioni regolate dagli accordi bilaterali, il comitato misto Svizzera-Ue rimarrà competente. Ma entrambe le parti dovrebbero poter fare appello alla CGUE per un "parere interpretativo". L'opinione della Corte Ue avrà un impatto, anche se non si tratterà di una decisione finale, ha spiegato Burkhalter.

Se il parere è positivo per la Svizzera, l'Ue sarà vincolata. Nel caso contrario, "ci sarà un problema". Berna potrebbe emanare una legge sul punto problematico in modo che il Tribunale federale (TF) possa mettere fine al dossier.

La fine della vertenza è lontana. Per il momento il governo aspetta un progetto di mandato negoziale entro agosto. Ma Bruxelles dovrà ricevere il via libera dai suoi 28 Stati membri. Burkhalter spera di poter fare avanzare la questione istituzionale parallelamente all'accordo sull'elettricità e a altri dossier in stallo. In particolare l'accordo sulla ricerca, che potrebbe essere concluso entro l'anno, e che per Burkhalter rischia di essere la prima vittima di un blocco del dialogo istituzionale.

"Senza una soluzione istituzionale sarà difficile, e peso le mie parole, far avanzare gli altri dossier", ha detto il consigliere federale.

Burkhalter non nega che la delega di decisioni alla Corte Ue costituisca il "punto più delicato" in termini di politica interna. Ha però sottolineato che questa misura ha un potenziale enorme, dato che permetterebbe alla Svizzera di proseguire su un cammino bilaterale efficace.

ATS
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