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NEUCHÂTELIl cane viene dato a un'altra coppia e loro si ribellano

17.02.19 - 14:22
La protezione animali giustifica la scelta: «Per Kiwi serviva una famiglia esperta». Ma per i due giovani si tratta di una vera e propria «discriminazione»
spane.ch
Il cane viene dato a un'altra coppia e loro si ribellano
La protezione animali giustifica la scelta: «Per Kiwi serviva una famiglia esperta». Ma per i due giovani si tratta di una vera e propria «discriminazione»

NEUCHÂTEL - L’adozione di un cane che si trovava presso la protezione animali è al centro di una contesa a Neuchâtel. Una coppia di giovani 23enni si è infatti ribellata alla decisione della direzione di non assegnare alle loro cure Kiwi - questo il nome del cane -, scegliendo un’altra famiglia.

«Sono scioccata e triste - spiega a 20 minutes la ragazza -. Volevamo solo dare una seconda vita a quel cane». Kiwi è un pastore tedesco che soffre di nanismo ipofisario e ha una salute cagionevole.

La coppia denuncia i «pregiudizi sull’età» subiti dalla direttrice della struttura. «Abbiamo due salari fissi, abitiamo a 200 metri dal bosco, in pieno verde». Ma la protezione animali ha deciso di affidare Kiwi a un’altra famiglia, considerandola "più esperta". E una vera e propria guerra si è scatenata sui social, con la 23enne di Neuchâtel che non ha risparmiato termini molto duri nei confronti della struttura e della direttrice. Il risultato? Il suo post è stato cancellato e lei è stata bannata.

La presidente della protezioni animali è chiara: «Non possiamo accettare questo tipo di accuse. Kiwi è un animale molto speciale. E necessitava di essere accolto presso una famiglia che avesse già avuto dei cani e fosse in possesso di un certo tipo di esperienza».

La coppia, infatti, non ha mai avuto un cane e la loro abitazione non è neppure dotata di un giardino recintato in cui l'animale potesse muoversi liberamente. «Non ho nulla contro di loro e capisco che ci siano rimasti male - conclude -. Ma il nostro obiettivo è trovare la miglior sistemazione possibile per gli animali, non siamo un supermercato».

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