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SVIZZERA«La possibilità di conferire un carattere obbligatorio alla CCL va facilitata»

25.04.18 - 12:03
È l'opinione della Commissione dell'economia e dei tributi del Consiglio nazionale, che da seguito a tre iniziative parlamentari (una di Marco Chiesa)
«La possibilità di conferire un carattere obbligatorio alla CCL va facilitata»
È l'opinione della Commissione dell'economia e dei tributi del Consiglio nazionale, che da seguito a tre iniziative parlamentari (una di Marco Chiesa)

BERNA - La possibilità di conferire un carattere obbligatorio generale a un contratto collettivo di lavoro (CCL) deve essere facilitata. È l'opinione della Commissione dell'economia e dei tributi del Consiglio nazionale (CET-N) che - con 13 voti a 11 - ha deciso di dare seguito a tre iniziative parlamentari identiche depositate da Marco Chiesa (UDC/TI), Olivier Feller (PLR/VD) e Jean-Paul Gschwind (PPD/JU).

Nelle loro proposte, i tre deputati sostengono che oggi è oggettivamente difficile soddisfare le condizioni che permettano l'introduzione dell'obbligatorietà generale per un CCL. Ciò è particolarmente vero per i datori di lavoro che operano nei rami economici caratterizzati da numerose micro-imprese, ognuna con un numero molto esiguo di dipendenti.

Oggi la legge - risalente al 1956 e mai modificata in questo punto - prevede che il carattere obbligatorio generale di un CCL può essere conferito unicamente a condizione che le organizzazioni padronali contraenti rappresentino almeno il 50% dei datori di lavoro del settore e che i sindacati rappresentino almeno il 50% dei lavoratori.

I tre parlamentari propongono ora di introdurre l'obbligatorietà generale anche se il quorum dei datori di lavoro sia inferiore 50% (ma al minimo del 35%) a condizione che impieghino una quota di lavoratori proporzionalmente superiore al 50%. Esempio: se le organizzazioni padronali rappresentano il 41 per cento dei datori di lavoro, sarà necessaria l'adesione del 59% degli impiegati del settore.

In questo modo, spiega la CET-N, si potrà mettere un freno alla concorrenza sleale sul mercato del lavoro, ossia l'impiego di manodopera straniera a basso costo. Una minoranza teme invece che la modifica legislativa risulti pregiudizievole per la pace sociale e comporti il predominio delle grandi imprese sulle piccole.

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