Cerca e trova immobili

SVIZZERALeuthard: «Un “sì” a No Billag nuocerebbe soprattutto alle regioni periferiche»

18.01.18 - 11:58
Il prossimo 4 marzo i cittadini diranno la loro sul canone radiotelevisivo. La consigliera federale ha risposto alle domande dei lettori
Oskar Moyano
Il prossimo 4 marzo i cittadini diranno la loro sul canone radiotelevisivo. La consigliera federale ha risposto alle domande dei lettori

BERNA - Mancano praticamente sei settimane alla votazione sull’iniziativa No Billag. Una votazione che definirà il futuro del canone radiotelevisivo: con l’approvazione della proposta la Confederazione non potrà infatti più sovvenzionare alcuna emittente radiofonica o televisiva. E la SSR dovrà sapersi reggere sulle proprie gambe.

Impossibile, secondo i contrari all’iniziativa: No Billag sancirebbe la fine del servizio pubblico nel nostro paese. Per gli iniziativisti l’assenza del canone obbligatorio contribuirebbe invece a uno sviluppo positivo dell’offerta radiotelevisiva elvetica, che verrebbe finanziata con la pubblicità o con un servizio su abbonamento.

Non sapete ancora come votare? Oggi la consigliera federale Doris Leuthard ha risposto alle numerose domande che i lettori da tutta la Svizzera ci hanno inviato negli scorsi giorni.

13:21
Oskar Moyano
13:21
Oskar Moyano
13:12

La live chat è dunque terminata. Ringraziamo la consigliera federale Doris Leuthard per essersi confrontata con le domande dei nostri lettori.

13:11

Patrick Dreier, Lucerna: Cara signora Leuthard, personalmente spero in un No a questa grossa votazione. Vorrei però chiederle: dove prende la motivazione per combattere contro l'iniziativa, quando legge questi stupidi commenti negativi? In quanto cittadino, mi preoccupo di questi commenti da salotto.

Non bisogna lasciarsi fuorviare ma spiegare bene il progetto! Sono convinta che chi approfondisce l'argomento si rende conto dei danni che l'iniziativa causerebbe alla Svizzera. L'iniziativa vuole il passaggio a un sistema di finanziamento puramente commerciale. Accetta l'eventualità che si produca solo quanto assicura guadagni – e aumenta il grado di dipendenza da finanziatori privati. Un'informazione indipendente e pluralista in tutte le regioni del Paese è però essenziale per la formazione delle opinioni in un Paese a democrazia diretta come la Svizzera. Il Consiglio federale raccomanda quindi di respingere l'iniziativa.

13:08

Markus Troxler, Kriens: In sé siamo disposti a pagare il canone Billag. Ma la politica dovrebbe promuovere in televisione soprattutto la nostra cultura elvetica e lo sport. Con un “sì” all'iniziativa No Billag, sarà ancora possibile?

Sono d'accordo con lei, signor Troxler. Per questo motivo già oggi alla SSR è prescritta una quota svizzera pari almeno al 20%, per esempio, della musica. Questo non vale per le emittenti private. Con la nuova legge, questo aspetto andrebbe addirittura rafforzato.

13:05

Stéphane Rufenacht, Fiaugères: Secondo Lei è giusto e solidale che una parte degli impiegati della SSR non paghi il canone o ne paghi solo la metà?

La SSR ha riconosciuto la necessità di agire in questo ambito: la situazione cambierà, in futuro anche i collaboratori della SSR dovranno pagare il canone.

13:04

Christian Knobel: Il canone Billag viene riscosso presso ogni economia domestica. Io vivo da solo, perché devo pagare la stessa somma di una coppia che condivide un appartamento? Queste persone pagano la metà di me. Non sarebbe più giusto riscuotere i canoni SSR sotto forma di tassa?

Non esiste un sistema che renda giustizia a ogni caso singolo, né per gli abbonamenti ferroviari né per le tasse universitarie o sui rifiuti. Il canone offre un'ottima prestazione per un prezzo relativamente a buon mercato. Se si dovesse pagare singolarmente per ogni trasmissione il tutto risulterebbe più caro! Finanziare la radio e la televisione tramite le tasse non sarebbe sensato perché ogni anno, nell'ambito dei dibattiti sul preventivo, il Parlamento dovrebbe decidere l'importo da destinare al servizio pubblico – il che creerebbe un coinvolgimento diretto dello Stato. Non vogliamo dei media statali che dipendono dalle buone intenzioni dei politici. Possiamo vedere in altri Paesi cosa ciò comporta. L'odierno sistema garantisce che la radio e la televisione possano riferire in modo indipendente e dar spazio a varie voci!

13:04

Maurice Ruckstuhl, Berna: Gentile consigliera federale, in quanto praticante presso una scuola superiore guadagno circa 1500 franchi al mese. Da quando ho iniziato gli studi vivo sulla soglia del vitale. Ritengo necessario che si preveda una possibilità di esenzione dal canone proprio per le persone a basso reddito. La SSR disporrebbe comunque di fondi a sufficienza.

Il canone di 365 franchi all'anno a partire dal 2019 si applica alle economie domestiche e non alle singole persone. Se Lei abita ancora dai genitori non è tenuto a pagare e se affitta una stanza in co-locazione può dividere i costi con gli altri locatari. Inoltre, chi rinuncia completamente al consumo radiotelevisivo può farsi esentare ancora per cinque anni. E anche chi percepisce prestazioni complementari non deve pagare il canone. Il nuovo sistema considera quindi già la Sua richiesta!

13:02

Thomas Rusterholz, Lucerna: Perché non convertire semplicemente in abbonamenti i singoli settori come informazione, cultura, documentari, intrattenimento, lungometraggi, ecc.? Ognuno potrebbe scegliere a cosa abbonarsi.

Rispetto ad altri Paesi la Svizzera è molto piccola e oltretutto ha quattro lingue nazionali. In un'area così ristretta la pubblicità e la sponsorizzazione da sole non bastano a finanziare offerte radiotelevisive per tutta la Svizzera. Proprio per le trasmissioni informative è difficile trovare finanziatori privati, perché non sono redditizie. I modelli a pagamento funzionano solo per lo sport, i film e il la pornografia – ma non per l'informazione. Un'accettazione dell'iniziativa porterebbe a uno smantellamento dell'offerta. Molte trasmissioni scomparirebbero, la libertà di scelta si ridurrebbe! Inoltre, laddove avanzano le offerta a pagamento, si pensi allo sport, i prezzi aumentano!

12:59

Marco Pontiggia, Lugano: Gentile consigliera federale, se l'iniziativa dovesse essere bocciata, RSI La 2 resterà un canale televisivo come lo conosciamo ora, oppure verrà trasferito e sarà fruibile solo online? Dell’argomento se ne parlò qualche tempo fa, venne annunciato il futuro trasferimento online, ma da quando è partita la campagna, non se ne fa più accenno.

 

Dato che a partire dal 2019 la SSR dovrà risparmiare, è previsto che il secondo canale televisivo di lingua italiana sarà offerto soltanto via internet. Nulla è redditizio: ovunque è necessario un contributo per garantire un'offerta ampia, soprattutto per le minoranze linguistiche.

12:58

Erhart Von Ammon: Non sarebbe meglio creare un pacchetto con tre misure: ridurre il canone Billag a 200 franchi, ridimensionare leggermente la SSR e aumentare il finanziamento tramite la pubblicità? Altrimenti lo Svizzero serra il pugno in tasca e colpirà l'establishement in occasione della votazione.

Di primo acchito suona bene, non è però una proposta realistica. Il mercato pubblicitario è stagnante da molti anni. Già oggi molto denaro confluisce all'estero. È un'illusione credere che con un sì alla No Billag questi fondi vadano alle emittenti private svizzere. Inoltre, molte persone si sentono disturbate dalla pubblicità. Ne approfitterebbero solo le grandi finestre pubblicitarie tedesche su Sat1 o Pro7 o imprese come Google o Facebook.

12:55

Michael M., San Gallo: Teme che l'iniziativa potrebbe essere accettata per ripicca, perché i cittadini hanno perso la fiducia nell'attuazione della volontà del popolo, soprattutto dopo l'"attuazione" dell'iniziativa contro l'immigrazione di massa?

No, sono convinta che la maggior parte della gente è cosciente della radicalità dell'iniziativa e sa che non lascia spazio all'interpretazione: chiede l'abolizione del canone ed esige che la Confederazione non sostenga più, in nessun modo, alcuna emittente radiotelevisiva e che in futuro metta all'asta le concessioni. Questo porta a un finanziamento radiotelevisivo puramente commerciale. Verrebbe prodotto solo quanto assicura guadagni. In un Paese a democrazia diretta come la Svizzera, un'informazione pluralistica ed equivalente in tutte le regioni del Paese è però essenziale per la formazione dell'opinione. Il Consiglio federale raccomanda pertanto di respingere l'iniziativa.

12:54

Peter Meier, Zurigo: Se l'iniziativa viene accettata, non sarà comunque attuata – così come non è stata attuata l'iniziativa contro l'immigrazione di massa. Il 4 marzo posso quindi tranquillamente votare per l'abolizione della SSR, senza temere di dover in futuro rinunciare alle mie trasmissioni preferite. Riconosce anche Lei una tendenza a depositare iniziative sempre più estreme, perché i cittadini sanno che il Parlamento non le attuerà comunque?

L'iniziativa "No Billag" è molto radicale e non si presta per dare una lezione. Il testo dell'iniziativa non lascia spazio a interpretazioni: chiede l'abolizione del canone ed esige che la Confederazione non sostenga più, in nessun modo, alcuna emittente radiotelevisiva e che in futuro metta all'asta le concessioni. Questo porterebbe a un finanziamento radiotelevisivo puramente commerciale. Verrebbe prodotto solo quanto assicura guadagni. Molte trasmissioni dalla e sulla Svizzera scomparirebbero. Una cronaca variata in tutte le regioni del Paese è tuttavia essenziale per la formazione delle opinioni in un Paese a democrazia diretta come la Svizzera. Il Consiglio federale raccomanda pertanto di respingere l'iniziativa.

12:51

Peter Smits, Zurigo: Questa volta l'iniziativa sarà attuata correttamente – a differenza dell'iniziativa contro l'immigrazione di massa?

L'iniziativa contro l'immigrazione di massa non è stata attuata in modo particolarmente vicino al testo costituzionale. A differenza di quest'ultima, il testo dell'iniziativa No Billag è chiarissimo: non lascia spazio a interpretazioni. Chiede l'abolizione del canone ed esige che la Confederazione non sostenga più, in nessun modo, alcuna emittente radiotelevisiva e che in futuro metta all'asta le concessioni. Questo porterebbe a un finanziamento radiotelevisivo puramente commerciale. I promotori dell'iniziativa accettano quindi l'eventualità che si produca solo quanto assicura guadagni. Non vi è alcun margine di manovra!

12:48

Davis Isone, Läufelfingen: Gentile Signora Leuthard, crede anche Lei che tutta l'iniziativa No Billag sia un tentativo da parte dei sostenitori dell'UDC di dare ancora più potere ai propri giornali privati?

Non posso giudicarlo. Sta di fatto che l'iniziativa comporta il passaggio a un finanziamento radiotelevisivo puramente commerciale, aumentando il grado di dipendenza da finanziatori privati e gruppi imprenditoriali esteri. E Christoph Blocher, in quanto miliardario, avrebbe denaro a sufficienza per sostenere per un po' di tempo anche i media non redditizi.

12:46
Oskar Moyano
12:45

Martin Müller, Berna: Perché non è stato elaborato un piano B in caso venga accettata l'iniziativa? Non sarebbe stato un Suo dovere in quanto Consigliera federale?

L'iniziativa è estremamente radicale. Chiede la soppressione del canone ed esige che la Confederazione non sostenga più, in nessun modo, alcuna emittente radiotelevisiva. Ciò comporta il passaggio a un finanziamento radiotelevisivo puramente commerciale. I promotori dell'iniziativa accettano l'eventualità che si produca solo quello che assicura guadagni. Quindi l'iniziativa non lascia alcuno spazio per un piano B, anche se un cambiamento così brusco contraddice la disposizione d'animo della Svizzera che tende a garantire a tutte le regioni un'offerta equa e di qualità. Non si può aggirare la Costituzione. Con un sì all'iniziativa scompariranno tante trasmissioni dalla e sulla Svizzera. L'iniziativa mette in difficoltà, oltre alla SSR, anche molte radio locali e televisioni regionali. Per compensare la perdita dei proventi del canone, entro un anno Radio BeO dovrebbe trovare circa 500 nuovi clienti pubblicitari – il tutto in una regione strutturalmente debole. Per poter fornire una cronaca variata in tutte le parti del Paese occorre respingere l'iniziativa.

12:42

Mattia Tormen, Lavizzara: Buongiorno onorevole Leuthard, su No Billag sono d'accordo con lei. Ma vorrei domandarle se si sta già elaborando un piano B. Io abito in un piccolo paese in valle, dove molti servizi sono scarsi: la connessione Internet non ci permette di guardare programmi online o film in streaming con la stessa qualità della RSI. Nell'eventualità che No Billag diventi realtà, cosa ci accadrebbe? Riceveremmo una connessione Internet migliore oppure ci ridurrebbero ulteriormente i già carenti servizi?

Dato che con un sì all'iniziativa, alla SSR verrebbero a mancare tre quarti delle entrate in pochi mesi, non resterebbe altro che liquidare la SSR in modo conforme. Inoltre, siccome l'iniziativa vieta alla Confederazione di sovvenzionare in altro modo le emittenti radiotelevisive, il suo margine di manovra è molto limitato. L'accettazione dell'iniziativa non avrebbe nessuna ripercussione sul Suo collegamento Internet. È vero però che la SSR e le emittenti radiotelevisive private nelle regioni periferiche hanno attualmente investito molto denaro nel potenziamento di speciali reti per la radiodiffusione, ragion per cui Lei può captare la RSI con una buona qualità. Ciò Le è possibile soltanto grazie al canone. Un sì all'iniziativa nuocerebbe soprattutto alle regioni periferiche.

12:40

Patrick Scherz, Murten: Ho 18 anni e mi occupo di una trasmissione per i giovani su Radio Freiburg. Dopo il mio apprendistato, avrei un posto a tempo pieno. Quindi ho paura della votazione No Billag. Se l'iniziativa viene accettata, il Consiglio federale dispone di un piano B?

No, l'iniziativa è radicale. Chiede la soppressione del canone ed esige che la Confederazione non sostenga più, in nessun modo, alcuna emittente radiotelevisiva. Siccome con un sì all'iniziativa, in pochi mesi alla SSR verrebbero a mancare tre quarti delle entrate, non resterebbe altro che liquidare la SSR in modo conforme. Anche Radio Freiburg, che ogni anno riceve 2,4 milioni di franchi di proventi del canone, sarebbe minacciata dall'iniziativa. Probabilmente occorrerebbe ridurre drasticamente l'offerta. Molte trasmissioni non sarebbero più possibili. Quindi è assolutamente importante impegnarsi contro l'iniziativa!

12:38

Reto Zanettin, Zurigo: Chi si oppone alla No Billag sostiene che nel caso di un sì all'iniziativa la SSR dovrà chiudere i battenti. Pertanto si desume che la SSR non sia in grado di sopravvivere senza canone, vale a dire non è pronta a far fronte alla concorrenza. Pertanto la mia domanda è: cosa intraprende Lei o il Consiglio federale affinché la SSR divenga più efficiente e sia meno dipendente dal canone?

Un sì all'iniziativa comprometterebbe l'esistenza della SSR e delle 34 radio locali e televisioni regionali che beneficiano dei proventi del canone. Ciò dipende però soltanto in parte dalla mancanza di capacità competitiva. Il canone serve innanzitutto a coprire quei costi causati dalla produzione delle trasmissioni che contribuiscono alla formazione delle opinioni e a mostrare la diversità della Svizzera. Garantiscono che venga riferito su quanto accade in Svizzera. Il canone è quindi il compenso per la fornitura del servizio pubblico. La Svizzera con le sue quattro lingue è troppo piccola per finanziare unicamente sul mercato le prestazioni del servizio pubblico. Con la soppressione del canone, l'iniziativa accetta l'eventualità che si produca solo quello che assicura guadagni. Ciò nuocerebbe alla pluralità dei media e al processo di formazione delle opinioni e consentirebbe a finanziatori privati e gruppi imprenditoriali esteri di aumentare la propria sfera d'influenza.

12:35

Gloria Müller, Lugano: FFS, Swisscom e La Posta sono aziende pubbliche o parapubbliche che si finanziano da sole con le loro offerte (abbonamenti, servizi…). Perché per la SSR non può essere applicato lo stesso principio? Perché imporre una tassa al cittadino per permettere la sopravvivenza dell'azienda? Noi non paghiamo una tassa per FFS, Swisscom e La Posta.

Non è esattamente così: le FFS e le ferrovie regionali vengono sovvenzionate in larga misura tramite fondi pubblici. Soltanto con i prezzi dei biglietti non potrebbero mai finanziare la propria offerta in quanto molte tratte non sono redditizie. Le regioni periferiche verrebbero tagliate fuori. Senza i fondi della Confederazione rimarrebbero in servizio solo le tratte ferroviarie Ginevra-Berna-Zurigo e Basilea-Zurigo. I fondi pubblici sono investiti perché lo consideriamo opportuno e intendiamo garantire un servizio universale. Lo stesso vale per Swisscom e La Posta: anche queste imprese devono adempiere un mandato di servizio universale affinché ad esempio anche le valli più remote abbiano una connessione Internet veloce e il prezzo di una lettera sia uguale su tutto il territorio e non costi di più solo perché spedita dalle Centovalli a Ginevra anziché da Zurigo a Ginevra.

12:32

Ueli Messerli, Fisibach: Se voto no e l'iniziativa viene respinta, rimane tutto com'era prima? O posso sperare che sia avviato un dibattito sul mandato di prestazioni della SSR?

L'odierna legge sulla radiotelevisione (LRTV) si concentra su radio e televisione. Vista la crescente importanza del settore online, il Consiglio federale intende trasformare la LRTV in una legge sui media elettronici. Nel suo rapporto sul servizio pubblico il Consiglio federale ha inoltre sottolineato che in futuro l'offerta della SSR dovrà distinguersi ancora di più da quella delle emittenti private e che i suoi spazi pubblicitari resteranno limitati. In aggiunta, è già stato deciso che nel 2019 la quota dei proventi del canone destinata alla SSR sarà ridotta a 1,2 miliardi di franchi l'anno.

12:31

Bruno Köppel, Obfelden: Perché non si è fatta valere maggiormente a favore di una SSR più snella? Ora non ho altra scelta che votare sì.

Si può e si deve cercare sempre possibilità di miglioramento. Non è però vero che la SSR è diventata sempre più grande. Negli ultimi 10 anni non è stato lanciato alcun nuovo programma. Al contrario, il programma radiofonico "World Radio Switzerland" della SSR ha chiuso i battenti. La SSR intende inoltre sostituire RSI LA 2 con un'offerta online. In aggiunta, nel suo rapporto sul servizio pubblico 2016 il Consiglio federale ha sottolineato che in futuro l'offerta della SSR dovrà distinguersi ancora di più da quella delle emittenti private, che i suoi spazi pubblicitari resteranno limitati e che dovrà cooperare maggiormente con le imprese mediatiche. La nuova concessione metterà in atto queste direttive. Il Consiglio federale ha anche già deciso di ridurre ad un massimo di 1,2 miliardi di franchi l'anno la quota del canone di cui beneficerà la SSR dal 2019.

12:30

John Grandchamp, Veytaux: Vista l'importanza della votazione, perché il Consiglio federale non ha proposto un controprogetto?

La possibilità di un controprogetto è stata esaminata e discussa in Parlamento. Si è però scelto di rinunciarvi poiché anche un dimezzamento del canone avrebbe comportato in molte zone uno smantellamento dell'offerta. A Zurigo determinati programmi potrebbero forse ancora finanziarsi tramite il mercato, ma in Svizzera non c'è solo Zurigo: le regioni linguistiche più piccole sarebbero abbandonate. Con un dimezzamento del canone la SSR dovrebbe chiudere sedi, e anche radio locali e televisioni regionali come "La Telé", "Radio Chablais" o "Léman Bleu" sopravvivono oggi solo grazie al canone. Chi diffonderebbe le cronache locali alla radio e alla TV? Un'informazione indipendente e pluralista è essenziale per in Paese a democrazia diretta come la Svizzera.

12:26

Andrea Managlia, Losone: Guardo soltanto la RSI e solo il notiziario di mezzogiorno. Che senso ha pagare 465 franchi all’anno?

Il sistema del canone garantisce che la SSR e le 34 radio locali e televisioni regionali che beneficiano dei proventi del canone possano produrre un'offerta ampia e di qualità elevata. In un Paese di piccole dimensioni con quattro lingue nazionali come la Svizzera questo non sarebbe possibile soltanto con gli introiti della pubblicità e le sponsorizzazioni. Un "sì" all'iniziativa porterebbe quindi a uno smantellamento dell'offerta. Già per le trasmissioni informative si faticano a trovare finanziatori privati, questo settore non è infatti redditizio, soprattutto in italiano siccome il pubblico e gli introiti pubblicitari sono ridotti. I modelli a pagamento funzionano soltanto per sport, film e pornografia, non per le trasmissioni informative. Con il sistema attuale Lei può contare su un'ampia offerta: esso favorisce non solo la SSR ma anche Radio 3i, Radio Fiume Ticino e Tele Ticino. Inoltre, nel 2019 il canone scenderà a 365 franchi per economia domestica, diventando così nettamente meno caro!

12:24

Martin Müller, Berna: Perché non è stato elaborato un piano B in caso venga accettata l'iniziativa? Non sarebbe stato un Suo dovere in quanto Consigliera federale?

L'iniziativa è estremamente radicale. Chiede la soppressione del canone ed esige che la Confederazione non sostenga più, in nessun modo, alcuna emittente radiotelevisiva. Ciò comporta il passaggio a un finanziamento radiotelevisivo puramente commerciale. I promotori dell'iniziativa accettano l'eventualità che si produca solo quello che assicura guadagni. Quindi l'iniziativa non lascia alcuno spazio per un piano B, anche se un cambiamento così brusco contraddice la disposizione d'animo della Svizzera che tende a garantire a tutte le regioni un'offerta equa e di qualità. Non si può aggirare la Costituzione. Con un sì all'iniziativa scompariranno tante trasmissioni dalla e sulla Svizzera. L'iniziativa mette in difficoltà, oltre alla SSR, anche molte radio locali e televisioni regionali. Per compensare la perdita dei proventi del canone, entro un anno Radio BeO dovrebbe trovare circa 500 nuovi clienti pubblicitari – il tutto in una regione strutturalmente debole. Per poter fornire una cronaca variata in tutte le parti del Paese occorre respingere l'iniziativa.

12:23

Felix Fischer, Zurigo: Gentile Signora Leuthard, nel caso di un rigetto dell'iniziativa saranno tuttavia esaminate varianti e misure per una continua riduzione del canone?

Sì. Nel 2019 il canone scenderà da 451 a 365 franchi l'anno. In autunno il Consiglio federale ha preso questa decisione dichiarando allo stesso tempo che mira a un'ulteriore riduzione!

12:21

Flavio Matasci, Bergdietikon: Gentile Consigliera federale, perché si è lasciato che si arrivasse a una situazione di "o tutto o niente" e all'iniziativa non è stato proposto un controprogetto in grado di ottenere la maggioranza? Una volta in Svizzera si cercavano e trovavano compromessi in grado di soddisfare la maggioranza. Oggi invece il tutto sembra ridursi a una lotta tra un'élite politica distaccata e una base arrabbiata. Senza canone radiotelevisivo non funziona, e una SSR di proporzioni ragionevoli sarebbe stata auspicabile in questo Paese. Così, a tutti coloro che auspicherebbero un cambiamento non rimane altra scelta che l'accettazione dell'iniziativa. Peccato!

L'iniziativa è troppo radicale. Chiede non solo di vietare il canone ma anche i sussidi, e auspica inoltre la messa all'asta delle concessioni. Ciò porterebbe a un sistema di finanziamento della radiotelevisione puramente commerciale. Verrebbe prodotto solo quanto assicura guadagni. Inoltre, l'iniziativa vuole abolire il servizio pubblico. Per un Paese come la Svizzera, in cui i cittadini si recano alle urne quattro volte all'anno, ciò sarebbe estremamente dannoso. Come potremmo continuare a informarci alla radio e alla televisione? Sarebbe un errore credere che i privati sopperirebbero alla mancanza di tale servizio. Produrre trasmissioni informative non è redditizio. Il passaggio a un sistema di finanziamento puramente commerciale aumenterebbe inoltre il grado di dipendenza da finanziatori privati e gruppi imprenditoriali esteri. Per questo Le raccomando di respingere l'iniziativa.

12:17

Jean Jacques Baumann, Mèze (Francia): Come svizzero all'estero avente diritto di voto temo che in caso di accettazione dell'iniziativa le mie emittenti radiofoniche svizzere preferite non esisterebbero più nella loro forma attuale. È così? Se sì, perderei notevolmente contatto con la Svizzera.

Sì, in caso di accettazione dell'iniziativa si assisterebbe a uno smantellamento, poiché un palinsesto come quello odierno non è finanziabile attraverso la sola pubblicità. Sarebbe a rischio pure la piattaforma online Swissinfo, co-finanziata tramite fondi provenienti dalle risorse generali della Confederazione. Infatti, l'iniziativa chiede che il canone sia abolito e che la Confederazione non sovvenzioni emittenti radiotelevisive neppure con altri fondi. Per gli Svizzeri all'estero un'accettazione dell'iniziativa comporterebbe il rischio di un sensibile peggioramento dell'offerta.

12:16

Rolf Fässler, Risch: Perché in ogni regione linguistica devono esistere più emittenti? Un'emittente (radiofonica e televisiva) per ciascuna regione non sarebbe sufficiente per il servizio pubblico?

Esistono più emittenti ad esempio affinché una partita di tennis tra Roger Federer e Rafael Nadal possa essere trasmessa per intero (SRF2), senza che programmi regolari come "Schweiz Aktuell" e "Tagesschau" debbano essere annullati (SRF1). Per quanto riguarda le radio l'esistenza di più emittenti serve invece a soddisfare i vari tipi di pubblico: alle persone più anziane piace musica diversa rispetto agli adolescenti. La SSR deve però riflettere sulla situazione: infatti in Ticino un'emittente televisiva sarà sostituita da un'offerta Internet.

12:15

Marius Tugui, Renens: Perché devo pagare il 100% del canone se ne utilizzo solo il 10%?

Il sistema del canone garantisce che la SSR e le 34 radio locali e televisioni regionali finanziate tramite i proventi del canone possano produrre un'offerta ampia e di qualità elevata. In un Paese di piccole dimensioni con quattro lingue nazionali come la Svizzera, i soli introiti della pubblicità e delle sponsorizzazioni non basterebbero per garantire questa offerta. La RTS riceve 120 milioni di franchi l'anno dai proventi del canone riscossi nella Svizzera tedesca per poter produrre un programma equivalente. Grazie alla SSR e ai programmi delle emittenti radiotelevisive locali Lei può contare su un'ampia offerta. Ciò comprende anche "La Telé", "Radio Chablais" o "Léman Bleu". L'iniziativa mette a repentaglio tutto questo e i modelli di finanziamento alternativi renderebbero l'offerta molto più cara!

12:13

Samuel Kärcher, Zurigo: Probabilmente depositerò un "sì" alle urne. Non capisco perché la SSR produca trasmissioni e pubblicazioni che contribuiscono in prima linea all'intrattenimento, come "Der Bestatter", "Glanz & Gloria" o moderazioni di eventi sportivi vari. La SSR dovrebbe produrre solo ed esclusivamente un'informazione indipendente e di qualità elevata. Tutto il resto potrebbero produrlo i privati, a condizione che per loro ne valga la pena.

La stragrande maggioranza dei proventi serve a finanziare l'informazione e i contributi alla cultura, alla formazione e allo sport – non le trasmissioni d'intrattenimento. In caso di accettazione dell'iniziativa i primi ad essere messi a rischio sarebbero settori costosi come l'informazione. Le trasmissioni d'intrattenimento fanno parte del palinsesto perché grazie alla sua ampia offerta la SSR rimane interessante per la pubblicità. Se l'offerta venisse frammentata, il pubblico verrebbe meno e i singoli settori avrebbero ancora più difficoltà a finanziarsi. I privati non si occuperebbero di numerosi ambiti perché non sono redditizi. In caso di accettazione dell'iniziativa anche Zurigo subirebbe un forte impoverimento dell'offerta!  

12:11

Paul Zehnder, Briga: Pago Netflix e non consumo nemmeno un secondo di trasmissioni SSR. Perché devo pagare per un mezzo di comunicazione che non uso?

La radiotelevisione pubblica beneficia in quasi tutti i Paesi d'Europa di un sostegno finanziario da parte della comunità poiché adempie ad obblighi a beneficio di tutti: la radio e la TV contribuiscono alla formazione delle opinioni, devono tener conto delle peculiarità della Svizzera e dare spazio a varie voci. In un Paese a democrazia diretta come la Svizzera l'informazione indipendente è essenziale per la formazione delle opinioni. La SSR e 34 radio locali e televisioni regionali beneficiano dei proventi del canone – in Vallese ad esempio è il caso di Radio Rottu e Kanal 9. Se l'iniziativa venisse accettata, l'esistenza di queste emittenti sarebbe a rischio. Chi offrirebbe le cronache vallesane alla radio e alla televisione? Chi finanzierebbe una rete radiofonica in Vallese informando ad esempio su colate di detriti o strade bloccate? Tali attività non sono finanziabili con le sole entrate della pubblicità e delle sponsorizzazioni. E laddove i modelli a pagamento avanzano, i prezzi salgono.

12:09

Michel Konrad, Stetten: Anche i Consiglieri federali sono obbligati a pagare il canone?

Sì, lo paghiamo anche noi come è normale che sia e per me ne vale la pena! Posso così avere la certezza di disporre di un'ampia offerta di trasmissioni radiotelevisive dalla e sulla Svizzera. Il canone offre un ottimo servizio ad un prezzo proporzionalmente conveniente. Se dovessimo pagare singolarmente per ogni trasmissione spenderemmo molto di più!

11:58

Cari lettori, benvenuti nella live chat con la consigliera federale Doris Leuthard. Nel corso della prossima ora la ministra della comunicazione risponderà alle vostre domande sull'iniziativa No Billag.