Malati ma non abbastanza, ai medici e ai datori l'idea di lavorare malgrado gli acciacchi stagionali non dispiace, i sindacati corrono ai ripari
ZURIGO - L'influenza in Svizzera sta dilagando, con 331 casi ogni 100'000 abitanti. Ma restare a casa, stando a un recente articolo apparso sulla rivista Astrea Apotheke, potrebbe non essere l'unica soluzione: «A volte lavorare dal domicilio con un carico ridotto può funzionare, se il datore lo consente», scrive il medico Claude Sidler. Sempre meglio che recarsi in ufficio, se non si può proprio farne a meno, a contagiare i colleghi.
«Alcuni datori di lavoro sono troppo poco flessibili», continua Sidler, «non chiedono mai: “Che percentuale riesci a lavorare?”, per loro è o malato, o sano. E così i certificati malattia per pochi giorni di assenza si sprecano...».
Meno assenteismo nell'impiegatizio? - L'idea non dispiace ai datori di lavoro: «Ovvio, stiamo parlando di mansioni che si possono svolgere utilizzando un computer e poco altro», conferma Jean-François Rime dell'Unione svizzera delle arti e mestieri (Usam) che rincalza, evidenziando come nel settore amministrativo solitamente il tasso di assenteismo tenda a essere particolarmente alto: «Gli impiegati, per esempio, potrebbero comunque contribuire da casa anche se non sono proprio in forma».
Sollievo per le piccole-medie imprese - Una possibilità questa, ribadisce il Nazionale Udc, che potrebbe dare sollievo soprattutto alle piccole-medie imprese: «Lì spesso qualcuno che possa sostituire il malato semplicemente non c'è», in questo modo i capi potrebbero apprezzare la buona volontà di chi si dirà disponibile a lavorare in remoto.
I sindacati: «Idea molto pericolosa» - «Se sei malato, sei malato», tuonano i sindacati che si dicono «assolutamente contrari», come conferma Hansjörg Schmid di Angestellte Schweiz. «Queste idee sono molto pericolose, senza contare che lavorando da casa non solo si lavora male ma si rischia di prolungare ulteriormente il periodo di guarigione. Già viviamo in un epoca in cui non si stacca mai...». Possibile eccezione: «Quando magari si ha solo un fastidioso raffreddore, e non la febbre, e non si vuole attaccarlo ai colleghi».
Lo psicologo: «Contribuire può dare sollievo al dipendente» - Pile di email che si accumulano, scadenze e quant'altro. Per alcuni il poter lavorare da casa, anche durante la malattia potrebbe anche essere «un sollievo», spiega lo psicologo del lavoro Silvan Winkler: «Molte persone si sentono in colpa di non poter contribuire, questa potrebbe essere una soluzione che per loro può funzionare». Per evitare che si finisca nell'abuso, sempre secondo Winkler, è però importante la «fiducia» fra datore e dipendente: «Non devono essere esercitate pressioni di nessun tipo».